Economia

La buona impresa genera frutti

Dovessero scegliere una frase evangelica, i 4.200 soci dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti sceglierebbero questa...

di Sara De Carli

Dovessero scegliere una frase evangelica, i 4.200 soci dell?Unione cristiana imprenditori dirigenti sceglierebbero questa: «Vi ho scelto perché portiate frutto». Niente buonismo né moralismo nelle 300 pagine del Rapporto Ucid 2007, presentato a Milano il 16 giugno: tutto si gioca sulla «riscoperta dell?etica del fare». Fare frutti. Per il presidente, Angelo Ferro «il fare è il principale contributo che gli imprenditori cristiani possono dare alla società. Fare nuova offerta, fare innovazione, fare bene prima ancora di fare giusto».

La prima impronta di questo stile è «non essere un?associazione rivendicativa o di domanda. Noi non chiediamo nulla, vogliamo solo condividere il nostro pensiero, diffonderlo, contaminare: moltiplicando l?offerta, faccio aumentare la domanda. Il bene comune secondo noi si costruisce così». Nel Rapporto, che pure mette nel titolo l?obiettivo di costruire il bene comune, una definizione del bene comune non c?è: «Non c?è apposta, non ci interessano tanto le definizioni, ma i fatti concreti. Come le iniziative di formazione al lavoro fatte insieme alle parrocchie e ai sindacati oppure la rete di sostegno per chi denuncia l?usura». L?idea più nuova presentata nel Rapporto ha a che fare con le persone non autosufficienti: messi nel mercato, lo fanno fallire. Nel senso che la concorrenza e la dialettica del mercato muoiono di fronte a un soggetto asimmetrico, che è sempre meno capace di esigere e confrontare prodotti e servizi. È questa la ragione per cui gli anziani sono sempre più visti come business. Ma questo è inaccettabile. E gli imprenditori dell?Ucid stanno già pensando come rivoluzionare le case di riposo di tutta Italia.


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