Non profit

L’ora di Guglielmo, il riformista

Come sarà la Cgil di Epifani? Su Vita magazine in edicola. Parla il successore di Cofferati. In anteprima stralci dell’intervista

di Ettore Colombo

(..) La sua sarà una Cgil diversa. Magari lo aiuterà anche il suo retroterra cattolico. «Giessino», a esser precisi. Militava in Gioventù studentesca Guglielmo Epifani (classe 1950), il movimento di don Luigi Giussani. Viene da una famiglia di cattolici militanti, Epifani, non se ne vergogna: «Mio padre era l?organista della chiesa di San Francesco ad Assisi». «Ho frequentato più oratori che sezioni», ride. «E, attraverso le parrocchie, le borgate, le periferie. Prima a Milano, poi a Roma». «Lì mi sono iscritto alla facoltà di Filosofia e mi sono laureato in storia, materia di cui sono diventato docente. È stato proprio lo studio delle origini del movimento socialista a farmi incontrare il marxismo e ad allontanarmi dal cattolicesimo. Oggi sono agnostico, ma con un profondo senso di rispetto per la fede». L?imprinting, del resto, è rimasto: «Ho militato prima nella gioventù socialista e poi nel Psi, mantenendo sempre buoni rapporti con i socialisti cattolici: persone come Gennaro Acquaviva». Una storia personale davvero singolare, quella di Epifani, che, anche quando è entrato nella Cgil, ha seguito un cursus honorum ancora più diverso e lontano da quello del sindacalista comunista tipo, assumendo prima l?incarico di capo dell?ufficio vertenze e poi quello di esperto dell?editoria. Ha sempre avuto un occhio attento al Terzo settore, area che dentro la Cgil non è mai stata amata. (?) Certo è che Epifani, a differenza di Sergio Cofferati, non viene dal Pci. O da uno dei suoi derivati. Già questo basterebbe. A capire cioè che la Cgil del futuro, nonostante la proroga che il settennato del Cinese ha ottenuto dalla segreteria ?allargata? e che durerà fino al 21 settembre, a causa del riesplodere del ?caso Biagi? e delle «accuse infamanti ad esso conseguite», sarà diversa, molto diversa da quella del passato. Sentite le linee del programma che Epifani anticipa a ?Vita?. «Per noi le politiche di solidarietà sono centrali. Ogni persona è un?individualità, con le sue caratteristiche e che fa le proprie scelte. Vanno rispettate le sensibilità di ognuno e favorite in quanto c?è di difesa e tutela degli interessi generali, in loro». E i rapporti col non profit in passato contraddittori? Epifani li vede così: «Occorrono nuove attenzioni, specialmente verso i giovani e gli anziani, le fasce più a rischio tra i non garantiti. Ecco perché abbiamo sviluppato una contrattazione sociale territoriale, ad esempio a favore e in difesa delle persone non autosufficienti, verso le quali l?aiuto concreto e solidale delle nostre ?pantere grigie? del sindacato pensionato, cioè lo Spi-Cgil, è forte e autorevole. Ma anche il lavoro con gli enti locali e con le nostre strutture territoriali, le Camere del lavoro, è di primissimo piano. Un lavoro che punta al reinserimento delle persone in difficoltà, a ottenere per loro la parità dei diritti e nel trattamento, e naturalmente un lavoro di frontiera per quanto riguarda l?accoglienza dei lavoratori immigrati ed extracomunitari». In questo caso, ma non solo in questo, spiega Epifani, il lavoro che svolgiamo è in stretto accordo e raccordo con le comunità ecclesiali e con la Caritas, in primis. Un lavoro forte che punta ad aumentare il livello culturale e la sensibilità sociale dell?intera società. «Puntiamo, anche in questo campo, al passaggio netto e radicale da un sindacato ideologizzato a un sindacato che fa». Anche nel campo delle politiche per la famiglia e del ?fiscal drag? l?impegno della Cgil, per il futuro, c?è tutto, in special modo per i nuclei familiari più numerosi, assicura Epifani. «Siamo molto attenti ai problemi delle famiglie e, anche su questo fronte, abbiamo lavorato d?intesa con la società civile, con i passati governi dell?Ulivo e con Cisl e Uil: negli ultimi cinque anni alle famiglie numerose sono stati trasferiti dal lavoro dipendente 1.500 miliardi di lire. Non mi sembrano cifre da poco. Poi, certo, per noi famiglia vuol dire anche ?famiglie di fatto??». (?) L?intervista integrale e sorprendente su Vita in edicola da domani


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