Economia
L impresa sociale dà la scalata allEuropa
Il presidente della confederazione delle coop europee, che dà voce a 1,3 milioni di lavoratori, detta la linea. Intervista a Felice Scalvini.
Alla conferma manca solo l?atto formale, ma il consenso espresso da
tutte le organizzazioni cooperative europee non lascia spazio a incertezze. Il presidente uscente Felice Scalvini guiderà per i prossimi quattro anni Cecop, la confederazione europea delle coop di produzione lavoro, sociali e delle imprese partecipate cui aderiscono 37 organizzazioni nazionali e regionali, in rappresentanza di 83mila imprese e 1,3 milioni di lavoratori. Le coop europee si sono date appuntamento, per il secondo congresso, il 14 e il 15 maggio a Nantes.
Vita: Quale sarà l?obiettivo principale di Cecop per i prossimi quattro anni?
Felice Scalvini: Sviluppare uno spazio economico per la cooperazione sociale e per quella del lavoro dentro le dinamiche sociali ed economiche dell?Unione europea, ponendo particolare attenzione ad altri settori della cooperazione: da quella bancaria a quella dei consumatori passando per quella agricola; e alle forme di imprenditoria sociale che stanno germinando in Europa. Cercheremo di favorire il dialogo tra cooperative dei diversi Paesi per far tesoro delle esperienze più significative.
Vita: Da poco 10 Stati si sono uniti all?Ue. Cosa cambia?
Scalvini: Quella dei nuovi Paesi aderenti è una sfida cui Cecop lavora da tempo: da cinque anni abbiamo una sede distaccata a Praga. Questi Paesi hanno bisogno del movimento cooperativo, che sconta però un handicap grave: quello di essere stato uno strumento utilizzato dai regimi comunisti. In Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia sono stati fatti significativi progressi. Abbiamo inoltre rapporti anche con la cooperazione di Romania e Bulgaria e puntiamo di arrivare presto a collaborare con quella dei Paesi Balcanici.
Vita: Quali sono le esperienze più significative del movimento
cooperativo internazionale?
Scalvini: Difficile sintetizzarle in pochi casi!
Vita: Ci provi…
Scalvini: In Giappone, una parte consistente della spesa farmaceutica delle famiglie passa attraverso cooperative di consumo che gestiscono le farmacie e acquistano direttamente dai produttori, ottenendo risparmi notevoli. Negli Usa ci sono cooperative di consumo che acquistano l?energia elettrica direttamente dai produttori, e lo stesso avviene in realtà a noi più vicine, come la Spagna. Nei Paesi scandinavi ci sono distributori di benzina gestiti da cooperative di utenti. In Sud America interi villaggi hanno dato vita a cooperative miste di produzione lavoro e sociali, riuscendo così a lenire la povertà.
Vita: Qual è la tipicità e la forza del movimento cooperativo italiano?
Scalvini: Senz?altro la sua intersettorialità, cioè l?essere presente in molti campi dell?economia, e la capacità di far convergere le forze dell?intero movimento per affrontare le questioni che coinvolgono tutte le
cooperative.
Vita: Il ddl sull?impresa sociale è ancora in Parlamento e sembra che il ministero dell?Economia e il Tesoro abbiano sollevato obiezioni che rischiano di ritardarne l?iter. Si corre il rischio di dover attendere la
prossima legislatura?
Scalvini: Al ministero desta preoccupazione la copertura finanziaria. Un problema poco comprensibile: il ddl, infatti, prevede che il governo possa, non debba, prevedere delle agevolazioni per le imprese sociali. Bisogna arrivare al più presto a introdurre nel Codice civile questa nuova forma di impresa. I profili fiscali potranno essere discussi in seguito.
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