Cultura

L’italiano a Pasqua scappa in cascina

E' un vero boom per le vacanze in agriturismo. La ricetta vincente? Fedeltà alla propria immagine e miglioramento della qualità nei servizi.

di Giampaolo Cerri

Val d?Orcia, altro che Mauritius. La campagna riconquista il cuore dei turisti italiani, nel quale avevano fatto breccia l?esotismo di certe mete. Il contatto, anzi l?immersione nell?ambiente, il fascino delle tradizioni contadine, la ricerca enogastronomica dei buoni sapori di un tempo, i prezzi mediamente abbastanza economici fanno dell?agriturismo la vacanza degli anni 2000. Lo si vede bene in questi giorni di festività pasquali in cui sono almeno 100 mila gli italiani ad aver scelto l?ospitalità agricola. «Ma nel corso del 2000 gli arrivi sono stati 1.880.000 il che significa circa 11 milioni di presenze», dice Giorgio Losurdo, direttore di Agriturist, l?associazione che raccoglie quanti, in seno a Confagricoltura, aprono le porte delle loro aziende agricole. Un giro d?affari che oggi sfiora i mille miliardi all?anno.
Delle 10 mila aziende agrituristiche italiane circa 3.500 fanno capo alla confederazione, la cui Guida all?ospitalità rurale costituisce, da 25 anni, un riferimento per chi predilige questo tipo di turismo. Pubblico che, d?altra parte, è molto cambiato. «Alla fine degli anni ?70, la domanda era selezionatissima», conferma Losurdo, «si cercava esclusivamente l?essenza della vita contadina: nella nostra guida indicavamo come servizio la corrente elettrica, perché poteva non esserci». La formula era natura a prezzi stracciati e vacanza spartana, quasi estrema. Oggi invece, come spiega Livia Pianelli, direttrice di Terranostra, l?ambito agrituristico di Coldiretti, «non c?è più solo l?approccio ambientalista, né la ricerca del prezzo ultraeconomico è una dominante». Benché oltre le 60 mila lire al giorno si posizionino 26 aziende su 100 e il grosso (40%) sia a di sotto di questa soglia, mentre oltre il 30% degli agriturismi stia sotto le 40 mila lire a notte per persona.
L?italiano che oggi sceglie l?agriturismo predilige sì la natura, ma è sempre più mosso dalla ricerca enogastronomica: «Negli ultimi anni, la domanda si è orientata sui prodotti tipici dei territori in cui sorgono le aziende», conferma Pianelli. Assediati dalle emergenze agroalimentari che hanno contrassegnato gli ultimi anni, gli italiani cercano di reimparare fra le colline del Bel Paese i sapori di una cucina ormai perduta. «Di conseguenza è cambiata anche l?offerta», conferma Ugo Pace, vicepresidente di Turismo Verde, l?associazione delle imprese agrituristiche che fanno capo alla Confederazione Italiana Agricoltori, altra grande famiglia dei contadini italiani. «Molti nostri associati sottoscrivono un disciplinare di qualità, in quindici punti, per quel che riguarda le pietanze servite e la caratteristiche dell?ospitalità». Sono gli agriturismi del circuito ?Saperi e sapori di fattoria?, rete di eccellenza garantita.
Il successo crescente di questa vacanza ha infatti tutti i crismi del percorso culturale: non è certo un caso che i coltivatori diretti di Terranostra abbiano sentito l?esigenza di inserire nel patto qualità sottoposto agli associati anche l?esplicita esclusione dei prodotti geneticamente modificati.
Ad essere modificati e profondamente sono stati gli agricoltori: «Un tempo si pensava che fosse l?ospite a dover adeguarsi all?azienda. Oggi 35 strutture su 100 hanno una piscina», conferma Giorgio Losurdo.
Secondo i dati Agriturist, la clientela media è rappresentata da famiglie con un figlio piccolo, ma in genere tutte e tre le centrali dell?agriturismo nazionale sono d?accordo nel sottolineare che è proprio la giovinezza l?elemento tipico della clientela degli anni ?90. «Sulle 2.500 aziende che monitoriamo», dice Livia Pianelli, «la stragrande maggioranza dei clienti ha meno di cinquant?anni e un ospite su due è sotto i trentacinque».
Del profilo tipico dell?agriturista fa parte anche un livello sociale e culturale medio alto: «Il 70% è diplomato e, all?interno di questo gruppo, almeno un 30% è anche laureato», spiega Pianelli. Gente che lavora nel terziario (50%) o nelle libere professioni (20%). «Negli ultimi anni emerge anche una nuova corrente turistica», aggiunge Ugo Pace, «quella dei gruppi di giovanissimi che scelgono le nostra aziende per i fine settimana o per i ponti lunghi in occasione delle festività».
Nel frattempo si registra anche una profonda mutazione delle gestione: «Riscontriamo una crescita esponenziale delle figure femminili», raccontano a Terranostra, «le donne hanno ormai la titolarità del 30% delle aziende che monitoriamo e sono protagoniste in molte altre». Una piccola rivoluzione verde in un settore che per ragioni storico-culturali è sempre stato maschilista. «E anche i giovani stanno diventano protagonisti nelle aziende», aggiunge Losurdo che ricorda come l?apertura al turismo «dia spesso alle imprese agricole quella redditività che in passato sconsigliava i figli degli agricoltori dall?intraprendere il mestiere dei padri».
Giovani che hanno portato una ventata di creatività: dal trekking nei boschi, ai laboratori del gusto, vere e proprie scuole sulla produzione degli alimenti, alle ?palestre verdi?, percorsi forniti di attrezzi in legno (rigorosamente riciclato), per far ginnastica all?aperto secondo tabelle definite da insegnati di educazione fisica.
Ma non è che l?inizio: le imprese agricole sono due milioni e 700 mila e, secondo gli esperti, quasi la metà sarebbe in grado di aprirsi all?ospitalità.

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