Non profit
LOnu oltre le macerie
L'editoriale di Giuseppe Frangi sul difficile avvenire delle Nazioni Unite nel XXI secolo.
“Non lasciateli fermare la missione”. Sono le ultime parole pronunciate il 19 agosto scorso da Viera de Mello, l?alto Commissario per i diritti umani, morto a Bagdad sotto le macerie del palazzo dell?Onu devastato da un attentato..Sono parole che giustamente, e con un accento commosso, Sandro Calvani ha rievocato la scorsa settimana davanti a mille quadri delle Acli, riuniti a Orvieto per il loro annuale convegno di studi.
Calvani, che oggi dirige il Centro regionale dell?Onu per la lotta alla droga a Bangkok, era amico personale di Viera de Mello. Ma non gli premeva ricordare l?amico, bensì ribadire l?importanza di quel suo ultimo messaggio.
“Non lasciateli fermare la missione vuol dire che c?è spesso qualcuno che cerca di fermare le missioni delle Nazioni Unite, di non farle nemmeno partire”, ha spiegato Calvani. Perché invece è così importante che le Nazioni unite possano svolgere il loro compito? “Perché sempre più spesso le missioni portano delle persone disposte ad accompagnare la speranza di un popolo per ricominciare ad ascoltare gli altri, ad ascoltare se stesso”.
È bello e umano questo accenno che rimanda alle prime righe dello statuto delle Nazioni Unite: “Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra?”. Ci piace ricordarle a due anni da quel fatto tragico dell?11 settembre 2001, che sembra aver cancellato dalla memoria dei potenti il valore e l?efficacia di un simile proposito, sottoscritto da tutti i Paesi della terra.
La scadenza di questo anniversario ci presenta un orizzonte di macerie, molto lontano dall?afflato di quelle parole.
Ma che cosa possiamo fare noi, così impotenti davanti alla determinazione cieca di chi in un modo o nell?altro vuole “fermare la missione”. In che modo la nostra azione può incidere davanti a scelte come quelle dei terroristi kamikaze, che ubbidendo a chissà quale disegno consegnano la storia alla guerra? E che fare davanti al Paese più grande e ricco della terra che sceglie di sperperare le sue ricchezze nel rendere sempre più potente il proprio apparato distruttivo?
Eppure quelle ultime parole di De Mello ci interpellano e in un certo senso accendono una speranza che ci riguarda. Che ci spinge all?impegno quotidiano, alla convinzione che un mondo diverso inizia dentro il fortino inviolabile della nostra coscienza. Del resto Sandro Calvani ha concluso il suo intervento proprio con queste parole: “Continuate voi con noi la testimonianza quotidiana della speranza, prima che finisca sotto le macerie della disperazione”.
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