Welfare

La 328 in frigorifero. La dis-assistenza

Servizi sociali. Che fine ha fatto la riforma approvata nel 2000? In Parlamento è stata battaglia tra Livia Turco e Grazia sestini

di Gabriella Meroni

Due paginette. La sottosegretaria Sestini si è presentata così in Parlamento per rispondere alle contestazioni su un anno di immobilismo del governo sulle politiche sociali. Io al posto suo sarei arrivata più preparata. Il ministro Maroni? Non ha nemmeno ritenuto farsi vedere. Eppure mi sarei aspettata che il ministro rispondesse a un ex ministro?». È inviperita, Livia Turco, ex ministro della Solidarietà. Inviperita e amareggiata per le risposte che ha ottenuto alla sua interpellanza al governo sulla 328, la legge-rivoluzione dei servizi sociali che nel 2000 modificò il sistema di prestazioni assistenziali italiane, fermo ai tempi di Crispi. In effetti, poco più di un anno dopo l?insediamento del governo Berlusconi, il ?bilancio sociale? dell?esecutivo è da profondo rosso. E la 328, che porta con sé una serie impressionante di provvedimenti (dal reddito minimo di inserimento, ai livelli minimi di assistenza, agli interventi a favore di minori, anziani, disabili e famiglie), è rimasta praticamente in un cassetto. E chi poteva accorgersene se non lei, Livia Turco, che in questa legge ha creduto, finanziandola con un apposito fondo sociale (prima inesistente), e ancora oggi è in grado di citarne interi articoli a memoria? Per questo il suo intervento alla Camera il 5 giugno, di fronte a Grazia Sestini, è stato appassionato. «Il ministro Maroni ha dimostrato di aver dimenticato e derubricato le politiche sociali dall?agenda del ministero del Welfare», ha esordito. Prima di passare in rassegna gli articoli che attendono di essere applicati: il 12 sulle professioni sociali, il 23 sul reddito minimo di inserimento, il 24 sulle invalidità, il 15 sugli anziani non autosufficienti. Non solo: il cuore della legge prevede che sia il governo a fissare gli standard minimi di assistenza, cioè le prestazioni dovute a tutti e sotto le quali non si può scendere. Un atto non ancora portato a compimento: «Se non mi viene fornita una risposta su tale aspetto, questa legge viene meno», spiega Turco. Stesso discorso per la relazione sul reddito minimo di inserimento, lanciato nel 1998 e oggi attivo in 306 Comuni grazie a un fondo da 430 miliardi di lire (stanziati dal centrosinistra) fino a dicembre. Su cosa succederà l?anno prossimo, c?è il buio. «Fino a quando il governo prenderà a pesci in faccia il Parlamento, rifiutando con arroganza di adempiere all?obbligo di relazionare su questo tema?», si chiede la Turco. «Possibile che da Massa Carrara, Reggio Calabria o Enna, dove il reddito minimo è una realtà, sia da tempo giunto un resoconto sui suoi risultati, e il ministero del Welfare taccia?». Leggendo la sua replica, Grazia Sestini ha provato a rintuzzare gli attacchi: «Il ministero sta lavorando con unicità e unitarietà di intenti. Ci sono molte commissioni al lavoro su diversi aspetti della legge, dalle professioni sociali all?informatizzazione, alla povertà». Già, la commissione povertà: è stata insediata ma non è stata convocata neppure una volta. Ora si attende di sapere quali risorse il ministero stanzierà nel Dpef e nella finanziaria, i veri banchi di prova delle intenzioni dell?esecutivo. Se per la finanziaria è presto, dalle indiscrezioni trapelate sul documento di programmazione economica (mentre scriviamo non è stato ancora presentato) non lasciano spazio all?ottimismo: si annunciano infatti tagli alla spesa sanitaria e nessun provvedimento decisivo sugli ammortizzatori sociali. Ad applicare la 328 ci hanno pensato finora le Regioni, che in maggioranza hanno messo a punto i piani sociali previsti dalla 328. Non solo quelle amministrate dal centrosinistra, ma anche altre, come ad esempio il Veneto. Un segnale del fatto che la legge ha radici sul territorio. Ma, evidentemente, non a Roma. Legge modello Approvata alla fine del 2000, è stata salutata come il sospirato riordino del sistema dei servizi sociali, istituiti nel XIX secolo da Crispi. Sinteticamente, la legge fissa obiettivi minimi di assistenza in diversi campi (handicap, minori, anziani, famiglia, malati, giovani ecc.) che dovranno essere raggiunti attraverso un sistema ?integrato?, con il concorso di enti locali, Stato e privato sociale, chiamato a fare la propria parte secondo il principio di sussidiarietà. A disposizione della 328 per il 2001 c?era un fondo da 760 miliardi di lire.


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