Calca i palcoscenici dal 1953 e a 77 anni non smette di ammaliare: Mario Maranzana non interpreta, diventa. Oggi si prepara a essere il Tiziano Terzani de La fine è il mio inizio, che comincerà la sua tournée a Milano il 25 settembre. E già gli somiglia.
Di cosa si tratta?
È il testamento di un uomo malato di cancro che si prepara alla morte liberandosi del superfluo: l?identità, il corpo, la proprietà e i desideri che intralciano l?attesa. Distaccato da tutto, dice, sai che dentro di te è rimasta quella parte indivisibile che è forza, intelligenza, e che se gli metti la barba può essere Dio.
Cosa l?ha attratta del libro?
Il fatto che fosse un dialogo, un parlato divenuto scrittura per pubblicarlo. Con l?adattamento teatrale ho fatto il percorso inverso, restituendo al testo l?oralità originaria.
Cosa comunica oggi Terzani?
Che padre e figlio sono una cosa sola: la madre genera, ma è il padre a dare alla vita il senso del futuro. Il figlio, nato da donna, rinasce da uomo.
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