Politica

L’Italiano che manda in onda teleonu

Intervista a Carlo Sartori, direttore della tv delle Nazioni unite. Una carriera alla Rai. E ora questa nomina, conquistata vincendo il concorso internazionale.

di Ettore Colombo

Carlo Sartori è diventato il direttore generale della nuova radio-tv delle Nazioni unite. Giunta alla fine di un?estenuante, complessa e dura selezione, questa nomina è un netto e importante successo per lui stesso, per il nostro Paese (come ci tiene a dire), ma soprattutto per un?informazione libera, indipendente e il più possibile neutrale. Insomma, sta per nascere, la vera tv dell?Onu. E con lei i ?caschi blu dell?informazione?. A dire il vero, una emittente l?Onu l?aveva già dal 1949, ma il sogno di una tv veramente globale sta soltanto oggi per trasformarsi in realtà. Intervistare un indaffaratissimo Sartori («Sa, sono alle prese con un trasloco? No, non è ancora quello per New York?») non è stato facile, ma è stato divertente. Toscano integrale, sposato, 52 anni, Sartori ha un curriculum da far invidia a un premio Nobel. Oggi è segretario del Prix Italia, il più antico premio radiotelevisivo di mamma Rai, ma ha fatto di tutto: è stato cronista, redattore e inviato de la Stampa negli anni 70, direttore delle Relazioni esterne della Mondadori negli anni 80 e della Rai negli anni 90. In quest?ultima azienda, dopo aver diretto le relazioni interne e internazionali, si è inventato dal niente RaiSat. Senza contare le pubblicazioni e l?attività scientifica: il professore ha insegnato Comunicazioni di massa in ben tre università italiane (Iulm, Luiss e Urbino), oltre che negli States, naturalmente. Ma il suo asso nella manica sono i programmi che ha ideato in Rai e i libri che ha scritto. Vita: Professore, a uno che ha scritto La grande sorella, anno d?edizione il lontano 1988, il concorso per diventare direttore della tv dell?Onu gli fa il solletico? Carlo Sartori: No, guardi, si sbaglia. Il concorso è stato una cosa seria e molto difficile da superare. Devo dire che me ne accorsi un po? per caso: ero in aereo, a settembre dell?anno scorso, e vidi il bando sull?International Herald Tribune. Professionalmente, stavo vivendo un momento difficile dentro la Rai: Celli, l?ex amministratore delegato, e Zaccaria, l?attuale presidente, mi avevano esiliato al Prix Italia. Colsi perciò al volo la sfida e presentai la domanda: le domande erano 250 e provenivano da tutto il mondo, l?Onu impiegò dieci mesi per fare le proprie valutazioni, prima analizzando i curricula e poi, dopo un primo screening, valutando i 50 migliori, soprattutto sulla base dell?esperienza in broadcasting, nuove tecnologie e pubblicazioni in materia. I restanti 10 candidati furono convocati all?Onu per un colloquio con alcuni alti funzionari del Dipartimento. Alla fine, fui scelto io. Ora manca solo una mia accettazione formale. Vita: Una bella soddisfazione. E ora che cosa farà, di questa nuova tv dell?Onu? Sartori: Mi aspetta una sfida professionale e culturale fortissima. La tv delle Nazioni unite non parte dal nulla, esiste da quando esiste l?Onu e produce reportage da tutte le zone calde del mondo anche se finora è andata in onda solo su un canale di New York e per chi la richiedeva. I miei obiettivi sono, sulla scia di quanto chiede il segretario generale Kofi Annan, tre: accrescerne la capacità produttiva per farne l?occhio onesto, obiettivo e spassionato a disposizione di tutto il mondo e di tutte le nazioni e i popoli che fanno parte dell?Onu; sviluppare la produzione e la valorizzazione di veri e propri tesori audiovisivi delle Nazioni unite, grazie lavoro di stringers e reporter di tutto il mondo che diano a loro e a noi una grande visibilità internazionale, attraverso l?uso delle piattaforme satellitari mondiali e l?appoggio degli attuali e grandi broadcasting informativi, oltre che del nostro canale; infine, riprendere una mia vecchia idea che lanciai negli Usa a un premio tanti anni fa, quella di costruire davvero i ?caschi blu dell?informazione?. Insomma, l?obiettivo è fare di questa televisione un?arma di pace. Vita: Professore, non si può certo dire che l?Onu goda di buona stampa. La tv ne riprodurrà i difetti (burocrazia, paralisi decisionale, impotenza politica, babele culturale)? E soprattutto, quale sarà il suo modello? Cnn o Al Jazera? La Bbc o la Rai? Sartori: Il fine ultimo è lo stesso della Carta dell?Onu: fornire il più possibile e per davvero un alto livello d?obiettività, tolleranza e comprensione reciproca a tutti i popoli del mondo. Tutti riconoscono all?Onu obiettività e imparzialità. Sul piano dell?informazione dobbiamo riuscire nello stesso compito; rispettando i sistemi culturali, politici, sociali, religiosi ed economici di tutti. Vita: È inevitabile una domanda sulla guerra in corso, la censura e l?informazione… Sartori: Due sono i beni massimi da salvaguardare, quello della difesa e della tutela dei propri cittadini e quello della libertà d?informazione. I due beni sono entrambi da difendere e il giornalismo, in tempi di guerra, cammina lungo questa difficilissima strettoia. È sempre stato così, ma quando le guerre erano territoriali il controllo delle informazioni era più fisiologico. Oggi che le guerre sono diventate a-territoriali, il sentiero si fa ancora più accidentato e i confini tra la difesa del primo e del secondo bene supremo sono difficili da individuare. Non voglio censure, ma il diritto alla riservatezza sulle informazioni di guerra per tutelare i diritti e le vite dei propri cittadini è fisiologico. L?orecchio universale della radio e l?occhio universale della tv giocano un ruolo cruciale, in questa fase. Ma quando la guerra sarà finita, arriveranno le Nazioni unite e anche la sua tv, che dovrà essere di tutti, degli statunitensi come degli afghani. Del resto, è stata la tv a creare per la prima volta un?opinione pubblica sovranazionale e universale di massa. Questa sarà anche la nostra missione. La televisione dell?Onu (Untv, United nations television) è nata nel 1949 e dal 1962 trasmette via satellite. Ha sede a New York ed è visibile via cavo su un canale Usa. La tv distribuisce vhs e trasmissioni in tutto il mondo. La radio delle Nazioni unite (United nations radio) è stata invece fondata nel 1946, produce programmi giornalieri e circa 1.200 ore di programmi speciali all?anno. Copre 185 Paesi, trasmette in 15 lingue e sfrutta circa 2mila canali radio già esistenti fornendo gratuitamente un bollettino giornaliero. La radio trasmette pure via telefono e via satellite e ora è presente anche su Internet (www.un.org/av/radio/) in real audio player. Radio e tv dipendono dalla Divisione media dell?Onu che, a sua volta, fa capo al Dipartimento dell?informazione, un ministero che risponde direttamente a Kofi Annan ed è diretto dall?indiano Shashi Turoor, funzionario da cui dipenderà lo stesso Carlo Sartori.


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