Economia

La bici fa boom

Grande risposta all'iniziativa del Ministero dell’Ambiente che incentiva all'acquisto delle biciclette. 8 mila prenotazioni al giorno e 40 mila le bici già vendute dopo sole tre settimane

di Lorenzo Alvaro

E’ boom del mercato della bici. In meno di tre settimane ne sono state vendute 40 mila. Questo soprattutto grazie sono gli incentivi messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente che dal 22 aprile ha messo a disposizione 8 milioni e 750 mila euro per sconti del 30% sull’acquisto dei cicli con un tetto massimo di sconto fissato a 700 euro. La risposta del pubblico è stata torrenziale e ha toccato le 8 mila pratiche al giorno inserite nel sito del Ministero dell’Ambiente a disposizione per le prenotazioni. Il motivo è presto detto: per la prima volta l’accesso agli sconti non è stato subordinato alla rottamazione di un ciclomotore, il che, come spiega Lello Sforza responsabile alle relazioni esterne di Fiab (Federazione Italiana Amici della Bici) è una battaglia che li vede impegnati da sempre.
Il successo dell’iniziativa tuttavia ha preso di sorpresa il Ministero che si è trovato con il sistema di prenotazioni in tilt per le troppe richieste.
La bici dunque torna in auge, sia come succedaneo all’automobile per gli spostamenti cittadini che come mezzo per un turismo eco-sostenibile.
Arriva anche, in questo contesto, il nuovo accordo firmato tra il Comune di Milano e le sette università della città i cui punti principali sono: nuovi spazi per la sosta di biciclette, car-pooling, car-sharing e per la costruzione di ciclofficine. Si tratta della promozione del bikesharing tra gli studenti, rendendo facile e conveniente, attraverso la costruzione di stazioni vicino alle università, l’uso delle bici per gli spostamenti.
Insomma una pratica, quella della bici, che torna di tendenza più che mai. Una moda che ha molti apetti positivi. La bicicletta è infatti a emissioni zero, permette spostamenti agili evitando il traffico cittadino e mantiene in forma.
Ma ci sono dei contro? Uno principalmente, che questo ritorno di fiamma per la due ruote dovrà spingere le istituzione a risolvere.
Un rapporto pubblicato su Centauro, organo ufficiale dell’Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale) ha sottolineato che ogni giorno muore un ciclista e 40 restano feriti. Il dato è riferito al 2007 e registra un aumento dell’11% rispetto al 2005. Il dato è molto preoccupante sopratutto se si tiene conto che le vittime a bordo di ciclomotori sono il 9%. La conferma dell’allarme arriva anche dall’Istat: 15.713 incidenti che vedono coinvolte le due ruote, 352 i ciclisti che hanno perso la vita. La percentuale di vittime in bicicletta è passata così dal 5,3% del 2004 al 6,9% del 2007. Il numero più alto di incidenti mortali, 170, si conta tra gli over 65 cui si aggiungono 12 vittime tra i giovanissimi.
Il motivo di questa strage è presto detto e sta tutto in un dato. L’Italia è dotata di 7 mila km di piste ciclabili. Il dato risulta indicativo se paragonata alla Germania che ne ha 35 mila.
«La soluzione è», spiega Lello Sforza, «una politica della mobilità in cui la bicicletta sia centrale». Gli interventi principali che le istituzioni dovrebbero mettere in atto «sono certamente le piste ciclabili, che però non rappresentano la questione principale né la più urgente. Prima di tutto va ricordato che i Comuni devono obbligatoriamente fare una classificazione funzionale delle strade. In realtà nessuno la fa ma è una pratica essenziale per sapere le caratteristiche e la qualità delle strade. Se avessimo questa mappatura potremmo pensare di fare le piste ciclabili dove è previsto il passaggio di traffico pesante mentre, dove il traffico è leggero, di attuare solamente cambiamenti infrastrutturali, come il limite di 30 all’ora, in modo da rendere sicura la circolazione dei ciclisti».

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