Formazione

L’Unione si dà un esercito. Ma per far cosa? Euro Army, sì o no

L’Eu-esercito ufficialmente nascerà solo nell’aprile 2004. Ma è già sperimentato in Macedonia. Sarà di 100mila uomini. E punterà al peace keeping.

di Redazione

Lo chiamano esercito europeo ma tecnicamente si tratta di una forza di reazione rapida in grado di schierare contemporaneamente 60mila uomini (con una disponibilità complessiva di oltre 100mila soldati, 100 unità navali e 400 aerei da combattimento). Non esisterà però, materialmente, una caserma centrale europea. Al contrario, le singole Forze armate nazionali metteranno a disposizione di Bruxelles uomini e mezzi da impiegare sotto la bandiera continentale in caso di missioni umanitarie e in presenza di crisi e instabilità. La prova in Macedonia Un progetto, pensato già nel 1999 sull?onda delle esperienze acquisite durante le guerre nei Balcani e in Kosovo, ma definitivamente concepito con la Dichiarazione d?impegno delle capacità militari firmata dai Quindici il 20 novembre 2000 nella capitale belga. Il progetto diventerà operativo sotto il comando dell?attuale capo di Stato maggiore italiano, generale Rolando Mosca Moschini (una nomina salutata da un applauso bipartisan e che potrebbe presto fare il paio con l?assegnazione dei comandi Nato al ministro Antonio Martino) a partire dall?aprile 2004. In Macedonia, da più di un mese, si stanno facendo le prove generale. La missione Nato Allied Harmony, infatti, dal primo aprile ha passato il testimone all?operazione Concordia, targata Ue, cui l?Italia partecipa con un contingente di 25 militari, impegnati al mantenimento della stabilità nel Paese balcanico. Secondo gli accordi del 2000, Roma dovrà però garantire alla Casa europea un contingente di 20mila soldati, 12mila dei quali destinati al pronto impiego; 19 navi, 47 aerei da combattimento e 150 carabinieri completano il contributo italiano alla Difesa continentale. Venendo agli altri partner, la Francia parteciperà al progetto con il nostro stesso peso, mentre la Gran Bretagna dovrebbe attestare la propria quota sui 19mila soldati e la Germania sui 17mila. La mission di questo progenitore di un vero e proprio esercito europeo, “è l?intervento al di là delle frontiere comuni per evitare che possano sorgere conflitti, per aiutare altri popoli”, come ricorda in un?intervista al quotidiano spagnolo El Paìs, Javier Solana, alto rappresentante della Politica estera e della Sicurezza comune della Ue, che aggiunge: “Il nostro continente si deve comunque presentare al mondo come una potenza civile con mezzi militari, e non come una potenza militare”, il che significa la rinuncia a rincorrere gli Stati Uniti “in una competizione che non ci interessa”, conclude Solana. Primo: peace keeping Secondo i membri dell?Europarlamento, fra gli obiettivi della Difesa del Vecchio Continente ci sono, oltre alle missioni di natura umanitaria e di peace keeping, “la prevenzione dei conflitti, le operazioni congiunte di disarmo, la consulenza e l?assistenza militare, la stabilizzazione contro le guerre e la lotta contro il terrorismo”, come dice la risoluzione del Parlamento europeo del 10 aprile scorso, che spiega anche come questo passo si sia reso necessario per far primeggiare i valori e gli interessi europei, non solo quelli economici, e per evitare che all?Unione non resti che occuparsi degli affari della pace, mentre gli americani faranno le guerre.


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