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La Camera sull’emergenza nel Kivu: rafforzare la Monuc

E' la richiesta al governo italiano di 4 mozioni che saranno discusse oggi

di Benedetta Verrini

Prolungare e rafforzare l’intervento della Monuc in Congo, sebbene il presidente Kabila ne abbia richiesto il ritiro entro il 30 giugno prossimo.

E’ quanto chiedono, con sfumature diverse, le quattro mozioni parlamentari in discussione oggi alla Camera dei deputati. Si tratta rispettivamente delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056, Fava ed altri n. 1-00059 e Touadi ed altri n. 1-00328 concernenti “iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l’emergenza umanitaria in atto”.

Molto dettagliato il quadro della situazione nel Kivu realizzato dai parlamentari, che in un caso fanno anche riferimento all’appello che il primo gennaio i missionari della rete pace per il Congo hanno fatto pervenire al Presidente degli Stati Uniti.

Nella lettera viene chiesto, tra l’altro, uno sforzo affinché cessi il sostegno americano ai regimi ugandese e ruandese, condizionando l’aiuto a una vera apertura democratica e al rispetto dei diritti economici, politici e territoriali dei Paesi della regione, prevedendo anche eventuali sanzioni, e che la politica riprenda il suo ruolo nei confronti dell’economia e alle multinazionali venga chiesto conto della correttezza del loro agire in Paesi terzi: in particolare, che venga utilizzato lo strumento della tracciabilità delle materie prime esportate e vengano previste sanzioni adeguate.

Non a caso, infatti, la causa principale del conflitto nell’est della Repubblica democratica del Congo è certamente lo sfruttamento illegale delle sue risorse minerarie (coltan, cassiterite, oro e altro) da parte delle multinazionali (europee, americane, canadesi e orientali), che controllano i siti minerari, attraverso gruppi armati (Forze democratiche di liberazione del Rwanda (FDLR), il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), i combattenti Mai Mai e lo stesso esercito nazionale (FaRdC)) e mafiosi che si autofinanziano mediante il commercio illegale dei minerali in cambio di armi e dollari.

Le mozioni impegnano dunque il governo italiano ad attivarsi “in prima linea, di concerto con i partner europei, per sostenere l’importanza della presenza della missione Monuc”, la quale fino ad ora si è dimostrata alquanto inefficace per il fatto che gli oltre 16mila effettivi, sarebbero distribuiti male sul terreno e composti in larga misura da unità provenienti da Paesi che si concepiscono come rivali, come India, Pakistan e Bangladesh.

Si richiede dunque di rafforzarne la capacità d’intervento e di rilanciare, presso le sedi istituzionali dell’Unione europea, la proposta di intervenire con missioni umanitarie e di soccorso anche con unità militari, per la gestione della crisi e il ristabilimento della pace.

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