Welfare

L’odissea dei nostri “paisani”. Cittadini di serie Baires

La storia di un emigrante che rischia la vita per la mancanza di medicinali essenziali. Un patronato, il Sias, che si batte per difendere i diritti dei nostri concittadini meno abbienti.

di Paolo Manzo

Buenos Aires, agosto Rodolfo è un uomo di 77 anni. Abita in un appartamento che si affaccia su Avenida Rivadavia, arteria centrale e pulsante di Buenos Aires. A un passo da Plaza de Mayo. Nonostante sia qui da oltre 50 anni, Rodolfo è ancora cittadino italiano, con tanto di passaporto. Non ha mai accettato la legge che introdussero i governanti locali per cui, se volevi la cittadinanza argentina, dovevi rinunciare a quella italiana. Per sempre. La sua è una storia emblematica. Arrivato qui nel 1947, ha cambiato parecchi lavori, tanto che il suo curriculum scritto su un papiro è più alto di me, quando me lo srotola tutto davanti, orgoglioso: tornitore, cameriere, scaricatore ai mercati generali, di nuovo cameriere, aiuto cuoco, gelataio, imprenditore e, a 73 anni, pensionato. Dulcis in fundo. Finalmente un po? di tempo da dedicare alla famiglia. E invece… Italiani senza diritti Oggi Rodolfo di anni ne ha 77, è sposato con una catalana e, da due anni, gli è stato diagnosticato un tumore alla prostata. Maligno, ma curabile. Sino a marzo 2002 il Pami, la mutua locale cui ha versato per 55 anni i contributi, gli ?passava? le medicine necessarie per curare il cancro ma, da 5 mesi, tutto è bloccato. A lui non resterebbe che comprarsi le medicine ma il problema non è solo il prezzo delle cure (600 dollari al mese): è che i suoi risparmi sono stati congelati nel corralito. Una beffa del destino che lo condanna a morte. La domanda che sorge spontanea di fronte ai tanti Rodolfo in difficoltà nel Paese del tango, è: c?è qualcuno che se ne occupa? Con la crisi, molti a parole hanno espresso l?intenzione di dar loro una mano ma, de facto, sono pochi quelli che qualcosa fanno. Tra questi il Sias, un patronato del Movimento cristiani lavoratori (Mcl) con sede in calle Fray Justo Maria de Oro, quartiere Palermo, zona bene di Buenos Aires. «Prestiamo consulenza su questioni fondamentali per gli italiani che vivono qui», spiega Roberto Lorenti, il presidente. «Soprattutto sulle pensioni italiane, ma anche sui documenti necessari per ottenere la cittadinanza». La pensione italiana oggi riveste un?importanza vitale, perché la minima argentina equivale, dopo la svalutazione del peso, a 35 euro. Da fame. «L?assistenza che forniamo è gratuita. Riceviamo tutti col sorriso, anche perché la maggior parte sono anziani, una categoria dimenticata qui». Chiediamo al presidente del Sias il tipo di aiuti ricevuti dall?Italia e la risposta è un grido d?allarme: «Sinora molto fumo e niente arrosto. Ci sono emergenze sanitarie, malati terminali che non sanno come comprare le medicine. Non possono aspettare la burocrazia! Chi amministra gli aiuti lavora male e l?italiano è maltrattato nel suo stesso consolato. Sembra quasi ci sia animosità contro questa povera gente, oggi anziana, che anni fa venne in Argentina a lavorare. Mica a far turismo». E, ad aggravare ancor più la situazione degli italiani d?Argentina, la crisi nera dell?azienda che stampa i passaporti. Per uscire dal Paese del tango, infatti, è necessario il documento argentino (l?italiano non serve a chi risiede qui), ma sono oltre 80mila quelli che aspettano inutilmente il passaporto. Da molti mesi. Senza ottenere risposte dalla locale Policia Federal, se non l?invito ?gentile? a… portar pazienza. Passaporti fantasma Curiosa l?origine dei ritardi nell?emissione dei passaporti: da parecchi mesi lo Stato argentino non paga lo stampatore ufficiale che, a sua volta, non può regolare i conti coi fornitori. Di qui il blocco. Tanto grave da far dire a più di un italo-argentino in coda davanti all?ufficio per il rilascio che «espatriare per noi è più difficile di quanto non lo fosse per i sovietici. Quando c?era Stalin». Ah, dimenticavamo. Rodolfo dal 1947 non ha mai potuto votare in Argentina. Lui è cittadino italiano. Ma dalle prossime potrà votare per il nostro parlamento . Proprio quello che ha appena varato la Bossi-Fini?


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