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La buona stampa di Super Mario

L’italiano taglia i tassi. Le borse volano

di Lorenzo Alvaro

Il neo presidente della BCE taglia i tassi d’interesse mentre partono i lavori di un G20 abbastanza anonimo. Quali i motivi della scelta e le conseguenze sull’eurozona (e sul vertice di Cannes)? Vediamo cosa dicono i principali quotidiani
 
In rassegna stampa anche:
CRISI
POVERI
 
 
“Esordio a sorpresa di Draghi per spingere la crescita. La Bce taglia i tassi di un quarto di punto, rimbalzo delle Borse”. La decisione del nuovo numero uno della Bce al suo primo giorno di lavoro al vertice della finanza dell’Unione si conquista l’apertura del CORRIERE DELLA SERA; la scelta di abbassare i tassi e dare fiato all'”economia reale” dà il tono alla giornata, e oscura l’avvio del G20 di Cannes, relegato tra le notizie a margine. «Per Draghi si è trattato », scrive il Corriere, «di una mossa preventiva, per arginare subito il pericolo di una trasmissione diretta delle turbolenze finanziarie all’economia reale, strozzando il credito. Una decisione auspicata da quasi tutti gli economisti del globo». Un esordio in grande stile, dunque, per l’ex Governatore di Bankitalia, che è stato elogiato anche dal presidente Obama, che «chiede un contributo più attivo della Banca europea per evitare il contagio». Contribuisce a stemperare un po’ la tensione nell’eurozona anche la controdichiarazione del leader greco Papandreou, che ritira l’idea di un referendum perché «non ce n’è bisogno», ha detto, «dal momento che l’opposizione conservatrice, fino a ieri contraria al piano, sembra avere accettato di votarlo». Positiva – ma misurata – la reazione di Sarkozy e Merkel al piano italiano presentato da Berlusconi: «Bene il piano, ma avanti», la sintesi del giudizio, e pare che per l’Italia potrebbe aprirsi una linea di credito dal Fmi per 44 miliardi di euro, a sostegno del piano di sviluppo. «Onoreremo gli impegni che abbiamo preso», dice Berlusconi, «La ricchezza delle famiglie italiane è un multiplo del debito». A p. 11 lunga intervista a Pierferdinando Casini, che dice di star lavorando «a un contenitore per laici e cattolici», e dichiara: «Governo di larghe intese: il Pdl dica sì o si dissolverà».
 
LA REPUBBLICA apre con un “Ultimatum dei Grandi all’Italia” ma nel sommario riferisce la decisione di Draghi che ha tagliato i tassi. I servizi all’interno: Giuliano Balestrieri scrive che la scelta, piaciuta moltissimo ai mercati, era inattesa e che probabilmente parte dalla convinzione che la situazione finanziaria mondiale sia già migliorata. Con il taglio, «la Bce», dice un operatore, «ha lanciato un segnale forte: 25 punti non sono i 50 attesi per dicembre, quando i tassi scenderanno di altri 25 punti, ma così Draghi prende le distanze da Trichet», cioè in questa fase dà meno attenzione all’inflazione e si concentra sulla ripresa. A fianco un ritratto di Mario Draghi: «una mossa inattesa ma necessaria», ha detto durante la conferenza stampa, in cui ha parlato in inglese e in cui ha dimostrato di muoversi benissimo nella Bce a soli due giorni dall’insediamento. Quanto alle ragioni della decisione, il ciclo sta peggiorando, previsto un ribassamento delle prospettive di crescita. Da qui la scelta. «Unanime», ha assicurato promettendo che in ogni caso non ci saranno sconti per nessuno: «i governi devono onorare l’impegno a consolidare i bilanci». Sullo sfondo il G20, nel quale il cavaliere è apparso appannato e soprattutto snobbato da tutti i leader. Come appunto appartenesse al passato. Nel merito Giampiero Martinotti riferisce il pressing di Obama su Eurolandia. I 20 sono pessimisti; la crescita si è indebolita, la fiducia è svanita, l’inquietudine sulla finanza è generalizzata. Occorre muoversi per la crescita, ma le ricette sono diverse. Sarkozy e la Merkel vogliono la tassa sulle transazioni finanziarie ma sono isolati. I paesi emergenti «si impegnano ad adottare politiche macro-economiche per promuovere il rafforzamento delle loro economia e quelli in surplus si muoveranno verso una crescita più guidata della domanda domestica per sostenere la ripresa globale e la stabilità finanziaria». Infine una pagina sugli effetti della decisione della Bce: i mutui a tasso variabile potrebbero scendere, ma non il credito al consumo. L’accesso al prestito resterà difficile per le imprese: le banche devono rafforzare il patrimonio dunque… E molto calzante, sotto questo profilo, ìil commento di Timothy Garton Ash: “Lettera ai banchieri: restituite i soldi”. Un invito alla filantropia rivolto a chi negli ultimi anni ha stra-guadagnato con la finanza e messo nei guai il resto del mondo.
 
IL SOLE 24 ORE ovviamente apre il giornale sulla mossa di super-Mario: “Draghi taglia i tassi, volano le borse”, è il titolo in prima, con ben due editoriali sul tema. “Un banchiere per la crescita”, di Alessandro Merli: «Non è stato un gesto da poco abbassare i tassi d’interesse alla prima riunione del consiglio. Per uno che doveva essere “più tedesco dei tedeschi”, il debutto di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea è stato «molto coraggioso», come lo ha definito un economista che lo conosce bene. All’ammissione che l’economia stava progressivamente rallentando, la Bce sotto l’ultimo Trichet non aveva fatto seguire i fatti. Ora l’economia è in recessione, anche se «moderata», secondo lo stesso Draghi, e, seppure le cifre dell’inflazione siano le stesse, la Bce non ha esitato ad agire. All’unanimità. Il che può significare due cose: che l’abilità diplomatica del nuovo presidente ha ricompattato il consiglio, almeno sull’esame della situazione macreconomica, oppure che anche i “falchi” ammettono che il quadro è nettamente peggiorato». “Un americano a Francoforte” di Mario Margiocco: «Fra i banchieri centrali la regola da 30 anni è quella di essere all’altezza, ciascuno, del proprio “Volcker moment”. Che significa non avere paura di usare le leve della politica monetaria con decisione e con colpi di timone a babordo e a tribordo se necessario, in successione a volte rapida, come fece il presidente della Federal Reserve Paul Volcker 30 e più anni fa per spezzare con successo le reni alla peggiore inflazione americana. Oggi il pericolo è triplice in Europa e non è al momento l’inflazione: si chiama crisi del debito sovrano più crisi bancaria (in parte notevole sono la stessa cosa) più recessione. L’inflazione dove c’è è dovuta alla pressione fiscale da austerità, e la Bce non la vede all’orizzonte. Per questo Mario Draghi, con l’appoggio unanime di tutto il board della Banca centrale europea, ha fatto ieri una mossa all’altezza del momento, sorprendendo chi lo aveva previsto più cauto, e ha ridotto il tasso di riferimento».
 
Anche LA STAMPA apre con il taglio dei tassi del «cavallo Draghi», per dirla con Gramellini, sottolineando fin dal titolo la reazione positiva delle Borse, dove vanno bene le banche ma i veri protagonisti sono i titoli industriali. «Bel colpo», dice Stefano Lepri nel suo editoriale, che elogia il «pragmatico Draghi» per la sua decisione «rapida e coraggiosa», una «zampata». Su Draghi «l’altro italiano» anche il  “buongiorno” di Massimo Gramellini: «“Ma è davvero italiano?”, mi chiedeva malizioso un collega. Sì, anche Mario Draghi è italiano. L’altro. Quello che sa di cosa parla e parla solo di quello che sa. […] L’altro italiano non è un santo, ma è una persona affidabile e la sua serietà non gli impedisce di essere creativo e di svolgere nella scacchiera del mondo la parte del cavallo: mentre le altre pedine si muovono sui sentieri dell’ovvio, lui imprevedibilmente scarta. […] Tanti vorrebbero che l’altro italiano lasci le imprese e le università per la politica, ma Draghi ci dimostra che non è indispensabile. Si può migliorare la reputazione dell’Italia facendo cose diverse dalla politica. Ci viene anche meglio». Oltre la finanza, le famiglie: cosa significa per loro il taglio dei tassi? «La Bce alleggerisce i mutui», titola con efficace sintesi LA STAMPA, spiegando che su un mutuo ventennale di 100mila euro, le famiglie con i nuovi tassi risparmieranno 150 euro l’anno. Anche se Fabrizio Onida, economista della Bocconi, in un’intervista spiega che da un lato il segnale della Bce ha un valore altissimo, ben al di là dell’entità reale del taglio, ma che per quanto riguarda l’economia reale è meglio non farsi troppe illusioni.
 
«Assist di Draghi al G20»: questo il titolo di apertura di AVVENIRE, che sottolinea come il taglio dei tassi deciso dalla Bce abbia fatto volare le Borse. «Euro-Draghi» però non si limita a questo, ma «striglia i governi» avvertendo che il programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della Banca centrale è «temporaneo e limitato», e la responsabilità del mantenere la stabilità finanziaria «è appannaggio delle politiche economiche nazionali».  All’Italia poi ha mandato un preciso messaggio sulle riforme (necessarie) e sulla necessità di mantenere in ordine le finanze pubbliche, perché «Nessuno ci costringe ad acquistare bond italiani». Interessante infografico all’interno sulle conseguenze che il taglio dei tassi ha avuto: le rate dei mutui si sgonfiano, ci sono meno interessi attivi sui conti correnti, le imprese ottengono prestiti a tassi più convenienti e teoricamente i governi sono aiutati a ridurre il debito (prova ne sia la discesa di ieri dello spread italiano sui bund tedeschi).
 
Per il MANIFESTO che apre con il titolo dedicato alla Grecia “O colonnelli greci”, il sunto del G20 è tutto nel sommario: “Dopo l’ultimatum ad Atene e il congelamento degli aiuti, il vertice franco-tedesco del G20 disinnesca la bomba democratica del referendum. Papandreou ci «ripensa» e apre ad un governo di transizione. La Bce di Draghi taglia di un quarto di punto i tassi d’interesse. Con l’ok di Obama, al via un gruppo di contatto per tassare le transazioni finanziarie. Indignati in piazza contro i paradisi fiscali”. A pagina 2, che con la 3 è dedicata al vertice di Cannes, un box di taglio centrale racconta la mossa di Mario Draghi “Al primo giorno da presidente Draghi tagli i tassi di interesse” sottolineando che «Non è stato un esordio in punta di piedi (…) In ogni caso, è un’inversione di rotta nella politica monetaria che prende atto di numerosi segnali preoccupanti, non solo della “tragedia greca” che si andava consumando nelle stesse ore». Alla cancellazione del referendum greco è invece dedicato l’editoriale di Rossana Rossanda “Perché non sciogliere il popolo?”. Scrive Rossanda: «Credevo che ci fosse un limite a tutto. Quando Papandreou ha proposto di sottoporre a referendum del popolo greco il “piano” di austerità che l’Europa gli impone (tagli a stipendi e salari e servizi pubblici nonché privatizzazione a tutto spiano) si poteva prevedere qualche impazienza da parte di Sarkozy e Merkel, che avevano trattato in camera caritatis il dimezzamento del debito greco con le banche (…)» e conclude «(…) In breve, la pressione è stata tale che Papandreou ha ritirato il referendum. La democrazia – in nome della quale bombardiamo dovunque ce lo chiedano – non conta là dove si tratta di soldi. Sui soldi si decide da soli, fra i più forti, e in separata sede. Davanti ai soldi la democrazia è un optional. Nessun paese d’Europa ha gridato allo scandalo. Né la stampa, gioiello della democrazia. Non ho visto nessuna indignazione. Prendiamo atto». Per il fronte italiano accanto alla vignetta di Vauro che ritrae un Berlusoni attaccato a una gigantesca bombola del gas e titola “Cannes del gas” il richiamo titola “Berlusconi, crisi di fiducia”. Scrive Bartocci in un articolo che inizia in prima e si conclude a pagina 4 sotto il titolo “Il Cavaliere perde i pezzi” «Silvio Berlusconi si aggira tra i grandi della Terra come un intruso. Obama non lo vuole vedere e con Sarkozy ormai è andata com’è andata. La Germania, costretta ad averci a che fare, ha chiarito per tempo a Napolitano che l’unico interlocutore internazionale per il nostro paese è il capo dello stato. Il cavaliere è a terra ma non è disarcionato. Anzi. (…) Eppure è proprio dentro il suo partito che si annidano i pericoli maggiori» e prosegue «(…) La galassia pidiellina è vicina al big bang: in allarme il Pri di Nucara, gli ex finiani Urso, Ronchi e Buonfiglio, i siciliani di Miccichè, gli ex Udc passati al Pid. “Berlusconi deve trattare una resa onorevole, sennò finisce schiantato” avverte il pidiellino Giuliano Cazzola. Perfino Maurizio Paniz (quello di “Ruby è la nipote di Mubarak”) gli suggerisce di fare il “padre nobile” e salvare la ditta (…)» e sulle manovre parlamentari osserva: «(…) Il bug che potrebbe mandare in tilt il centrodestra è l’arma più antica di tutti, la mancanza del numero legale nell’aula della camera. Uno strumento soft ma inaggirabile che potrebbe raccogliere tutti, dall’Idv al più scontento dei berlusconiani (…)»
 
IL GIORNALE definisce quello di Draghi un “blitz” nel pezzo di Rodolfo Parietti (“Bce, l’era Draghi inizia con il blitz: giù i tassi”) a pag 13. Prima nessuna menzione per i fatti economici. In taglio basso un’intervista a Gianluca Garbi ad di BancaSistema che titola “L’Italia non è la Grecia, nessun default”.    
 
ITALIA OGGI propone a pag 2 l’analisi “Mario Draghi è partito con la gamba giusta” che fa notare la differenza tra Draghi e Trichet «la Bce di Trchet veniva guidata prevalentemente con il freno. Quella di Draghi userà anche l’accelleratore», ma soprattutto mette in evidenza le sue prime dichiarazioni post taglio tassi: «la Bce non ha nessun bisogno di acquistare i titoli di Stato di paesi in difficoltà» e «l’acquisto da parte della Bce  dei bond a rischio è temporaneo». Secondo il quotidiano «Draghi ha fatto capire che non ha alcuna intenzione di trasformare la Bce in un cronicario ma, al massimo, un una clinica di riabilitazione». La tesi secondo la quale la Bce non offre nessuna garanzia all’infinito è anche ripresa dal pezzo a pag 3 “Ormai ci governa Super Mario“.
 
E inoltre sui giornali di oggi:
 
CRISI
LA REPUBBLICA –
Il quotidiano torna sull’emendamento sviluppo, sulla scelta di contributi più cari per i cococo, famigerati iper-protetti del mondo del lavoro, sulla mobilità per gli statali e sul provvedimento che prevede il carcere oer chi attacca i cantieri della Torino-Lione. Accanto alla vendita dei beni come le caserme, la lotta contro le polizze Rcs contraffatte e forse il ritorno dell’Ice, l’Istituto per il commercio estero abolito appena qualche mese fa.
 
POVERI
AVVENIRE –
Ampio servizio sul rapporto presentato ieri da Istat, Caritas Italiana, ministero delle Politiche sociali e Fio.Psd (Federazione italiana organismi per le persone senza fissa dimora) sull’universo degli homeless. Il taglio del quotidiano è cercare di capire chi li aiuta, ovvero le 727 organizzazioni attive in 158 comuni d’Italia. Sono soprattutto organizzazioni private (l’80%), anche se la metà riesce ad accedere ai contributi pubblici. Lo Stato, infatti, solo nel 14% dei casi organizza direttamente le strutture di accoglienza, raggiungendo appena il 18% dei bisognosi. Notevole il gap tra Nord e Sud: Lombardia e Lazio da soli soddisfano il 40% dell’utenza, soprattutto nelle grandi città; seguono Sicilia e Campania, che raggiungono ciascuna appena il 10% del totale.


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