Famiglia

La “pulce” nell’occhio

Un microchip che ridà la vista: è stato sperimentato con successo su un paziente che, cieco da 10 anni, per qualche minuto ha rivisto i colori del mondo

di Federico Cella

La ?pulce del miracolo?. È proprio lei, un microchip di tre millimetri per tre in grado di riattivare la retina, e quindi ridare la vista ai ciechi, la migliore scoperta tecnologica del 1998. Che in futuro potrà cambiare la vita a milioni di persone, così come l?ha già cambiata a Harold Chuchey, il pensionato francese di 71 anni, da dieci completamente cieco per una degenerazione della retina, che per qualche minuto ha rivisto il mondo. Precisamente per la manciata di secondi in cui il minuscolo circuito progettato da Mark Humayun, chirurgo dell?Istituto Jhon Hopkins di Baltimora, è rimasta appoggiata ai suoi occhi. È proprio Humayun ha spiegarci come funziona il ?miracolo?: «Per prima cosa il paziente infila degli occhiali speciali su cui viene montata una piccolissima protesi. Una specie di telecamera in miniatura che cattura le immagini circostanti e le converte in segnali elettronici inviati al microchip inserito nella retina umana. Qui essi vengono trasformati in impulsi elettrici e vanno a stimolare le cellule del nervo ottico che, infine, fornisce al cervello gli elementi necessari a ricostruire le immagini». Insomma, una scoperta eccezionale, che il suo scopritore precisa essere solo un prototipo, ma che concede ai non vedenti uno suardo ottimista verso il futuro.

Clessidra, l?ospedale virtuale
Ma anche in casa nostra, non mancano le novità tecnologiche a servizio dei disabili. Sono state presentate recentemente da Ilitec (vedi box) durante durante il seminario dedicato agli usili tecnici sviluppati nel corso del 1998. Ne abbiamo scelti tre, che ci sembrano di particolare interesse. Il Comitato nazionale Gigi Ghirotti ha presentato ?Clessidra?, un progetto che prevede servizi completi di assistenza domiciliare per i malati di cancro e che, a questo proposito, si propone di creare una rete tra tutte le associazioni italiane che già si occupano di assitenza ai malati, fornendo loro le strumentazioni telematiche più nuove e funzionali. Lo scopo del progetto è dunque quello di creare dei centri d?ascolto – veri e propri ospedali virtuali – che possano ricevere in tempo reale, tramite linea telefonica, tutte le informazioni mediche che riguardano il paziente in assistenza domiciliare e da cui potranno immediatamente attivarsi gli interventi sanitari più opportuni. Tramite rete Isdn, quindi, le associazioni nazionali saranno collegate tra loro, allo scopo anche di creare un database diagnostico che sia immediatamente sfruttabile dai singoli centri.

Maia, il computer tuttofare
Il progetto Maia (Multiple access input assistance) è, invece, il software sviluppato presso il Politecnico di Milano, con lo scopo di permettere a un disabile motorio di interagire con un computer in ambiente Windows usando i normali programmi in commercio, ma senza la necessità di una tastiera convenzionale. Maia è in sostanza un emulatore virtuale, che genera sullo schermo una tastiera con una possibilità di scelta praticamente infinita dei ?tasti? in essa contenuti, corrispondenti, per esempio, a singole lettere ?digitabili? tramite comando vocale o un qualsiasi emulatore di mouse, oppure a concetti associati a determinate funzioni del computer. L?interessante programma ha ovviamente molteplici possibilità di utilizzo per il disabile: la casa domotizzata, attraverso il controllo dei dispositivi domestici tramite il computer; l?uso della telefonia, tramite anche la possibilità di sintesi vocale (per i sordomuti); la scrittura per ciechi senza la necessità di una tastiera braille; il telelavoro. Una tipica applicazione di Maia, secondo i progettisti, è quindi quella del ?telepilotaggio? di una sedia a rotelle a motore, precedentemente collegata al computer portatile gestito dall?utente.
Infine, resta da sottolineare il pacchetto di progetti presentato al seminario di Ilitec dalle Ferrovie dello Stato, tesi al completo abbattimento di ogni barriera architettonica in ambito ferroviario.

Arrivano i treni senza barriere
Le soluzioni vanno da quelli già attuate o in fase di realizzazione, come le carrozze di tipo Z1 per il trasporto di non deambulanti in carrozzella oppure i treni regionali ad alta frequentazione attrezzati in modo da essere utilizzabili da persone con handicap sensoriali (pulsantiera in braille, segnali sonori e luminosi alle fermate), a quelli in sviluppo. In questa direzione vanno, per esempio, gli studi per un livellamento della distanza tra la banchina e il pavimento del treno, fino alle futuribili stazioni ferroviarie dotate di dispositivi Dts per comunicare con i non udenti o di sistemi di pilotaggio a infrarossi, per il libero trasporto degli utenti non vedenti.

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