Non profit

La battaglia delle Regioni contro le slot machines

L'assessore Gianluca Vignale spiega la nuova proposta di legge della regione Piemonte per prevenire i danni da gioco, mentre è polemica tra Comune di Genova e Confindustria

di Cristina Odero

Si attivano le regioni italiane sul tema del gioco d'azzardo. Dopo Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Lazio e Puglia è il turno del Piemonte.

Ecco l'intervista di Aostaoggi.it a Gianluca Vignale, assessore al Personale e organizzazione, modernizzazione e innovazione della P.A., parchi, aree protette, attività estrattive, economia montana della Regione Piemonte – nonché consigliere regionale e primo firmatario della proposta – sui motivi e le previsioni contenute nel testo.

L'esigenza della proposta di un testo di legge per la prevenzione e il contrasto dei danni da gioco è sorta sulla base di un'emergenza regionale? Quanti sono i ludopatici stimati in Piemonte?
La decisione nasce dalla consapevolezza che sempre più famiglie vivono grandi difficoltà e disagi a causa di quella che sta diventando un vera e propria piaga sociale. Il problema ad oggi è che, benché l'Organizzazione mondiale della Sanità abbia da anni riconosciuto la ludopatia come una malattia, lo Stato italiano ne ha preso conoscenza in modo tardivo e senza attuare iniziative forte in materia. In Piemonte il problema è molto sentito. Basti pensare che ogni piemontese spende in media 752 euro l'anno per il gioco d'azzardo, e su tutto il territorio regionale i giocatori patologici sono oltre 80 mila, mentre i casi di dipendenza da gioco seguiti dai SERT (Servizi per le Tossicodipendenze) piemontesi sono aumentati del 400%. Inoltre il gioco d'azzardo è la terza causa per la diffusione del fenomeno dell'usura. A fronte di questi dati è evidente che serva un intervento normativo forte che almeno a livello regionale, riesca a dare un supporto ai tanti comuni, uno tra tutti Verbania, che quando hanno provato ad intervenire sul tema, si sono trovati a scontrarsi con le norme nazionali.

Che cosa prevede nello specifico la proposta legge?
La vera novità è l'introduzione di una disciplina delle sale da gioco non più sotto l'aspetto della polizia urbana (motivo per cui fino ad oggi le ordinanze comunali venivano rigettate dalla Corte Costituzionale), ma sotto il profilo sanitario, di cui la Regione ha competenze esclusive. Il testo intende quindi prevenire le forme di dipendenza, limitando i messaggi pubblicitari e di marketing e promuovendo iniziative di sensibilizzazione, come campagne di informazione, e consentendo ai giocatori d'azzardo patologici e ai loro familiari il diritto alla cura. Non si potranno autorizzare né aprire sale da gioco non potranno a meno di 500 metri da luoghi frequentati per lo più da giovani o da strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale, e sarà vietata la messa a disposizione presso qualsiasi pubblico esercizio di apparecchiature che, attraverso la connessione internet, consentano ai clienti di giocare on-line.
Inoltre vengono posti degli obblighi in capo ai gestori delle sale, come la verifica dell'età anagrafica dei giocatori e l'esposizione di materiale informativo sulla ludopatia. In caso di violazione è prevista una sanzione da 300 a 1.000 euro per ciascun apparecchio nonché la sospensione dell'autorizzazione da tre a sessanta giorni, e in caso di ripetuta violazione (tre in tre anni) si avrà la revoca della licenza.

La nuova legge approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia può essere di ispirazione per un'eventuale regolamentazione nella regione Piemonte?
"Il testo lombardo contiene alcuni spunti positivi che potrebbero essere importati nella proposta piemontese, come il sistema di incentivo e sgravi dell'aliquota Irap per gli esercenti che dismetteranno le apparecchiature per il gioco, e di penalizzazione per le terrà. Altro dato interessante è la creazione di un marchio regionale `No slot´ da apporre fuori dai locali che hanno tolto le macchine per il gioco."

Che tipo di reazione ci si aspetta dagli esercenti? Prevedete forti opposizioni?
Credo che la maggior parte saprà comprendere l'alto valore sociale del testo proposto e l'esigenza di porre un freno al problema. Tra l'altro agli esercenti di fatto si chiede di agire nella legalità e di verificare l'età anagrafica di chi gioca, impedendo ai minori di approcciarsi alle slot machines e di esporre materiale informativo sui rischi della ludopatia. La proposta prevede inoltre l'istituzione di un fondo regionale, alimentato con il 20% del totale raccolto dalle sanzione, che servirà a sostenere i Comuni da eventuali cause da parte di imprese o gestori di slot machines o congegni automatici, semiautomatici ed elettronici per il gioco d'azzardo.

Per quanto riguarda la Liguria, la regione stata la prima ad emanare una regolamentazione in materia di gioco d'azzardo. Un determinante passo era già avvenuto con la sentenza n.300 del 2011 della Corte Costituzionale, che aveva riconosciuto la legittimità della legge n.13/2010 della provincia autonoma di Bolzano con cui si introducevano limiti all'apertura di sale giochi in relazione alla prossimità a determinati luoghi, e aveva evidenziato la potestà legislativa regionale o provinciale in materia di salute pubblica.

In seguito alla sentenza, nel 2012 la Regione Liguria aveva stabilito con la legge regionale n. 17 alcune norme per la disciplina delle sale da gioco, la cui ubicazione non deve essere in un raggio inferiore 300 metri da luoghi considerati "sensibili" quali istituti scolastici, luoghi di culto, impianti sportivi e istituti e centri frequentati da giovani o strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio– assistenziale ed inoltre strutture ricettive per categorie protette.

La legge prevede inoltre che i vari comuni possano autonomamente determinare altri luoghi ritenuti sensibili, presso i quali l'autorizzazione per l'apertura delle sale da gioco non può essere concessa.

In osservanza di tale legge, il 30 aprile scorso il Comune di Genova aveva varato un regolamento che prevede norme restrittive per l'insediamento di sale da gioco, sotto i profili dell'urbanistica e delle altre competenze comunali, includendo limitazioni riguardo luoghi ed orari di apertura delle sale da gioco.

A seguito di tale regolamento, sono stati ben 13 i ricorsi presentati al Tar Liguria da parte delle multinazionali, e proprio in data 30 ottobre si terrà un'udienza in merito. Nei giorni scorsi, il vice presidente di Confindustria Sistema Gioco Italia Massimiliano Pucci in visita a Genova, aveva commentato il regolamento definendolo "abolizionistico", sostenendo che tali misure restrittive sul'apertura di sale da gioco lecito mettano a serio rischio più di 1000 posti di lavoro e incentivino il gioco illegale.

A tali accuse aveva replicato l'assessore Elena Fiorini, sostenendo che il regolamento rispetta pienamente quanto previsto dalla legge regionale e specificando che la battaglia del Comune di Genova è contro i danni sociali del gioco d'azzardo e non contro i gestori.

Il 19 settembre scorso è stata inoltre approvata dalla Giunta regionale ligure una delibera relativa al bando per i contributi a sostegno delle forme associative comunali per l'attuazione di interventi specifici, per un importo complessivo 1,1 milioni di euro. Tra gli interventi previsti nel nuovo bando, vi sono anche quelli mirati al contenimento del gioco d'azzardo e in quell'occasione il consigliere regionale Nino Oliveri aveva commentato: "Questa è una misura importante, specialmente a supporto dei piccoli comuni dell'entroterra che sono meno strutturati a contrastare questo fenomeno in forte diffusione".

Sembra dunque che le regioni italiane si stiano concretamente mobilitando per limitare i possibili danni un'attività che, anche quando esercitata legalmente, comporta pur sempre un rischio per la salute e purtroppo, in alcuni casi, anche per l'economia delle famiglie.
 


 

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.