Sostenibilità

La bottega del valore aggiunto

Dalla scelta dei soci fino alla localizzazione del punto vendita, quello che bisogna sapere e fare sugli acquisti, la diversificazione dei prodotti, i costi di esercizio ect..

di Silvia Nidasio

I temi della multietnicità e della cooperazione internazionale sono sempre più presenti nella nostra realtà quotidiana e con essi si discute su come risolvere i problemi che le relazioni tra culture ed economie diverse comportano. Una delle soluzioni possibili per alleviare e, in prospettiva, eliminare le ineguaglianze esistenti tra Nord e Sud del mondo è quella dell?ampliamento della rete del commercio equo e solidale. Questo tipo di commercio può essere facilmente intrapreso da gruppi di persone di varie età che abbiano del tempo libero da dedicare all?attività di vendita e a tutto ciò che essa comporta. È bene che chi decide di intraprendere questa iniziativa sia interessato ai temi dello sviluppo sostenibile, della globalizzazione e della finanza etica, tanto per citarne alcuni, perché ogni punto vendita del commercio equo è anche un luogo di diffusione culturale. In questo caso, infatti, vendere significa comunicare una causa e acquistare significa condividerla perché il prodotto trasmette un messaggio che è anche politico e sociale.

Associazione o cooperativa?
Per prima cosa occorre costituirsi in associazione o cooperativa, recandosi da un notaio presso cui verrà stilato e firmato lo Statuto, comprensivo dei nomi dei fondatori, dell?indirizzo della sede, degli scopi e degli organi dell?Ente. La differenza fondamentale tra questi due tipi di organizzazione consiste nel fatto che le associazioni sono obbligate a svolgere le proprie attività, commerciali e culturali, solo nei confronti dei soci. Occorre, quindi, prevedere la possibilità di far diventare immediatamente soci, ritirando una tessera dietro pagamento di una cifra simbolica (anche di sole 1.000 lire), tutti coloro che effettuano qualunque acquisto, seppure occasionale. Nel caso in cui si fondi una cooperativa, il negozio può vendere a chiunque senza limitazioni.
Bisogna, poi, procedere all?iscrizione dell?Ente costituito al REC, Registro Esercenti il Commercio, tenuto dalla Camera di Commercio, nonché richiedere all?Azienda sanitaria locale di zona il necessario sopralluogo dei locali del negozio, così da riceverne l?agibilità.

La scelta del quartiere dove aprire
È importante la scelta dell?ubicazione e delle dimensioni del punto vendita, il quale deve comprendere anche uno spazio da adibire a magazzino merci per evitare di dover effettuare troppo frequentemente i riacquisti presso i fornitori. Per scegliere il quartiere o la zona dove aprire un negozio che si occupi di commercio equo e solidale, è bene considerare sia l?abituale passaggio di gente, sia la vicinanza ai fornitori. Consideriamo i due aspetti distintamente.
È evidente che, soprattutto all?inizio, occorre creare occasioni per far conoscere il nuovo negozio nella zona e a questo scopo si ricorre normalmente all?invio di lettere informative ad amici e conoscenti, nonché all?eventuale collaborazione di organizzazioni non governative o parrocchie che possono essere interessate a pubblicizzare, attraverso i propri canali istituzionali, questa iniziativa.
Per quanto riguarda il reperimento dei beni da vendere, in prevalenza alimentari (prodotti tipici dei Paesi in via di sviluppo, come: caffè, cioccolato, the, zucchero e spezie) e oggetti d?artigianato (dai maglioni di lana, ai cesti intrecciati, ai soprammobili in legno), ogni negozio può fare riferimento a una o più centrali d?importazione italiane (vedi box). Ciascuna effettua autonomamente i propri acquisti presso i produttori del Sud del mondo e così ognuna offre assortimenti diversi, sia per tipo di beni e quantità disponibili, sia per range di prezzo. Ogni negozio può scegliere da quale acquistare e in che quantità; inoltre, può decidere di rifornirsi da altri punti vendita, spesso cooperative, più grandi già esistenti e geograficamente più vicini, i quali possono essere anche concessionari di zona di una centrale.

Diversificare i canali d?acquisto
È importante che ogni negozio pensi, fin dall?inizio, a diversificare i propri canali d?acquisto perché spesso il singolo fornitore non è in grado di soddisfare le richieste dei dettaglianti né per quanto riguarda le quantità dei prodotti, né per quanto concerne i tempi di evasione degli ordini. In particolare si segnala che non esiste un catalogo dei prodotti del commercio equo e solidale aggiornato, anche se si stanno tentando esperimenti di questo tipo su Internet, e quindi, per sapere quali articoli sono disponibili e quali novità vengono introdotte, occorre recarsi di persona presso i magazzini delle centrali, oppure si può pensare di raccogliere le richieste di più negozi della zona, delegando un inviato comune.
Intraprendere un?attività di vendita comporta una serie di costi e fra questi ricordiamo le spese notarili, l?esborso per acquistare o affittare il negozio, la spesa per fornirsi di un registratore di cassa, degli arredi indispensabili nonché delle merci, e l?esborso per pagare le bollette della luce e gli altri costi di funzionamento. Per far fronte a tutti questi impegni, e al pagamento di eventuali stipendi nel caso in cui, in un secondo momento, si decida di assumere uno o più dipendenti, si può chiedere un finanziamento alla Ctm – Mag (Cooperazione Terzo Mondo-Mutua autogestione) che è un consorzio, nato nel 1989, con il preciso obiettivo di sostenere il commercio equo e solidale in Italia, concedendo prestiti agevolati alle centrali d?importazione e alle organizzazioni che gestiscono la rete di vendita. Per fornire una garanzia in più, così da ottenere più agevolmente il finanziamento, il negozio può assumere, oltre al nome dell?Ente promotore, anche l?insegna di ?Bottega del Mondo?, entrando così nel novero dei punti vendita che si sono dati regole di comportamento e criteri di scelta dei prodotti, comuni e rigorosi, così da suscitare maggior fiducia anche nei consumatori.
Bisogna tener presente che un punto di forza di questo tipo di commercio è la trasparenza dei prezzi, ovvero la chiarezza con cui viene dimostrata la formazione del prezzo attraverso l?esplicitazione delle quote che vengono destinate a ogni passaggio della filiera, dal produttore nel Sud del mondo all?importatore italiano. Questa caratteristica ha due importanti implicazioni: a volte i prezzi di alcuni prodotti, soprattutto alimentari, sono più alti di quelli delle più conosciute marche commerciali, e quindi risulta fondamentale che chi si occupa di vendere sappia illustrare i motivi di questa differenza, e abbia a disposizione anche materiale divulgativo sui produttori e sui loro progetti, così da mostrare l?utilizzo reale del ?sovrapprezzo?.

Qui non si fa il ?3 per 2?Poiché i prezzi sono imposti non si ha la libertà di decidere i margini di ricarico da applicare ai vari beni, così da incentivarne maggiormente le vendite, né si possono programmare promozioni tipo ?3 per 2?. Chiaramente a questa regola possono esserci rare eccezioni.
Per quanto riguarda gli aspetti della gestione segnaliamo che è sicuramente necessario che ci sia qualcuno in grado di tenere aggiornata la contabilità, di amministrare i movimenti di magazzino e, in generale, qualcuno disposto a dedicare tempo a questi aspetti. Di questi temi parleremo comunque nella prossima parte di questa breve guida.

(1. Continua)

Chiama qui

CTM – via Turazza, 23
Cadidavid (Verona)
Tel. 045 54.31.83

Commercio Alternativo
via Darsena, 176/a – Ferrara
Tel. 0532 77.20.09

Roba dell?Altro Mondo
via P. del Parco, 14
Recco (Genova)
Tel. 0185 72.00.12

Equomercato scarl
via Brighi, 21
Cantù (Como)
Tel. 031 70.86.57

CTM-Mag
riviera Mugnai, 8 – Padova
Tel. 049 87.55.116

Per informazioni sul commercio equo
e sui prodotti consulta, fra gli altri, questi siti in Internet:

HYPERLINK http://promix.shiny.it/roba/prod/prod.htm

HYPERLINK http://ines.gn.apc.org/ctm/

HYPERLINK http://www.citinv.it/associazioni/EQUO/commercio.htm

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.