Non profit
La bomba peggiore? È l’ipocrisia
A sorpresa la maggior parte delle ong si dice favorevole a un intervento.Solo il 38% si dichiara pregiudizialmente contraria a un'azione di forza.
Da che esiste questo settimanale abbiamo spesso ospitato interventi di responsabili di organizzazioni umanitarie e non governative che accusavano l?Occidente, l?Europa di viltà e di cecità di fronte alle più clamorose emergenze umanitarie e invitavano ad un intervento, anche militare. Nel giugno 1995 solo questo settimanale ebbe l?ardire di pubblicare l?appello di un laceratissimo Alex Langer al Consiglio di Sicurezza Onu che recitava così: «Se anche dopo questo non agite con la forza come unico mezzo legale rimasto per proteggere un popolo innocente dai crimini serbi di Karadzic, allora voi eravate e restate dalla parte del male, del buio, del fascismo. In nome di Dio e dell?umanità, usate finalmente la forza».
Ebbene chi ha condiviso in questi anni questi tormenti, cosa dice oggi dell?intervento Nato? Lo abbiamo domandato ai responsabili di sessanta organizzazioni non governative italiane, cercando in questo modo di capire quale fosse la posizione di chi è quotidianamente coinvolto in situazioni simili a questa da molti anni e da molti anni è spesso inascoltato; l?abbiamo fatto ponendo loro tre domande:
1) Eravate pregiudizialmente contrari ad un intervento militare in Kosovo?;
2) Che giudizio date dell?intervento militare in corso?;
3) Che soluzione auspicate ora: una tregua unilaterale, una tregua dopo un gesto di Milosevic o un?intensificazione dell?azione militare in Kosovo?.
Pregiudizialmente contrari all?uso della forza si sono dichiarati solo il 38% degli interpellati. Sabina Siniscalchi, segretario nazionale di Mani Tese dice: «Gli interventi militari non hanno mai dato frutti aprezzabili», e Carla Airoldi del Coe: «L?uso della forza non paga mai». Ma la maggioranza degli interpellati, ben il 62% si dichiara non pregiudizialmente contrario all?uso della forza. È l?opinione di Maurizio Carrara, presidente del Cesvi, di Nino Sergi di Intersos, di Tonino Perna del Centro regionale di intervento per la Cooperazione, di Tosi del Cefa, di Dieci del Cisp e di tanti altri che ritengono che l?operazione di pulizia etnica messa in atto da Milosevic andava in qualche modo fermata da un intervento internazionale anche militare. Al 90% negativo , invece, il giudizio su come l?azione militare è stata impostata e gestita. Sulla Nato dalle Ong piovono quindi critiche non di principio ma sulle modalità di intervento. Tardivo, per qualcuno, da riportare in ambito Onu per molti, viziato da gravi errori di valutazione sulle conseguenze e sulla reazione di Milosevic per tanti altri.
Che fare adesso, cosa auspicate?, chiedeva l?ultima domanda. Anche qui il risultato desta qualche sorpresa: la maggioranza degli interpellati, il 28%, chiede una tregua ma dopo un gesto da parte di Milosevic. Il 26% è invece d?accordo con Nino Sergi, di Intersos, che auspica una tregua unilaterale e tempestiva per poter valutare la condizione delle popolazioni e prestare un intervento immediato e necessario. Del travaglio di chi opera da anni nei Balcani parla anche l?altro 26% di ong che non sa cosa auspicare.
Paola Valsecchi
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