Non profit
La battaglia di Mandela favorisce l’iniziativa anti-Aids del Cesvi in Zimbabwe
"Cesvi acquista i farmaci anti-aids in Sudafrica" –commenta Maurizio Carrara-. Se il costo scenderà, con la stessa cifra potremo salvare molti più bambini"
di CESVI
“E’ un precedente legale importante che beneficia tutti i Paesi in Via di Sviluppo colpiti dal virus dell’HIV”. Così Maurizio Carrara, presidente del Cesvi, commenta la notizia della rinuncia alla battaglia legale dei 39 colossi farmaceutici contro il Medical Act di Mandela per l’importazione e la produzione di farmaci antiretrovirali a basso costo per la cura dell’AIDS.
“Il Cesvi acquista la nevirapina in Sudafrica -prosegue Carrara-. Se il costo dei farmaci anti-Aids scenderà, con la stessa cifra potremo salvare molti più neonati a rischio di contagio HIV”.
La nevirapina è un composto chimico a basso costo che, se viene somministrata alla mamma sieropositiva al momento del parto e poi in gocce al neonato subito dopo la nascita, salva il bambino, diminuendo drasticamente le possibilità di contagio.
Il presidente del Cesvi è appena rientrato da una missione in Zimbabwe, il terzo Paese al mondo più colpito dall’AIDS, con il 30% delle donne in gravidanza sieropositivo e una mortalità infantile che raggiunge il 60‰.
CESVI è la prima organizzazione che, con il placet dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Ministero della Sanità zimbabwano, sta sperimentando la nevirapina in Zimbabwe per la prevenzione della trasmissione da mamma a neonato del virus dell’HIV.
“Questa cura è il cuore del progetto Cesvi “Fermiamo l’AIDS sul nascere” -continua Carrara- “domani 21 aprile, consegneremo la prima fornitura di farmaci antiretrovirali all’ospedale missionario africano St. Albert e la nostra neonatologa Claudia Gandolfi comincerà la formazione del personale medico locale sulle modalità di somministrazione del farmaco e del test rapido su mamme e bambini”.
Così Cesvi si unisce alle dichiarazioni positive delle organizzazioni umanitarie Medecins Sans Frontières e Oxfam, che vedono nella rinuncia al processo da parte di Big Pharma contro l’Alta Corte di Pretoria, una rara e significativa vittoria dei poveri sulle multinazionali.
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