Welfare
L’ idiota euforia:ecco il vero baco
Spesi tre milioni di miliardi di lire per il millennium bug quando con meno della metà si sarebbero potuti sfamare e curare 300 milioni di disperati. Qualcuno chiederà ragione di tutto ciò?
Nel mondo sono stati spesi tre milioni di miliardi di lire per sconfiggere il millennium bug e a pagina 14 il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti ci spiega, in una durissima lettera aperta agli esperti e alle varie commissioni governative che vi consiglio di leggere per intero, perché sono stati soldi utili solo ad arricchire i ricchi e sostanzialmente buttati via. Marescotti spiega come come ai rischi del “baco” fossero esposti solo pochi, vecchissimi e obsoleti pc e che comunque per scongiurare ogni guaio sarebbe stato sufficiente inserire nei programmi un semplice, elementare algoritmo. Per informare i cittadini sarebbe bastato un centesimo del budget destinato dal nostro Governo per una “scema” campagna pubblicitaria e per spesare una task force a Palazzo Chigi. Ora con tre milioni di miliardi di lire, anzi con meno della metà, si sarebbero potuti sfamare e curare 300 milioni di disperati per 10 anni. Qualcuno chiederà ragione di tutto ciò?
Negli Stati Uniti, raccontano le cronache di questi giorni, il più grande gruppo editoriale, la Time Warner e la più grande via d’accesso a Internet, Aol, si sono fusi creando un gruppo da 650 mila miliardi di lire. Il mondo “civile” festeggia, eppure basterebbero 100 miliardi per sconfiggere definitivamente la lebbra che oggi colpisce almeno 10 milioni di persone. Le borse mondiali festeggiano i loro trionfi, eppure uno dei più attenti analisti italiani mi scrive in un appunto personale: «È la Borsa oggi la vera e inattaccabile Casa Bianca del mondo. I prezzi sono troppo elevati? Ma è ovvio, proprio i prezzi folli dei listini Internet e tecnologici, danno la possibilità alle società più capitalizzate di riciclare gli enormi profitti della criminalità globale e di valorizzare i Pil dei Paesi occidentali». Eppure, scrive Sandro Calvani, sceriffo Onu per l’Asia, in un libro appena uscito (“Gli schiavi parlano”, ed. Manni): «Nel silenzio della grande stampa, della Tv e di Internet, ci siamo accorti che nel 1999 ci sono nel mondo milioni di schiavi. E contrariamente al passato, non piangono, non urlano, non cantano».
Lunedì 10 gennaio il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha per la prima volta consacrato una sua riunione a un problema sanitario: la lotta all’Aids in Africa. C’è un intero continente alla deriva con già 11 milioni di orfani, l’8% degli adulti sicuramente sieropositivi (ma quanti altri non censiti?) e una media-infezione di 10 persone al minuto nell’Africa subsahariana. Ma il risultato è stato deludente: uno stanziamento di 190 miliardi di lire.
C’è da chiedersi quali ragioni fondino oggi le speranze di chi vuole continuare a lottare per un mondo più giusto. Una buona risposta l’ho trovata in un articolo di Erri De Luca: «Da quando la guerra è ritornata in Europa si è potuta dispiegare una grande forza di intralcio all’odio, una grande energia di smentita dei sentimenti di impotenza di fronte al male che gli uomini si infliggono. È stato il libero intervento di persone di buona volontà, i volontari che si sono intrufolati a migliaia nelle molte guerre di Bosnia e del Kosovo (si veda la storia dei volontari dello Sprofondo a pag. 12, ndr), facendo materialmente e minuziosamente gesti di fraternità, l’unica mossa che offende l’odio, lo umilia nella sua pretesa di avere un movente e lo riduce a vanità di devastazione. Non aver lasciato quei luoghi di guerra alla sola potenza delle armi è stata un’intensa esperienza del contropotere della fraternità, della sua efficacia, della sua capacità di ramificazione nell’amicizia».
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