Mondo

La 25esima ora. Un poema a New York

Recensione del film "La 25esima ora" di Spike Lee.

di Giuseppe Frangi

Come si fa a non amare un?America così? Appena si accendono le luci in sala, dopo la proiezione dell?ultimo magnifico film di Spike Lee, abbiamo questa sensazione consolante: l?America è un Paese molto più grande e affascinante di quello che i filo americani vogliono venderci. La 25esima ora è la storia di uno spacciatore spacciato. Perso il processo, ha la sua ultima giornata di libertà prima di consegnarsi a sette anni di carcere. Nel primo tempo, Spike Lee avanza lentamente nella sua storia, tra flash back anche un po? spiazzanti: sembra di non capire. In realtà il regista ci ha già risucchiati nel clima di questa New York a nervi scoperti, fragile e insieme prepotente del dopo 11 settembre. Così, quando inizia il secondo tempo, siamo dentro. Palpitiamo per tutti gli istanti che trascorrono, nell?ansia di capire che cosa abbia davvero in testa Monty (uno stratosferico Edward Norton). Entrano in scena gli amici (pure bravissimi: Berry Pepper e Philip Seymour Hoffman). Ma anche loro, come noi, annaspano. Chi ha tradito Monty? E che ne sarà di lui? Alla fine capiremo che Monty sta marciando determinato sulla strada di un sogno: scappare e ricominciare. «Bastava poco e tutto questo avrebbe potuto non accadere», commenta una voce fuori campo sulle immagini del sogno. Ecco, Monty cercava quel poco.La storia ci dice che non lo ha trovato. Ma è davvero così?


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