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La banca di suor Nancy per cambiare l’India

La salesiana suor Nancy ha avuto un’idea semplice e geniale: offrire prestiti ai poveri, a basso interesse. Somme poi da restituire, «perché bisogna educare a essere autosufficienti». Storia di un

di Roberto Beccaria

Una suora qualunque, in uno slum qualunque, di un paese qualunque a mille chilometri a sud di Bombay, in India. Un puntino minuscolo che fa una cosa grande. Tanto grande da sembrare incredibile. Nel senso che addirittura le sue consorelle non credono che possa esistere una suora così. «Una suora non può permettersi di gestire e maneggiare soldi», dicono stupite nella casa salesiana di Torino. Eppure suor Nancy Pereira esiste, eccome. E maneggia soldi, eccome. Certo, non sono soldi suoi, ma questo è il bello della sua storia. Suor Nancy ha 74 anni ed è indiana. Il cognome portoghese le deriva dalla colonizzazione del suo Paese. A soli 17 anni Nancy prende il velo, nell?ordine salesiano. È una Figlia di Maria Ausiliatrice e si dedica totalmente ai poveri. I poveri più poveri, gli stessi tanto amati da madre Teresa di Calcutta. Che la suora salesiana cerca di far vivere un po? meglio. Un sogno però apparentemente troppo difficile da realizzare.

Grazie a quel giornale altoatesino…
La svolta quattro anni fa. Casualmente, se il caso esistesse, viene conosciuta da una giornalista free lance, Haidi Romen, che lancia un appello dalle colonne del quotidiano altoatesino in lingua tedesca Dolomiten: «I nostri lettori possono aiutare suor Nancy Pereira». E vengono raccolti 27 milioni. Nulla? Un?enormità. Suor Nancy, infatti, investe a modo suo questa cifra, aprendo una vera e propria banca per i poveri, sullo stile della famosa Grameen Bank del Bangladesh. Offre prestiti, 50 mila lire italiane in media (l?equivalente dello stipendio indiano di circa un mese e mezzo), perché i disgraziati si ricostruiscano una vita. «Io non voglio fare regali», precisa suor Nancy, «perché così educheremmo solo a elemosinare. Mentre io voglio educare ad avere un lavoro, a essere autosufficienti, a salvare le famiglie dallo sfascio. È una questione di dignità». E così i prestiti non possono essere a fondo perduto: gli interessi servono soltanto per coprire la gestione del progetto Fides (Family Integral Development Education System). Due per cento l?anno. «Una delle prime donne che ha preso il prestito di 30 mila lire, si è comprata delle pentole», ricorda suor Nancy. «Ha iniziato a cucinare per i suoi figli. Poi le è venuta l?idea di vendere i piatti che preparava. Dopo tre mesi mi ha restituito i ?miei? soldi e dopo un paio d?anni ha aperto un ristorante». E adesso non ha più bisogno di nessuna suora, di nessun laico, di nessuno per tenere in piedi la sua famiglia. Già, perché i prestiti non servono solo per trovare lavoro ai papà. «A volte me li chiedono per far andare i bimbi a scuola, oppure per pagare qualcuno che li tenga mentre i genitori vanno a lavorare, oppure per seguire corsi di alfabetizzazione. E quando si impara a leggere e a scrivere, trovare un lavoro è più facile».
Un progetto per tutta la famiglia, perché non sia costretta a sfaldarsi. Così ci sono prestiti anche per i giovani che vogliono aprire bottega: «Sono i più entusiasti, perché gli basta qualche lira per comprarsi una decina di arnesi e per mettersi a lavorare. Oppure per iniziare la coltivazione di funghi, molto ricercati dalle nostre parti». Una mentalità imprenditoriale da fare invidia agli occidentali. Eppure siamo a Bangalore, in India. Una città di tre milioni di abitanti, nel cuore di una regione che sta conoscendo un enorme incremento dell?industria informatica. Tanto da essere soprannominata la Silicon Valley dell?India. Dove i ricchi sono ricchissimi e vivono in case lussuose, e i poveri sono poverissimi e vivono in catapecchie. Il credito non viene concesso a chiunque. «Chi lo vuole deve dimostrare di aver risparmiato in un anno una piccola somma». Perché non succeda come il primo, e più cocente, insuccesso della suora manager. «Avevo prestato 20 mila lire a 14 uomini per farli uscire dall?alcol, promettendo di dargliene altre 20 mila al termine della cura: si sono intascati il primo gruzzoletto e sono spariti». Ora, assicura la suora, nessuno più fugge. Tutti tornano a restituire il prestito e a inorgoglirsi anche un po? di quello che sono riusciti a fare. Ma non è finita. Haidi vuol far conoscere suor Nancy e la sua storia. La invita in Italia e la presenta al presidente della giunta provinciale di Bolzano, Luis Durnwalder. Il risultato? La giunta stanzia circa 80 milioni per sostenere l?impresa, è proprio il caso di dirlo, della suora indiana.

Tremila famiglie sono rinate
«Anche quest?anno metteremo una voce in bilancio per suor Nancy», conferma Paolo Attanasio, dell?Ufficio di presidenza. «Una parte dei quattro miliardi del nostro fondo per la cooperazione internazionale è per lei. Quello che non fa lo Stato per la cooperazione, lo facciamo noi». E suor Nancy ringrazia, trovando il tempo anche per una battuta: «Comunque non potrei lavorare in Italia, nemmeno in una baraccopoli. Le vostre sono troppo lussuose». Non solo. Pensa già al futuro: «Il prossimo passo della ?mia? banca deve essere quello di essere in grado di accettare risparmi. Così le famiglie avranno un?altra roccia su cui costruire la loro casa».
Ad oggi sono quaranta i villaggi e tremila le famiglie che hanno incontrato suor Nancy e sono rinati. Tanti? Macché: una goccia in un oceano di 400 baraccopoli nella sola Bangalore. Ma abbastanza per convincere anche la Madre generale delle salesiane della bontà dell?impresa. Per farle dire che si tratta di uno dei progetti migliori che lei abbia mai visto. Una suora incredibile, ma vera.

Sostieni Pereira. Così

Tra banchieri ci si capisce al volo. La Comit, o meglio i suoi dipendenti, si sono dati da fare per sostenere il progetto di suor Nancy Pereira. Sul numero 23 di TempoComit, il periodico distribuito ai 18 mila dipendenti della Banca Commerciale Italiana, viene raccontata la storia della suora manager. E viene anche proposto di aiutare l?impresa della Banca per i poveri. Basta versare l?offerta sul ccp n. 53466009 (intestato all?Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, via dell?Ateneo salesiano 81, 00139 Roma), indicando nome, cognome e indirizzo e specificando la causale del versamento: ?Suor Nancy Pereira – Bangalore, Credit Funds?. «E la risposta dei nostri dipendenti si è fatta sentire», conferma Flavio Addolorato dell?Ufficio studi. «Tutte donazioni personali, l?anno scorso, solo perché abbiamo conosciuto suor Nancy troppo tardi e l?azienda non ha potuto fare una donazione ufficiale. Ma quest?anno…». La Comit ha anche proposto delle adozioni a distanza tramite suor Nancy. Con sole 20 mila lire al mese si può garantire un futuro a un bambino indiano. Il versamento va fatto sullo stesso ccp n. 53466009, con la causale ?Nuova adozione a distanza?. Suor Nancy vi manderà la scheda del bambino adottato e potrete anche tenere una corrispondenza con l?India.

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