Cultura

l nuovo Mark Twain? Si chiama Ahmadou Kourouma

Recensione del libro "Allah non è mica obbligato"

di Domenico Stolfi

Dopo il sorprendente Aspettando il voto delle bestie selvagge, storia romanzata di dittatori africani dalla decolonizzazione ai giorni nostri, la casa editrice E/o propone ai lettori italiani un altro romanzo, Allah non è mica obbligato (15 euro), di Ahmadou Kourouma, narratore della Costa d?Avorio atipico e spiazzante. Questa volta Kourouma segue le tracce del bambino-soldato Birahima, orfano di padre e con una mamma costretta da un?infezione a ?camminare sulle chiappe?, partito alla ricerca della zia alla quale è stato affidato. Un viaggio allucinante attraverso gli innumerevoli conflitti tribali, scatenati dai signori della guerra appoggiati e armati volta per volta da qualche potenza occidentale. Sierra Leone e Liberia sono gli inferni che questo Huck Finn di colore attraversa a pelle nuda, accompagnato da Yacuba, un losco uomo d?affari. Huck Finn? Ma cosa c?entra l?indimenticabile picaro di Twain con una povera creatura africana? C?entra eccome. Kourouma, infatti, racconta il viaggio di Birahima con l?occhio asciutto, preferendo un registro grottesco e iperbolico alla scontata commozione d?ordinanza, buona per lavare la cattiva coscienza con un?annaffiata di lacrime a buon mercato. Del resto, il sarcasmo è l?estrema risorsa stilistica di fronte all?indicibilità dell?orrore. Il grande satirico è il grande tragico. Vedi Beckett. Vedi Gadda. Vedi Kafka. Vedi, e non sembri un oltraggio al canone occidentale, il grande Kourouma.


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