Frutta e verdura a chilometro zero e col 30% di risparmio. Il modello Coldiretti ha conquistato due milioni di consumatori Formaggi dell’Agropontino. Uve dei Castelli. Il formaggio Caciofiore, preparato secondo la ricetta del Columella, agronomo della storia di Roma. Potrà sembrare strano, ma siamo nel cuore della capitale, che è anche il comune agricolo più grande d’Europa, proprio a ridosso del Circo Massimo, di fronte a quello che fu il loft di Walter Veltroni. Qui la Coldiretti ha creato il primo farmers market coperto della città. In una struttura esagonale che un tempo ospitava l’antico mercato ebraico del pesce. L’inaugurazione sabato 24 ottobre: una sessantina di banchetti, un infopoint, l’angolo delle discussioni, una fattoria didattica, moltissima gente, il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini, e Gianni Alemanno, sindaco di Roma.
Un luogo simbolo
Il mercato del Circo Massimo, la cui apertura segue di poco quella del Fresh Farm market di Washington (inaugurato da Michelle Obama), ospita un appuntamento settimanale con la qualità e la convenienza (c’è anche un distributore automatico di latte crudo biologico ed è attivo un sistema di consegna a domicilio in bicicletta per le zone del centro storico chiuse al traffico). Prodotti freschi e semilavorati, a chilometro zero perché venduti direttamente dai produttori locali, secondo la filosofia di Campagna amica, l’operazione con cui Coldiretti intende promuovere un nuovo rapporto tra produttori e consumatori. Sbaglierebbe perciò chi pensasse che si tratta “soltanto” di un’operazione commerciale. Aprire un mercato coperto a Roma è anche (se non soprattutto) un modo di “piantare” una bandierina simbolicamente rilevante nel centro della capitale. Non la prima per la verità (a qualche chilometro, nel quartiere Testaccio, esiste un altro farmers market, scoperto) né l’ultima (la prossima tappa è l’apertura del mercato di Corviale, estrema periferia metropolitana: è prevista entro il mese di dicembre).
La scelta di rilanciare
Una bandiera che significa anche la decisione di rilanciare: in un momento di crisi, in cui ? come rileva una recente ricerca di Coldiretti ? il passaggio degli alimenti dal campo alla tavola accresce il potere degli intermediari (a danno delle imprese agricole), la più grande associazione europea si impegna nel realizzare una filiera agricola tutta italiana, per combattere le distorsioni e la speculazione con il coinvolgimento delle imprese, dei mercati degli agricoltori, delle cooperative e dei consorzi agrari che hanno recentemente varato l’holding Consorzi Agrari d’Italia. «Campagna amica è», come ha detto il direttore della fondazione Tony De Amicis, «un progetto per il Paese, condotto dalle imprese che voglio riappropriarsi del proprio prodotto offrendolo al 30% in meno, rispetto alla grande distribuzione».
Non aiuti, ma sostegno
Per realizzare questa iniziativa del resto Coldiretti non ha sollecitato aiuti di tipo economico: «non chiediamo risorse aggiuntive», ha scandito Sergio Marini, «portiamo avanti il nostro progetto per accorciare la filiera sperando nel sostegno degli enti locali, forti di una progettualità che senza dubbio è utile al paese». Come si possa concretizzare tale sostegno, è presto detto.
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