Cultura

La bibbia in carne e ossa

Eventi. Apre a Vicenza il Festival biblico. Quattro personaggi si confessano

di Sara De Carli

Alda Merini la Bibbia la ama ma non l?ha mai letta; Giobbe Covatta si vanta di essere uno dei pochi italiani ad averla letta tutta, più volte; mentre il rapporto di Haim Baharier con il Libro è quello con uno zio: libero, sorprendente, sempre un po? mitico.

Come loro, ognuno dei 25mila e più visitatori che si apprestano a seguire il Festival biblico di Vicenza avrà il suo speciale rapporto con la Bibbia, e magari un libro preferito. «Il successo riscosso dimostra che la gente non è indifferente alla ricerca di senso», dice don Dario Vivian, responsabile artistico del Festival. «La sfida però è desacralizzare la Bibbia, portarla fuori dal tempio, per riscoprirne la capacità di parlare all?uomo di oggi».

Innamorata confusa
Alda Merini andrà al Festival con Il poema della croce, uno spettacolo realizzato con Giovanni Nuti. Al telefono è ironica e leggera: «La Bibbia? Non l?ho mai letta. No, la leggo, ma è confusa: troppi nomi, non riesco a capire le discendenze?».

Quindi un giudizio negativo? «Un giudizio universale! Sono una donna che ama svolazzare qua e là, anche nei libri sono abituata a prendere il meglio. Nella Bibbia ho trovato il Vangelo e il Cantico dei Cantici, non lo trova bello anche lei?». Certo, ma cosa ama in particolare? «La passione, il desiderio, l?elogio della carne.

Non capisco perché poi i preti la passione la negano». E del Vangelo? «Le parabole, i miracoli? Almeno si capisce cosa dicono. I poeti sono degli sfaticati».

Un libro per l?umano
Sedici anni fa ha scritto Parola di Giobbe, e la Bibbia l?ha letta e riletta da capo a fondo: «È un libro appassionante, anche per me che non sono un credente». Per puro caso a Giobbe Covatta il suo vecchio ?volume di lavoro? è tornato in mano due sere fa, e si è riletto l?Apocalisse. «L?ho trovata noiosetta, nonostante succedano cose incredibili. Me lo ricordavo più epico».

Tutto il contrario l?approccio di Haim Baharier, ebreo, studioso di ermeneutica biblica, che riempie i teatri con le sue letture: «I libri della Bibbia ebraica sono 24, un numero che dà anche la parola dodì, zietto. Il mio rapporto con le scritture è quello con uno zio, altro sia dal padre sia dal nonno: lo zio è sempre un po? lo zio d?America».

Baharier concorda con l?idea di portar fuori il testo sacro dal tempio: «La critica biblica non l?ha inventata Odifreddi! Il miracolo di questo libro è che vi sono confluiti solo testi autentici». Ovvero? «Testi in cui sento un?immancabile corrispondenza fra ciò che avverto come umano dentro di me e ciò che leggo. È un libro che parla all?umano, e che quindi unifica».

Unificazione, non unità, «perché unificare si può nella pluralità, ma l?unità non ammette pluralità».

Un Giobbe per il terzo settore
Per scovare un personaggio prediletto dobbiamo tornare a don Vivian, che ama Giacobbe, il quale passa tutta una notte a combatte con un angelo: «La fede non è mai un possesso acquisito, né cosa che ci fa stare tranquilli». E a Stefano Zamagni, presidente della Agenzia per le Onlus, che ama invece Giobbe: «Tutti lo ricordano per la sua pazienza, ma la riducono alla sopportazione passiva di chi non può ribellarsi. Giobbe invece si ribella a Dio e Dio gli fa capire che la pazienza è una virtù attiva, che può trasformare le cose. Lo dico sempre al terzo settore, che si lamenta perché non riceve questo e quello: la pazienza può più del rivendicazionismo. Che abbiamo visto come è finito?».

A TEMA L’ABITARE
Dal 29 maggio al 2 giugno Vicenza, per il quarto anno, ospiterà il Festival biblico. Ad inaugurarlo saranno Gianfranco Ravasi e Mario Botta, che discuteranno di architettura e città. Il tema scelto è quello dell?abitare, «simbolo della ricerca di senso dell?uomo, in un mondo smarrito», spiega don Dario Vivian. «La ricerca di una casa, di un luogo rassicurante, di radici, però rischia di tramutarsi in chiusura: le Scritture invece sono una dimora aperta. Pensi alla Terra Promessa: Dio continua a ricordare agli ebrei che quella terra non gli appartiene, che saranno sempre stranieri, che devono essere aperti agli altri popoli». Un invito che cade, non a caso, in un Veneto che fu terra cattolica e di emigrazione, ma che oggi, di fronte a un?immigrazione massiccia, rischia di cedere alla tentazione di tirare su muri: «È una provocazione per rilanciare la nostra tradizione cattolica: oggi vuol dire intrecciare le radici». In più appuntamenti musicali, una notte bianca per i giovani, e un dipinto sulla Bibbia lungo 800 metri, che entrerà nel Guinnes dei primati. www.festivalbiblico.it


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