Cultura

La bellezza che non va di moda

Cronaca di un dialogo pieno di sorprese tra due guru della società dell’apparire e chi vive la propria femminilità su una carrozzina.

di Cristina Giudici

Essere bella anche se per tutta la vita sei costretta a muoverti su una sedia a rotelle. Essere affascinante anche se fai fatica a parlare e a muoverti con grazia. Essere seducente perché sei forte; forte della tua sofferenza, forte della sfida che ti ha imposto la vita. È successo a Milano, la settimana scorsa, dove donne disabili di tutta Europa hanno incontrato i guru della moda, dei cosmetici e del maquillage: Krizia, Estée Lauder e Diego Dalla Palma. Il seminario ?Handicap e femminilità? è stato organizzato dall?Aias, Associazione italiana assistenza spastici e l?associazione europea, Mobility international. Ne è nato un dialogo molto originale che dimostra la maturità dei tempi. Tempi in cui la diversità non è più solo uno slogan per chi porta in passerella l?handicap (come è successo con la top model australiana Aimee Mullins che ha sfilato con gambe artificiali griffate). No, il dialogo che riportiamo è un confronto vero intercorso fra portatrici di handicap che sostengono l?importanza dell?essere e specialisti della bellezza, cioè i guru della società dell?apparire. Un dialogo inedito, fatto di domande provocatorie ed imbarazzi, accuse poco velate e risposte molto concrete . Giudicate voi. Diego Dalla Palma: «Sono stufo di immagini scontate, bellezze scontate, linee di moda scontate e soprattutto sono stanco dei pregiudizi e della stupidità. La bellezza deve essere una sfida ai luoghi comuni, alle barriere e agli handicap che ognuno porta dentro di sé. Io mi considero una persona che ha sofferto molto e che, a modo suo, soffre di gravi handicap, anche se non visibili. Per spiegarmi vi porterò un esempio, un aneddoto. Una volta mi arrivò una lettera di una donna scandalizzata perché aveva visto una ragazza su una carrozzella con il piercing all?ombelico e i capelli colorati. Ecco, questa è la dimostrazione della stupidità umana, non riuscire cioè ad accettare che una donna disabile sia una donna come tutte le altre e che, allo stesso modo, possa cercare valorizzare la propria bellezza anche in modo aggressivo». Lydia Zijdel: «Vengo dall?Olanda e sono stata inchiodata su una sedia a rotelle in seguito a un incidente automobilistico, ma non ho mai smesso di vivere. Sono campionessa di arti marziali e sono molto impegnata in campo sociale. Ogni giorno mi piace guardarmi allo specchio, truccarmi, vestirmi bene. E mi piacerebbe proprio avere da lei suggerimenti concreti su come valorizzare la nostra bellezza». Diego Dalla Palma: «Lydia, il suo volto è un esempio concreto di come valorizzare la bellezza perché risplende di luce. Guardate il viso di questa donna. Nonostante abbia il viso molto rotondo, si è tagliata i capelli cortissimi e se n?è fregata dei luoghi comuni secondo cui chi ha il viso rotondo deve avere i capelli lunghi. Guardate il risultato. Non è grandioso? Lydia si è anche messa un rossetto di colore rosso per rendere più visibili le labbra. Questo è un esempio di una donna disabile che non si intristisce né si abbruttisce, ma sa di essere e di poter essere bella, nonostante l?handicap». Maria Rosa Berra: «Avevo quattordici mesi, camminavo e parlavo già, quando sono stata colpita dalla poliomielite. I miei genitori si sono preoccupati di curarmi e farli curare con un attenzione: non impedirmi mai di essere comunque una bambina. Ricordo, avevo 7-8 anni, quando mi dissero: ?Cara Maria Rosa, vogliamo che tu sappia che potrai camminare solo con i tutori e una carrozzella, però possiedi una testolina che sembra funzionare bene, quindi usala. Ricordati che la vita si costruisce con quello che si ha e non quello che manca?. Un discorso duro da fare e da ascoltare, una lezione di vita che mi ha insegnato la necessità di conoscere i miei limiti, perché partendo da essi si può partire alla ricerca delle risorse per costruire la propria vita, compresa quella di essere donna. Credo che essere disabile e donna richieda un certa dose di creatività, nello scegliere gli abiti adeguati. Io per esempio ho avuto la fortuna di avere una madre sarta, ma poi quando lei non è più stata in grado, ho cominciato ad andare in giro per negozi, a scegliere i vestiti giusti, che fossero comodi, ma non brutti. E soprattutto ho dovuto affrontare tutte le barriere architettoniche dei negozi. Le sue parole, signor della Palma sono molto belle, ma le ricordo che per entrare nel suo negozio, bisogna affrontare una scalinata impervia». Diego Dalla Palma: «Ha ragione, spesso ci dimentichiamo di fare delle cose concrete per favorire il libero spostamento dei disabili. Facciamo così: se lei è d?accordo, può partecipare al mio programma televisivo ?Specialmente tu?, per dimostrare alla gente comune come si possa essere belle anche se disabili, senza però dimenticarsi delle barriere architettoniche. Purtroppo la gente pensa che la bellezza sia magrezza, glutei sodi come pietre e cose del genere. Io credo, invece, che la bellezza debba raccontare la storia di una persona, la sua sofferenza, le sue duplicità. Anche la malinconia che vedo sul suo volto, signora Berra, è bellezza». Giovanna Poloni (di Estée Lauder): «Dire che la bellezza di una donna è soprattutto spirituale non è una frase retorica. Noi di Estée Lauder l?abbiamo capito attraverso il programma ?look better, feel better?, un programma terapeutico diretto alle donne colpite dal tumore al seno. In Italia si svolge all?interno dell?Istituto dei tumori di Milano. Ogni settimana donne colpite dalla malattia e dalla decadenza fisica dovuta alla chemioterapia, partecipano a un corso di bellezza tenuto dalle nostre specialiste di cosmetologia, e ricevono lezioni di make up. L?ambiente è molto bello, ci sono tovaglie in tinta con l?ambiente , un angolo per il caffè, parrucche in vendita, ecc. Bene, non potete immaginarvi come possa cambiare una donna che invece di passare il tempo a parlare di malattia guarigione; di medici e terapie, cerca di essere più bella, impara a studiare il proprio volto, a disegnarlo, renderlo più seducente, imparando a volersi bene. Quando queste donne arrivano hanno volti spenti e sguardi rassegnati, quando escono hanno volti lucenti e occhi pieni di vita. Subiscono una vera metamorfosi» Lydia Zijdel: «Sono d?accordo con lei, io mi sento bella, anche se sono seduta su una carrozzella e cerco di non dimenticarlo mai. Amo truccarmi, guardarmi allo specchio e soprattutto amo vestirmi bene. Perciò voglio chiedere alla signora Krizia perché gli stilisti non hanno mai pensato che chi sta sempre seduta ha un problema con i vestiti perché pendono sempre troppo davanti, fanno difetto e non vestono come vestono invece chi può stare in piedi. Le giacche chiudono in modo diverso, e le spalle non fasciano bene. Per non parlare di chi ha problemi con le scarpe, le misure ecc. Perché non pensate a una moda che vada bene anche per donne disabili che non vogliono rinunciare a essere belle?». Krizia (Mariuccia Mandelli): «Non vogliamo né faremo mai una linea per donne disabili perché significherebbe promuovere un?ulteriore ghettizzazione delle donne handicappate. Da quello che vedo, guardandovi, mi sembra di capire che ognuna di voi ha trovato il proprio stile, la propria linea di moda. Vedo la signora spagnola che ha una camicia bianca, un gilé nero e una sciarpa rossa, e mi sembra elegantissima. Vedo anche una signora giapponese con un giubbotto multicolore, sgargiante, che le dona molto perché ha capelli lunghi e neri. Insomma non bisogna fare della falsa solidarietà, facendo sfilare handicappate in carrozzella o con gambe di legno come è successo recentemente perché lo trovo disgustoso. Bisogna invece rendere accessibili i negozi abbattendo le barriere architettoniche; avere personale adatto ad assistere clienti di questo tipo e soprattutto trattarle come donne normali. Questa, per me, è vera solidarietà». Selina Bonnie: «Sì, ma voi non potete chiedere a 36 milioni di disabili in Europa, di cui almeno la metà sono donne, di adeguarsi alle linee da voi imposte. Per anni ho cercato nei negozi vestiti elasticizzati che andassero bene per me, che ho un lavoro di rappresentanza, ma non ho mai trovato nulla che non fosse di pessima qualità. Ci dite di metterci dei maglioni, ma in questo modo ci discriminate. Io non voglio mettermi un maglione, voglio essere elegante. Anche se devo stare seduta su questa carrozzella fino al giorno della mia morte, voglio essere sexy per mio marito che è seduto là e non è un disabile, ma un bellissimo ragazzo. Ciò che chiedo non è una boutique dell?handicap, ma una moda democratica che includa anche noi». Krizia: «La vostra voglia di vivere è per me una lezione di vita. Ho due amici disabili rimasti inchiodati su una carrozzella a causa di un incidente i quali mi ricordano sempre che la voglia di vivere si trova nei posti più impensati. Devo confessare che sono stupita, pensavo che avreste dedicato più tempo alle vostre risorse intellettuali e spirituali e invece eccovi qui a voler essere belle e seducenti, come ogni donna. Giusto! Ma ripeto, Krizia ha creato stili per ogni tipo di donna: magra e grassa, alta e bassa, con difetti fisici. Abbiamo delle linee morbide di solo maglieria o vestiti elasticizzati che sono molto eleganti e più seducenti del vestito di chiffon, linee che offrono una vasta gamma di scelta anche per le disabili. Quindi non chiedeteci di ghettizzarvi perché ciò va contro i nostri principi».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA