Salute
La cannabis è a carico della Regione
In vigore il decreto 308/2010 sulla terapia del dolore
Da ieri in Puglia la cannabis per uso terapeutico la paga la Regione. È infatti entrata in vigore la delibera regionale n. 308 del 9 febbraio 2010 (leggi l’intera delibera), che recepisce il Decreto Ministeriale del 18 aprile 2007, quello che inserisce alcuni derivati naturali o di sintesi dei cannabinoidi nelle tabelle previste per la terapia del dolore per pazienti affetti da patologia cronica o da malattia terminale.
Nonostante il Decreto e i due anni trascorsi, la Puglia è solo la seconda regione in Italia a dare azione al decreto, dopo la Toscana. Fino a ieri – e ancora nel resto d’Italia – chi ha bisogno di cannabinoidi per le terapie palliative doveva pagarsele di tasca propria, con una spesa mensile di circa 600-700 euro e comunque solo dopo un interminabile iter e attese di 5-6 mesi.
Dettagliatissime le condizioni. Innanzitutto i cannabinoidi possono essere prescritti dal medico specialista in neurologia, oncologia o preposto al trattamento della terapia del dolore cronico e acuto, alle dipendenze di strutture sanitarie pubbliche nei casi in cui altri farmaci disponibili si siano dimostrati inefficaci o inadeguati al bisogno terapeutico. In seconda istanza, la fase di inizio del trattamento deve necessariamente essere effettuata in ambito ospedaliero o in strutture ad esso assimilabile, stante gli effetti terapeutici attesi connessi alla risposta individuale.
L’ordine è fatto dalla farmacia ospedaliera, ricevuta la prescrizione dal medico specialista, che provvede a trasmettere al Ministero della Salute, Ufficio centrale Stupefacenti l’ordine. L’ordine di acquisto coprirà la durata della terapia prevista, per un fabbisogno non superiore a sei mesi di terapia.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.