Mondo

L’Onu deve rivedere il suo ruolo in Iraq entro il 15 giugno

Lettera appello agli ambasciatori dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di una ventina di associazioni internazionali, tra cui l'italiana Tavola della Pace

di Paolo Manzo

Arab Commission for Human Rights
ARENA (Asian Regional Exchange for New Alternatives)
Center for Constitutional Rights
Economists for Peace and Security
Former UN Humanitarian Coordinators in Iraq
Global Exchange
Global Policy Forum
Hague Appeal for Peace
Institute for Policy Studies
Instituto del Tercer Mundo
International Association of Democratic Lawyers
International Center for Law in Development
International Federation for Human Rights (FIDH)
International Women?s Tribune Center
Iraq Analysis Group
Justitia Universalis
Lawyers’ Committee on Nuclear Policy
Mennonite Central Committee
Middle East Research and Information Project
PLATFORM
Protection of Human Rights Defenders in the Arab World
Southern Africa Human Rights NGO Network
Tanzania Chapter
Tavola della Pace
UN Association of Australia
United Methodist Church
Women’s International League for Peace and Freedom

Agli Ambasciatori
dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell?ONU

Egregio Signor Ambasciatore,
la risoluzione 1637 richiede al Consiglio di Sicurezza di sottoporre a revisione il mandato della Forza Multinazionale (FMN) presente in Iraq entro il 15 giugno 2006. La risoluzione inoltre richiede di sottoporre a revisione l?operato del Fondo per lo Sviluppo dell’Iraq (FSI) e dell?Ente Internazionale di Consulenza e Monitoraggio (EICM).

Vi scriviamo per chiedere al Consiglio di condurre una rigorosa e accurata revisione di queste questioni, usando gli strumenti del diritto internazionale e del controllo finanziario che noi comunità internazionale ci aspettiamo siano applicati. Come sapete la FMN è accusata di severe violazioni del diritto internazionale. Il FSI e il programma di ricostruzione sono stati accusati di corruzione e illeciti. Questi sono fatti estremamente gravi e il Consiglio deve vagliarle e agire di conseguenza.

Alla vigilia della revisione da parte del Consiglio attiriamo l?attenzione sui seguenti temi:
1. Detenzione e Sistema Carcerario
La FMN ha detenuto migliaia di prigionieri iracheni per lunghi periodi senza che fossero formalizzate accuse nei loro confronti o fossero sottoposte ad un processo.
Alla grande maggioranza di questi prigionieri sono stati negati i diritti fondamentali come i contatti con i propri avvocati e familiari. La FMN ha negato alle organizzazioni di tutela dei diritti umani il contatto con i prigionieri e l?accesso alle prigioni. La MNF, avrebbe anche negato al Comitato Internazionale della Croce Rossa il libero accesso ai prigionieri. Secondo le Nazioni Unite la FMN aveva in custodia quattordici mila prigionieri nelle quattro maggiori prigioni, nonché nei molti centri di detenzione locale. Sempre secondo le Nazioni Unite, inoltre il Governo iracheno ha in custodia quindici mila prigionieri, e molte fonti confermano che questi prigionieri sono anch?essi trattenuti senza che siano formalizzate accuse o che siano sottoposti a processo e spesso vengono tenuti in condizioni deplorabili. Nonostante le numerose proteste da parte delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani e da parte di rappresentanti dell?ONU, la FMN ha agito continuato agendo così per più di tre anni e ha fatto ben poco per mitigare le violazioni del Governo iracheno. Queste sono chiare violazioni del Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966).
2. Abusi sui prigionieri e tortura
In molte prigioni e centri di detenzione, le forze della FMN hanno sottoposto i prigionieri a trattamenti crudeli, degradanti e inumani definiti da organizzazioni di tutela dei diritti umani come atti di tortura. I soldati e il personale incaricato degli interrogatori hanno sottoposto i prigionieri iracheni ad una serie di maltrattamenti sia fisici che psicologici, ivi inclusi pestaggi ripetuti e prolungati, incappucciamenti, immersioni in acqua, nudità forzata, abusi sessuali, privazione del sonno, soffocamenti, shock elettrici, minacce con cani e altre forme di umiliazione. I casi di tortura nella prigione di Abu Ghraib sono ormai noti in tutto il mondo. Malgrado le rassicurazioni da parte della FMN che queste pratiche siano cessate, fonti estremamente credibili rilevano che questi trattamenti illegali continuano. Amnesty International ha recentemente riferito di prigionieri detenuti in Iraq dagli stati Uniti d?America in ?condizioni che possono essere considerate equivalenti alla tortura? Amnesty inoltra riporta che la tortura e gli abusi sono comunemente praticati nelle prigioni e nei centri di detenzione controllati dal governo iracheno.
Sempre secondo Amnesty, la FMN trasferisce i prigionieri alle autorità irachene ?ben sapendo? che verranno sottoposti a torture durante gli interrogatori. Queste sono chiare violazioni della Convenzione ONU contro la tortura (1985), della Convenzione dell?Aia (1907) e della Convenzione Ginevra (1949).
3. Uso di armi illegali, indiscriminate e particolarmente devastanti
La FMN ha fatto uso di armi illegali, indiscriminate e particolarmente devastanti proibite dalle convenzioni internazionali o largamente considerate inaccettabili e inumane.
La FMN ha usato il MK-77, un arma simile al napalm, nonché munizioni al fosforo bianco. Queste sono state usate direttamente contro obiettivi al suolo in aree densamente popolate, con un?altissima probabilità di avere effetti anche sulla popolazione civile. Queste armi sono estremamente crudeli ? si attaccano alla pelle e bruciano vive le persone colpite. Colpiscono indiscriminatamente e hanno bruciato vivi molti civili innocenti, inclusi donne e bambini. Sono vietate per questi usi dal III protocollo della convenzione sulla proibizione o la limitazione dell’uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (1980). Durante l?invasione del 2003, le truppe della coalizione hanno anche fatto uso di armi all?Uranio Impoverito e di Cluster Bomb. Le cluster bomb rimangono parzialmente inesplose che in seguito causano ferimenti e morti di civili quando esplodono in aree popolate. Si crede che la polvere che rimane nell?area dopo l?uso di armi all?Uranio Impoverito causi, nel lungo termine, effetti dannosi per la salute umana. Molti considerano che una o ambedue di questo tipo di armi violino la messa al bando delle armi capaci di causare mali superflui o sofferenze inutili contenute nel I° Protocollo della Convenzione di Ginevra.
4. Attacco ai Centri Abitati e Uso di Tecniche di Assedio
Il Consiglio di Sicurezza ha insistito sulla protezione delle popolazioni civili nei conflitti armati. Ma la FMN ha più volte attaccato centri ad alta densità abitativa, facendo uso di bombardamenti aerei e terrestri e di armamenti pesanti. Oltre alle due offensive contro la città di Fallujah nel 2004, vi sono stati attacchi ad altre città incluse al-Qaim, Tal Afar, Samarra, e Najaf. Queste operazioni, che sembrano continuare, hanno prodotto numerose vittime civili e distruzioni massicce delle infrastrutture urbane. Trasformando grandi percentuali della popolazione in rifugiati ? sono quasi 200,000 i rifugiati nel caso di Fallujah. Durante queste operazioni, la FMN avrebbero tagliato l?accesso a risorse indispensabili come l?acqua e le forniture mediche ? di fatto applicando tattiche di assedio chiaramente proibite dall?Articolo 14 del Secondo Protocollo della convenzione di Ginevra ? e non hanno rispettato la neutralità delle strutture mediche. Questi atti sono chiaramente proibiti da numerosi articoli delle Convenzione di Ginevra (1949).
5. Irregolarità nelle spese e mancanza di una adeguato controllo del Fondo per lo Sviluppo dell?Iraq
Nel maggio del 2003, il Consiglio di Sicurezza istituì il Fondo per lo Sviluppo dell?Iraq nell?ambito della risoluzione 1483 e le Nazioni Unite vi versarono più di 9.978 miliardi di $. Il Fondo venne inoltra alimentato da capitali che erano stati congelati e fu regolarmente alimentato dai ricavati delle vendite del petrolio iracheno. Anche se sotto controllo o influenza della coalizione/FMN una larga parte dei fondi sono stati erogati dopo di che se ne sono perse le tracce. Le indagini da parte dei contabili del governo americano hanno rivelato che molti contratti erano stati assegnati senza gara di appalto. In alcuni casi le irregolarità individuate dalle agenzie di certificazione di bilancio sono veri e propri furti. Altri tipi di irregolarità come contratti strutturati in modo da poter essere assegnati solamente ad una azienda, mancanza della documentazione adeguata, la maggiorazione eccessiva dei prezzi, pagamento di tangenti, spese inspiegabili e non documentate sono state rilevate a più riprese dalle agenzie di certificazione di bilancio incluso l?Ente Internazionale di Consulenza e Monitoraggio e l?Ispezione Generale per la Ricostruzione Irachena. In uno scandalo recentemente reso pubblico, delle 150 cliniche previste da un contratto solamente 6 erano state effettivamente realizzate per un totale di 186 milioni di $ spesi. La FMN ha permesso che si creasse un ambiente in cui la corruzione si è sviluppata al di fuori da qualunque controllo. Oggigiorno la dispersione dei fondi del FSI è leggendaria. È inoltre da segnalare che vengono sottratto anche petrolio dai canali ufficiali di distribuzione e viene poi esportato in larghi quantitativi, lasciando il FSI con introiti minori del previsto erosi dalla corruzione. La Convenzione ONU contro la Corruzione (2003), recentemente entrata in vigore, si occupa di molti di questi temi.
6. Fallimento nella protezione del Patrimonio Culturale
Malgrado i numerosi appelli di gruppi che si occupano della protezione del patrimonio culturale, la coalizione non è riuscita a proteggere l?inestimabile patrimonio culturale iracheno durante le prime settimane dell?invasione e della guerra. La Biblioteca Nazionale è stata severamente danneggiata dal fuoco e molti dei suoi archivi sono andati distrutti. Gli sciacalli hanno rubato numerosi oggetti appartenenti al Museo Nazionale. Sempre gli sciacalli hanno distrutto edifici storici e manufatti, infine sono responsabili anche del saccheggio dei siti archeologici non protetti. In seguito la FMN ha costruito una base militare sopra il sito archeologico dell?antica città di Babilonia, danneggiando gravemente il sito. La FMN non è stata in grado di migliorare efficacemente la protezione dei siti di importanza culturale. Le attività di ricostruzione e restauro sono state minime. Ma è soprattutto importante notare come il tragico ed evitabile saccheggio dei siti archeologici iracheni (tra i più importanti del mondo) continua ancora adesso. Questi azioni sono proibite dalla Convenzione del Patrimonio Mondiale (1972).
7. Impunità
Lo stato di diritto non può funzionare in un regime di impunità. Il Consiglio di Sicurezza ha affermato l?importanza dello stato di diritto e della fine del regime di impunità, come strumenti di un percorso di pace e riconciliazione. Ciononostante la FMN ha preteso una quasi totale impunità per le proprie forze, per il personale responsabile della sicurezza, per i militari stranieri e per i contractors, e perfino per le aziende petrolifere che sono presenti in Iraq. Il governo iracheno e la popolazione non hanno virtualmente nessun ricorso legale. Gli Stati Uniti d?America e gli altri paesi membri della FMN hanno finora ammesso solo una limitata responsabilità legale in pochissimi casi flagranti di tortura o di gravi malefatte finanziarie, ma finanche nei casi di tortura, solo pochi casi sono stati oggetto di indagini e sono risultati in processi, come evidenzia un rapporto di Human Rights Watch, Human Rights First e la NYU School of Law. Gli ufficiali in commando sono rimasti completamente al riparo dalla legge. Siccome i membri della FMN citano il mandato affidato loro dal Consiglio (Risoluzioni 1483, 1511, and 1546) come base legale per le loro azioni, il Consiglio ha dunque una particolare responsabilità per quanto riguarda queste pratiche di impunità.

In conclusione, noi chiediamo al Consiglio di Sicurezza di sottoporre ad una accurata e completa revisione il mandato della FMN. Il Consiglio dovrebbe almeno stipulare specifici standard di comportamento per la FMN per conformare il suo operato con il diritto internazionale. Per esempio il Consiglio potrebbe insistere perché ai prigionieri vengano formalizzate le accuse in breve tempo oppure vengano liberati; potrebbe imporre che tutte le strutture di detenzione siano aperte all?ispezione del CICR e delle organizzazioni di tutela dei diritti umani; potrebbe proibire gli attacchi a centri abitati: potrebbe impedire l?uso di armi che possono essere considerate dannose e aventi effetti indiscriminati; potrebbe insistere sul fatto che vi sia una adeguata protezione dei siti del Patrimonio Culturale; potrebbe fissare elevati standard anti-corruzione e farli rispettare rigorosamente; potrebbe imporre una completa messa al bando della tortura e degli abusi; infine potrebbe ricercare le strade per mettere fine al regime di impunità.

Noi crediamo che sia venuto il tempo in cui il Consiglio di Sicurezza si assuma le proprie responsabilità, discuta approfonditamente questi punti nel quadro del diritto internazionale, si consulti con la comunità internazionale e riconsideri sostanzialmente, sottoponga a revisione o metta fine al mandato che ha affidato alla FMN.

Distinti Saluti
Violette Daguerre
President
Arab Commission for Human Rights

Agnes Khoo
Executive Director
ARENA (Asian Regional Exchange
for New Alternatives)

Peter Weiss
Vice-President
Center for Constitutional Rights

Lucy Law Webster
Board Member and UN Observer
Economists for Peace and Security

Denis J. Halliday
Former UN Assistant Secretary
General and UN Humanitarian
Coordinator in Iraq 1997-98

Hans von Sponeck
Former UN Assistant Secretary
General and UN Humanitarian
Coordinator in Iraq 1998-2000

Medea Benjamin
Co-Founder
Global Exchange

James A. Paul
Executive Director
Global Policy Forum

Cora Weiss
President
Hague Appeal for Peace

Phyllis Bennis
Director New Internationalism
Project
Institute for Policy Studies

Roberto Bissio
Director
Instituto del Tercer Mundo

Jeanne Mirer
Secretary General
International Association of
Democratic Lawyers

Clarence Dias
President
International Center for Law in
Development

Sidiki Kaba
President
International Federation for Human
Rights (FIDH)

Vicki Semler
Executive Director
International Women?s Tribune
Center

Rachel Laurence
Senior Researcher
Iraq Analysis Group

Rachid Mesli
President
Justitia Universalis

John Burroughs
Executive Director
Lawyers’ Committee on Nuclear
Policy

Robb Davis
Executive Director
Mennonite Central Committee

Chris Toensing
Executive Director
Middle East Research and
Information Project

Greg Muttit
Researcher
PLATFORM

Haytham Manna
President
Protection of Human Rights
Defenders in the Arab World

Rehema Kerefu
National Coordinator
Southern Africa Human Rights
NGO Network, Tanzania Chapter

Flavio Lotti
National Coordinator
Tavola della Pace

John Langmore
National President
UN Association of Australia

Else M. Adjali
NGO Representative to the UN,
Global Ministries
United Methodist Church

James E. Winkler
General Secretary, General Board of
Church and Society
United Methodist Church

Regina Birchem
International President
Women’s International League for
Peace and Freedom

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