Welfare

La beneficenza è finta la truffa invece vera

Spettacoli teatrali “a fin di bene”, collette organizzate a nome di associazioni inesistenti. Società che raccolgono offerte a nome di ong del tutto ignare della questione.

di Cristina Giudici

Quelli più creativi hanno portato in scena la commedia di Dario Fo ?Non tutti i ladri sono bravi?. Altri, più disperati, hanno solo preso un nome a casaccio dall?elenco telefonico. I più efficienti, invece, sono riusciti a mettere in piedi società fiorenti e bilanci molto solidi. L?industria delle truffe di finta beneficenza è un settore in continua espansione. La formula è semplice: basta saper sfruttare l?ingenuità delle associazioni di volontariato e il loro bisogno di risorse, assoldare pensionati o giovani in cerca della prima occupazione da pagare in nero; poi fare leva sui buoni sentimenti degli italiani e mirare al portafoglio politically correct della gente di buon cuore. Gli ultimi, presi con le mani nel sacco, sono stati i fratelli Maglia che dal ?96 al ?98 hanno gabbato varie associazioni di volontariato senza che nessuna di loro se ne accorgesse. La società si chiamava Emme G e aveva sede a Bologna. Contattava associazioni non profit e proponeva di organizzare spettacoli teatrali per beneficenza. Ai volontari si garantiva un pagamento di cinque milioni, mentre la società si portava a casa un somma che eraalmeno dieci volte tanto. Come? Invece di vendere biglietti, chiedevano offerte.

I fratelli Maglia hanno fatto scuola
Ma ogni settimana nascono nuove agenzie che, buttandola sulla pietà, continuano a raggranellare oboli sostanziosi. ?Vita? ha raccolto varie denunce, come quella del presidente di Anthai (già truffata dai Maglia) che ha segnalato ai carabinieri della capitale l?attività di un signore sospetto. Girava per i ristoranti della capitale chiedendo soldi per una fantomatica associazione a favore dei bambini maltrattati che si chiama Assiolimpia, nome che invece corrisponde a quello di una vecchia società di assicurazione. Ma il mondo è pieno di pinocchi, bugiardi ed infingardi, e non sempre è facile smascherarli. Così è successo che alcuni volontari presi per il naso si sono improvvisati detective e hanno fatto da soli le loro indagini. È accaduto a un?associazione lombarda, che ci chiede l?anonimato perché le indagini dei carabinieri sono da poco iniziate. La storia è iniziata così: un giorno è arrivata una telefonata da una società che si vantava di aver lavorato per l?Unicef, organizzando spettacoli per beneficenza. La tattica è la stessa dei fratelli Maglia, ma la rapidità di azione, in questo caso, è davvero sorprendente. Viene proposto uno spettacolo da tenersi tre mesi dopo. La compagnia che dovrà recitare in un musical è sconosciuta, ma tanto si sa che quando c?è di mezzo il cuore va bene tutto. A fine serata vengono garantiti almeno cinque milioni.

Loschi vecchietti dall?aria mite
Così, il pensiero dei dirigenti dell?associazione va subito a quel progetto per invalidi tanto sognato ma non ancora partito perché mancano i fondi. Non ci pensano tanto sopra e firmano il contratto. Con l?entusiasmo tipico delle persone che lavorano, come si suol dire spesso, per un mondo migliore. Il contratto viene stilato in fretta furia e viene stabilito che l?associazione autorizzerà la società a utilizzare marchio e nome dell?associazione per vendere i biglietti a scopo benefico. Ma dopo qualche settimana qualcosa non va per il verso giusto. Arrivano le prime telefonate da parte dei soci dell?associazione. Chiedono informazioni sul progetto, vogliono sapere perché persone terze stanno raccogliendo soldi a loro nome. I volontari si stupiscono perché il contratto prevedeva la vendita di biglietti per uno spettacolo e non la raccolta di donazioni. Si insospettiscono e si improvvisano piccoli detective. Seguono gli esattori della società che vanno casa per casa, a riscuotere. Vecchietti dall?aria mite, simili a quelli per cui l?associazione negli ultimi quindici anni si è tanto prodigata. Senza farsi notare fanno il secondo appostamento: stessa storia e così via. Allarmati e spaventati dall? eventualità di essersi resi complici di una truffa, chiedono alla società di chiarire le cose e così scoprono che, nel giro di una settimana, i dolci vecchietti avevano già raccolto ben dieci milioni. Il contratto era valido per tre mesi, ciò significa che a quel ritmo avrebbe potuto portare nelle casse della società 360 milioni, esentasse ovviamente. Così, dopo un braccio di ferro fra l?associazione e la disgraziata società, con minacce di ricorso al giudice da parte dei volontari (che a quel punto sono parecchio arrabbiati), il contratto viene stracciato. I soldi ritornano nelle casse dell?associazione e i soci rapinati vengono avvisati. La vicenda sembra una fotocopia di quella dei fratelli Maglia. I carabinieri dei Nas, il nucleo anti sofisticazione, si erano insospettiti già nel febbraio dell?anno scorso, quando finti santoni che si spacciavano per collaboratori del professore modenese Luigi Di Bella avevano iniziato a spillare soldi ai malati di cancro in cambio di una falsa promessa: il cocktail Di Bella, appunto. Insomma visite che erano botte da mezzo milione alla volta in cambio di fuffa. Ma durante l?indagine, i Nas di Trento hanno sbattuto il naso contro un?altra truffa.

Biglietti-invito senza il bollo Siae
Sono venuti a conoscenza di numerosi spettacoli teatrali organizzati da sedicenti agenti per conto dell?Associazione nazionale famiglie contro il cancro, Anfcc. Dopo alcuni mesi di indagini, pedinamenti e appostamenti sotto la casa della vittime, gli agenti hanno scoperto che la Emme G non vendeva biglietti per lo spettacolo teatrale, ma utilizzava il nome dell?associazione per chiedere soldi. In cambio rilasciava degli inviti senza alcun valore dal punto di vista fiscale. Così, oltre alle associazioni, veniva truffata anche la Siae. Due spettacoli di questo tipo hanno fruttato alla Emme G. niente meno che 180 milioni di lire. L?operazione Show dei Nas si è conclusa agli inizi di ottobre e ha portato all?arresto di cinque persone, i tre fratelli Maglia e due loro collaboratori. Dopo la perquisizione nella loro società i carabinieri hanno scoperto che gli ?agenti? avevano una banca dati con una rosa di 370 mila nomi di benefattori. Un?organizzazione quasi perfetta. Accanto a ogni nome dei donatori, c?erano tanto di data in cui i soldi erano stati riscossi e anche la somma che indicava la loro ?disponibilità?.

Associazioni conniventi? Un sospetto…
Il raggio di azione dei truffatori era molto esteso: Milano, Napoli, Roma, Trento. Fra le associazioni truffate, ma all?oscuro del losco traffico, c?erano anche l?Anthai, l?associazione morbo di Parkinson, l?Ente nazionale sordomuti e l?Unicef. Due anni fa il nostro giornale si era occupato delle truffe di falsa beneficenza, quando nel giugno del ?96 l?Associazione per il bambino nefropatico era stata truffata dalla società Commercio e industria con la quale aveva organizzato una serata di beneficenza e che a sipario calato si era volatilizzata con l?incasso. Ma anche il giornale di strada ?Terre di mezzo? nello stesso periodo aveva denunciato le ditte Sirio, Rbm, Vittoria e Anpv, che operavano a Milano.
E la storia non finisce qui. L?operazione Show è ancora in circolazione. I carabinieri del Nucleo antisofisticazioni credono che l?esercito dei truffatori stia crescendo in maniera vertiginosa e che, fra i ?soldati? reclutati ci siano anche alcune associazioni fantasma o, nel peggiore dei casi, conniventi. Perciò, se vi capita di fiutare qualcosa, fatevi avanti. ?Vita? è a vostra disposizione.

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