Famiglia

La badante? aiuta, ma appena può scappa

Donne e quarantenni, soprattutto dell’Est, inviano metà del salario a casa, dove le aspettano i figli. Per questo solo una su 4 resterà qui...

di Maurizio Regosa

A ben pensarci è un fenomeno sotto gli occhi di tutti. Basta andare di domenica in un giardino pubblico e osservare: in ogni dove, gruppi di donne straniere che parlottano, riempiendo il tempo libero con il vuoto della nostalgia. Sono colf e badanti, di cui spesso si parla e che di rado finiscono sotto la lente della ricerca sociale. È avvenuto per merito delle Acli che hanno commissionato all?Iref una Indagine nazionale sui collaboratori domestici stranieri che lavorano a sostegno delle famiglie italiane, presentata al ministro Rosy Bindi nel corso di un seminario, a Roma.

Quello che emerge, come suggerisce il titolo della ricerca, è un incerto ?welfare fatto in casa? a opera di un piccolo esercito che, visto da vicino, riserva alcune sorprese. Non nella composizione, molto femminile (l?84% del campione: più di mille intervistati, face to face, per un totale di 66 nazionalità). E nemmeno nell?età media o nella provenienza (quarantenni, soprattutto da Ucraina e Romania, mentre in calo sono le Filippine, un tempo principale Paese d?origine). Quanto nella durata delle intenzioni migratorie: quello di colf e badanti è un esercito in transito, che desidera fermarsi in Italia solo il periodo necessario per raggiungere i propri obiettivi, che per lo più hanno a che vedere con la famiglia: 6 colf su 10 vivono separate dai figli o dal marito e solo un?intervistata su 4 ha affermato di voler rimanere nel Belpaese. Per le altre la penisola è meta temporanea, dove sgobbare per qualche anno (il 57,7% lavora per ultra65enni; il 32% per famiglie con figli) e spedire a casa i guadagni (il 40% invia in patria almeno la metà del proprio salario). Insomma, pendolarismo a progetto in tempi di low cost.

Davvero low è in effetti la condizione esistenziale di queste persone. In una società liquida, si sciolgono anche i diritti: irregolari nel 23,9% dei casi (nota bene: dopo la stabilizzazione del 2002 è ripresa la crescita dell?irregolarità), colf e badanti hanno orari di lavoro flessibili e assai informali, specie quando convivono con gli assistiti (in questo caso è normale superare le 56 ore a settimana, spesso senza giorno di riposo), e la loro situazione previdenziale è – diciamo – confusa. Gli irregolari ovviamente non hanno alcun contratto, ma anche chi ha il permesso di soggiorno dichiara di avere almeno un lavoro in nero o di ?aggiustare? verso il basso (d?intesa coi datori di lavoro) il monte ore: a che pro versare contributi che non si potrà recuperare una volta tornati in patria?

Info: www.acli.it


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