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L’80% delle ragazze nigeriane sbarcate in Italia rischia di diventare vittima di tratta

Lo conferma un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, secondo cui il numero delle donne provenienti dalla Nigeria è aumentato da 1.500 nel 2014 a 11mila nel 2016

di Ottavia Spaggiari

Il sistema anti-tratta nel nostro Paese rischia il collasso. Ne avevamo già parlato a febbraio, raccontando come diverse donne, dopo aver fatto la scelta coraggiosa di scappare dai loro sfruttatori, devono mettersi letteralmente in fila per essere accolte dalle case di accoglienza, sommerse dalle domande.

Da un lato sempre meno fondi per le organizzazioni che si occupano di contrasto allo sfruttamento e dall’altro un incremento esponenziale del numero di donne che finiscono sulle nostre strade a fare le schiave.

Lo conferma anche l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Nel giro di tre anni, secondo l’OIM il numero delle potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale arrivate via mare in Italia è aumentato del 600 per cento. In particolare, il fenomeno riguarda circa l’80% delle ragazze approdate nel nostro Paese dalla Nigeria, il cui numero è passato da 1.500 nel 2014 a oltre 11.000 nel 2016.

Un aumento che è continuato anche in questi primi sei mesi del 2017 e che coinvolge ragazze sempre più giovani – spesso minorenni – che diventano oggetto di violenza e di abusi già durante il viaggio verso l’Europa.

“È una situazione che è andata peggiorando negli ultimi due anni per motivi diversi, primo tra tutti l’incremento degli sbarchi”. Aveva raccontato lo scorso febbraio a vita.it Marzia Gotti, Marzia Gotti, responsabile della prossimità territoriale di Lule, l’associazione che, con più di vent’anni di lavoro alle spalle, rappresenta una dei principali soggetti in nord Italia ad occuparsi di lotta al traffico di esseri umani e assistenza alle vittime di tratta. “Moltissime donne sono avviate allo sfruttamento dopo essere arrivate sulle nostre coste come profughe. In particolare negli ultimi due anni abbiamo registrato un aumento esponenziale delle ragazze nigeriane.”

Alla base dell’incremento, anche un cambiamento delle modalità di sfruttamento. A tenere le donne nigeriane legate al giogo degli sfruttatori, l’obbligo di ripagare il debito di viaggio a chi ha promesso di portarle in Italia per trovare una vita migliore. Un patto sancito con il valore sacro di un rito woodoo (credenza ancora popolarissima in diverse aree della Nigeria), impensabile da spezzare o non rispettare poiché, secondo la tradizione, chi non lo onora rischia la propria vita e quella dei propri cari.

Eppure, se fino a due anni fa, chi veniva fatto arrivare via mare si impegnava a pagare un debito di viaggio agli sfruttatori che si aggirava tra i 40 e i 60mila euro, oggi il debito è più basso, non supera i 30mila euro, “l’idea – secondo Marzia Gotti – è quella di abbassare la cifra ma portare in Italia più persone.

La stima secondo la quale l’80% delle ragazze nigeriane arrivate via mare in Italia è composto da potenziali vittime di tratta per sfruttamento sessuale è calcolata attraverso indicatori elaborati sul campo dall’OIM, proprio per identificare tempestivamente le vittime e segnalarle alle autorità competenti, in modo da avviare tempestivamente i meccanismi di protezione previsti dalla normativa italiana.

In allegato la ricerca OIM

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