Due dei comuni più poveri d’Inghilterra sono la prova che la Big Society può funzionare, ma solo a patto che i progetti siano ben finanziati e che partano dal basso.
Gli abitanti di North e South Tyneside, ex zona industriale sulle coste del mare del Nord e al confine con la Scozia, sono tra i più svantaggiati di tutto il Paese; il 50% degli adulti e il 25% dei giovani vivono sotto la soglia della povertà. Un progetto realizzato grazie alla collaborazione dei due comuni di Tyneside ha deciso di puntare sull’empowerment dei soggetti svantaggiati piuttosto che assisterli con aiuti e sovvenzioni. I risultati sono, a detta del sindaco di North Tyneside, John Harrison, «strabilianti»: da quando è stato lanciato il progetto – due anni – sono moltissimi i segnali di ripresa ma ancor più importante è «l’unicità di questo progetto che non detta soluzioni ma chiede a genitori e ad educatori di guidare le proprie comunità e farle emergere dalla povertà».
Le sue non sono solo belle parole. Attraverso il Tyne Gateway Programme e un corso di formazione ad hoc, dieci genitori provenienti da contesti svantaggiati sono diventati “imprenditori per la comunità”. È toccato a loro il compito di escogitare soluzioni innovative ai problemi delle loro comunità. Come, per esempio, il programma “Let’s Save Together” che combatte l’usura insegnando alle famiglie ad utilizzare le cooperative di credito presenti nel territorio. Tutto ciò, precisa Harrison, non sarebbe stato possibile senza il finanziamento da parte del programma nazionale “Child Poverty Innovation Pilot” di 1,5 millioni di sterline.
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