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La beffa dell’Imu per il non profit
A Firenze l'Opera Madonnina del Grappa cede in comodato d'uso allo Stato un suo edificio, per realizzare una struttura che ospiti le mamme detenute con i loro bimbi. E lo Stato pretende l'Imu. Un caso-beffa non isolato
Il paradosso è palese. L’ingiustizia pure. Il non profit cede allo Stato un suo immobile in comodato gratuito, per attività di altissimo valore sociale e lo Stato, oltre a non sborsare un centesimo, al non profit chiede pure l’Imu. Succede a Firenze, con l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa. Che quest'anno, con l'Imu, dovrà sborsare 100mila euro in più rispetto all'anno scorso.
Quando a fine gennaio il ministro Paola Severino andò in visita a Sollicciano, disse: «È straziante vedere dei bambini che con le loro madri sono in carcere». Fu una spinta decisiva per dare ali a un progetto che sulla carta era iniziato nel 2010: realizzare a Firenze un istituto a custodia attenuata (Icam) per ospitare detenute mamme con i loro bimbi. Una settimana dopo la Regione Toscana sbloccò 400mila euro per ristrutturare i locali, che stanno proprio in un edificio di proprietà dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa. «Abbiamo ceduto lo spazio a titolo gratuito per molti anni al Ministero della Giustizia, che sarà il gestore. Che reato hanno commesso i bambini per crescere dentro un carcere? Con le nuove disposizioni di legge però è previsto che l’Opera, nonostante la destinazione gratuita, debba pagare l’Imu»: racconta don Vincenzo Russo, cappellano alla Casa Circondariale N.C. Sollicciano e direttore dell’Ente Opera Madonnina del Grappa.
La scuola del Comune
Il fondatore della Madonnina del Grappa fu don Giulio Facibeni, cappellano militare durante la prima guerra mondiale: sul Monte Grappa, in punto di morte, molti soldati gli chiesero di prendersi cura dei loro figli. L’Opera è l’incarnarsi di quella promessa. Dopo cinquant’anni si prende cura dei «nuovi orfani»: mense dei poveri, comunità di accoglienza, tanta animazione del territorio, formazione professionale con la Scuola di formazione al lavoro don Giulio Facibeni. «Da decenni il nostro Centro ha stipulato una convenzione con il Comune di Firenze, per cui alcuni corsi gratuiti di qualifica professionale – saldatura e termoidraulica in particolare – si tengono presso i locali dell'Opera medesima», spiega don Vincenzo. «Questa concessione viene data gratuitamente al Comune. I corsi hanno una grande importanza, visto gli utenti che li frequentano: sono ragazzi che hanno alle spalle fallimenti nel loro percorso scolastico nella scuola dell'obbligo, molti di loro provengono da esperienze di grande sofferenza economica, sociale, culturale. Ci sono tanti figli di immigrati, di cui molti senza lavoro, parecchi vengono dai campi rom e da famiglie molto provate dalla povertà. Oggi questo tipo di scuola è presente solo alla Madonnina del Grappa e nel Comune di Firenze ed è un intervento che contribuisce in modo determinante ai servizi formativi presenti sul territorio».
Esenzione, addio
Attività esclusivamente non commerciale, senza dubbio. Tant’è che fino a ieri, in virtù di questo requisito oggettivo, la Madonnina del Grappa l’Ici non la pagava. L’esenzione era prevista dal regolamento del Comune di Firenze. Essendo infatti l’Ici un’imposta comunale, l’articolo 59 del decreto legislativo 446/1997 riconosceva ai Comuni la possibilità di stabilire con suo regolamento di estendere l’esenzione dall’Ici ai fabbricati posseduti da enti non commerciali e concessi a terzi, a condizione che gli stessi operassero nel rispetto delle medesime finalità. «Il Comune di Firenze nel suo regolamento prevedeva l’esenzione, a patto che l’immobile fosse dato in concessione ad uso gratuito», spiega don Vincenzo. «Ma oggi non è più così: l’Imu non è più solo comunale e quindi i Comuni non hanno più la facoltà di legiferare in merito all’esenzione. Infatti con la nuova Imu è stato abolito l’articolo 59 del decreto legislativo 446/1997».
In sostanza quest’anno la Madonnina del Grappa dovrà sborsare per l'Imu 100mila euro più di quel che era solita fare, proprio per il fatto che là dove c'è un ente terzo – sempre non profit ma terzo – che gestisce le attività, l'esenzione salta. Il Comune di Firenze, che si appoggia alla Madonnina del Grappa per molte situazioni, la sua parte di Imu non la pretende. «L'assessore Saccardi stesso ci ha consigliato di attendere e sollecitare il problema dinanzi al Governo», spiega don Russo.Per il momento quindi l’Opera ha deciso di non pagare, in attesa di chiarimenti. Necessari e urgenti e richiesti da più parti. «Il nostro è solo un esempio per capire l’inadeguatezza di questo nuovo provvedimento. Il problema non riguarda solo noi, ma tutte le realtà come la nostra», spiega don Vincenzo. «Io cerco di interpretare il pensiero anche degli altri. Questi provvedimenti, così impostati, rischiano di colpire chi oggi fa un servizio sul territorio: molte di queste realtà già vivono in una grave sofferenza economica, per cui se questo provvedimento non viene rivisto molte attività rischiano davvero la chiusura. Se la misura fosse confermata, noi sappiamo già che – a malincuore – da qualcosa dovremo tirarci indietro».
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