Politica

L’Onu, comunque una casa di tutti

Saggi. La crisi di Palazzo di Vetro spiegata da Paolo Mastrolilli

di Paolo Manzo

Per scoprire l?altra faccia delle relazioni diplomatiche ci sono due possibilità. Una è vincere il concorso per entrare in diplomazia e, quindi, studiare con dettaglio di particolari il Di Nolfo (Storia delle relazioni internazionali) e il Duroselle (Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni), i due testi sacri che coprono il periodo storico da Versailles ai giorni nostri. L?altra, più alla portata di tutti perché scritta in punta di penna e con una ricchezza non comune di testimonianze e ritratti inediti, è la lettura de Lo Specchio del Mondo di Paolo Mastrolilli che, dopo una laurea alla Columbia University oggi è corrispondente da New York della Stampa e di Radio Vaticana. Nonostante il sottotitolo tracci un limite preciso all?opera di Mastrolilli (Le ragioni della crisi dell?Onu), nel libro il Palazzo di Vetro è centrale in quanto snodo di tutte le grandi crisi post seconda guerra mondiale e non perché struttura a se stante. Per il giornalista de La Stampa, infatti, l?Onu è vittima di un grande equivoco che spiega la crisi di cui spesso lo si accusa da più parti: «Il Palazzo di Vetro non è l?onnipotente supergoverno del mondo che la sinistra invoca e la destra aborrisce, con poteri autonomi di intervento e soluzione delle crisi. È soprattutto un punto d?incontro dove i 191 Paesi del pianeta discutono, e possibilmente risolvono, i loro problemi». La cosa più bella di questo libro, tuttavia, è forse la possibilità di trovare tanti dettagli capaci di illuminare con un?altra luce anche frangenti storici. Mastrolilli ci ricorda che quando Colin Powell, il 5 febbraio 2003 cercò di dimostrare il pericolo delle armi di distruzione di massa di Saddam attraverso ricostruzioni grafiche (improbabili), cercava invano di ripetere il celeberrimo show con cui Stevenson, l?ambasciatore statunitense all?Onu, colse in castagna il suo omologo sovietico Zorin con le fotografie delle basi missilistiche a Cuba. Per non dire delle avventure dell?inviato personale di Perez de Cuellar, Giandomenico Picco durante la sua missione in Libano, quando venne rapito dai terroristi Hezbollah o degli scambi di opinione a 10mila metri di quota tra l?allora ministro degli Esteri, Beniamino Andreatta (era il 93) e l?ambasciatore all?Onu, Francesco Paolo Fulci, che riuscì a convincere il primo sull?opportunità di battagliare per impedire che Germania e Giappone ottenessero un seggio permanente in Consiglio di sicurezza. Un problema che, sottolinea Mastrolilli, l?Italia fronteggia anche oggi.


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