Cultura

La a-tax di Tremonti? Una gran bella tassa

Parla il leader dei giovani industriali Garrone: "quando un no global mi ha chiesto perché sono un fautore della sostenibilità, ho risposto: perché ci conviene"

di Francesco Maggio

Nuove regole per governare una globalizzazione che lasciata a se stessa crea divari sempre più ampi tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Più interventi diretti verso il Sud del mondo. Una tassa mondiale dello 0,5% su chi provoca l?effetto serra. Un fondo etico che investa in aziende socialmente responsabili. All?inizio dell?estate, nel tradizionale appuntamento di Santa Margherita dei giovani imprenditori di Confindustria, vista anche l?imminenza del G8, il presidente Edoardo Garrone era stato esplicito: «Uno sviluppo che lascia indietro tanti paesi e tanti popoli, alla lunga non è sostenibile. Bisogna dare risposte concrete che contribuiscano a una inversione di rotta». Oggi, alla vigilia del convegno di Capri, altro consueto meeting degli industriali under 40, Garrone è ancor più convinto che questa sia la strada da percorrere e invita a guardare avanti con fiducia, nonostante i terribili attentati negli Usa. Vita: Cosa succederà dopo l?11 settembre? Edoardo Garrone: è difficilissimo prevederlo perché bisogna capire come si svilupperà la controffensiva agli attacchi terroristici. Quel che comunque è certo, è che ci sono due fattori che impattano fortemente sugli scenari economici: uno è l?incertezza, che genera un rallentamento di tutte quelle che sono le opzioni strategiche delle imprese, in tema, per esempio, di alleanze, accordi, opzioni di medio lungo-termine. L?altro fattore è la mancanza di fiducia, che coinvolge più direttamente i consumi: basti pensare al turismo. È evidente che in presenza di simili condizioni crescono notevolmente le aspettative su quella che sarà la legge finanziaria varata dal Governo Berlusconi. Vita: C?è chi sostiene che oggi ci sia bisogno di più Stato e meno mercato… Garrone: È chiaro che negli Stati Uniti per arginare le difficoltà di certi comparti dell?industria, scongiurare licenziamenti, sostenere la crescita in settori a rischio, un intervento pubblico è indispensabile. Ma da noi, dove il peso del pubblico nell?economia è ancora elevatissimo, dove ci sono ancora molteplici privatizzazioni e liberalizzazioni da effettuare, dove la concorrenza, per esempio nel mondo bancario, continua a mancare, qui credo che ci sia bisogno di uno Stato arbitro e non giocatore dell?economia. Vita: A Capri lanciate un fondo di investimento etico. In questo frangente, quale significato assume tale iniziativa? Garrone: Premesso che l?idea del fondo era già stata annunciata a Santa Margherita e quindi non facciamo altro che darvi coerente seguito, ritengo si tratti di un segnale importantissimo. I tragici eventi di questi giorni, pur nella loro comprensibile gravità, rischano di far passare in secondo piano problemi che rimangono gravissimi come le condizioni di vita nei paesi poveri del pianeta. Ecco allora che lanciare l?Advantage ethical enterprises fund, che oltre a selezionare gli investimenti secondo rigorosi criteri socio ambientali, destina il 25% dei capital gain a favore di organizzazioni non profit che realizzano progetti di solidarietà in questi paesi, significa mantenere i riflettori accesi su realtà che nel tumulto degli eventi possono passare in secondo piano Vita: Perché, a suo avviso, in Italia la finanza etica fa fatica a decollare? Garrone: Perché nel nostro sistema bancario c?è poca competizione. Fin quando la concorrenza resta scarsa, non c?è stimolo a diversificare l?offerta di prodotti finanziari per i risparmiatori. Vita: L?altra faccia della medaglia della finanza etica è la responsabilità sociale d?impresa. Come promuoverla? Garrone: I fondi di investimento socially responsible sono un ottimo strumento. Ma anche le banche dovrebbero fare la loro parte. Per esempio, quando svolgono le istruttorie per la concessione di un credito a un?impresa dovrebbero tener conto anche di parametri di impatto ambientale e sociale dell?attività che vanno a finanziare. Si genererebbe una indubbia spinta allo sviluppo sostenibile. E la stessa cosa vale per gli Stati. Le agenzie di rating, quando esprimono le loro valutazioni, dovrebbero considerare non solo indicatori quantitativi ma anche aspetti dello sviluppo legati alla qualità della vita. Vita: Tra i suoi colleghi imprenditori c?è la medesima sensibilità per questi temi? Garrone: Guardi, in occasione del convegno di Santa Margherita ho messo a lavorare sulle questioni dello sviluppo sostenibile un gruppo di giovani imprenditori che si sono talmente appassionati alla materia che ormai in associazione sono io a passare per il conservatore. Vita: Come spiega allora la differenza di sensibilità con i ?senior? di Confindustria? Garrone: Confindustria è più prudente, al riguardo, in termini di dichiarazioni perché è diversa la funzione che svolge. La nostra è quella di cercare di guardare più avanti rispetto alle esigenze dei problemi correnti, di prefigurare scenari, di sensibilizzare il sistema confindustriale su argomenti inediti. Confindustria deve invece negoziare con sindacati e Governo per ottenere le migliori condizioni affinché l?industria italiana possa svolgere al meglio le sue funzioni. Si pensi al gap strutturale tra Nord e Sud Italia e al rischio di veder svanire, per inefficienze amministrative, i circa 100 mila miliardi di lire di finanziamenti che l?Unione europea mette a disposizione del Mezzogiorno e sui quali, dal 2007, non potremo più contare perché andranno ai Paesi dell?Est. Sono punti come questi quelli sui quali Confindustria ha il dovere di esporsi con la massima visibilità. Ma le assicuro che non ci sono divergenze di vedute. C?è solo una differenza di accenti. Vita: Anche perché ormai tutti concordano sul fatto che la reputazione sociale e ambientale rappresenta per un?azienda un fattore strategico di sviluppo… Garrone: Proprio così. Di recente, a un convegno, un no global mi ha chiesto perché mai avessimo deciso di cavalcare l?onda dello sviluppo sostenibile. Io gli ho risposto con un battuta: perché ci conviene. Oggi lo sviluppo sostenibile incontra sempre maggiori consensi perché si è dimostrato, dati alla mano, che non è solo un fatto valoriale, ma una vera e propria fonte di business. Vita: Il Governo ha deciso di puntare sui fondi pensione. Ritiene che possano rivelarsi anch?essi un volano di responsabilità sociale? Garrone: Penso di sì. Il loro decollo produrrebbe molteplici effetti positivi in tal senso, favorirebbe innanzitutto la diffusione della finanza etica. Darebbe poi stabilità all?azionariato di molte imprese; irrobustirebbe il sistema finanziario; aumenterebbe significativamente il volume degli scambi in Borsa; porterebbe avanti istanze di equità nelle strategie aziendali. Bisogna però che il Governo voglia davvero procedere lungo questa direzione. Vita: Intanto il ministro Tremonti ha lanciato l?idea della A-tax. Cosa ne pensa? Garrone: Da quel poco che ho letto in questi giorni, la trovo un?idea eccezionale. Il valore di una tassa su un bene di consumo per finanziare progetti di solidarietà è duplice: da un lato evita che i Governi che finanziano le organizzazioni umanitarie abbiano un potere di ricatto nei loro confronti, dall?altro passa il concetto del finanziamento diretto dei cittadini alle buone cause.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA