Welfare

L’italia scova infermieri in Polonia

Emergenza in corsia. Un progetto pilota del consorzio Cgm per 250 operatori sanitari, frutto di un accordo con cooperative sociali polacche.

di Luca Razza

Forse non tocchiamo i livelli e le cifre ubriacanti del calcio mercato, con tanto di fideiussioni, prestiti, premi stagionali per calciatori coccolati e strapagati dalle società, ma in Italia esiste, se non lo sapevate, un?altra categoria di professionisti super ricercati. Loro non sono i campioni dell?assist, ma dell?assistenza: ovvero gli infermieri. Una categoria che conta oggi le sue tante, troppe assenze sul campo, nelle corsie delle aziende sanitarie come negli istituti privati, specie nelle regioni del Nord.
Nel frastagliato panorama di chi si rivolge o cerca di rivolgersi (ma con grosse difficoltà di legge) al mercato extracomunitario per attingere da Paesi con disponibilità di personale infermieristico addirittura in esubero, chi sta cercando di appianare l?impasse burocratica è il Cgm, il consorzio nazionale delle cooperative di solidarietà sociale Gino Matterelli, di Brescia. Il progetto di Cgm è semplice e innovativo: un progetto che apra un canale diplomatico, dedicato e di scambio, fra Italia e Polonia, due Paesi che piangono, uno la carenza ormai strutturale di infermieri, l?altro l?abbondanza di personale specializzato. Una realtà internazionale diametralmente opposta che, nei canali larghissimi della cooperazione e nella capacità anche politica di Cgm, potrebbe quindi rilevarsi ben più di un ?uovo di Colombo? nell?emergenza infermieri italiana.
Forte infatti di una rete nazionale composta da oltre 800 cooperative sociali e da 50 consorzi territoriali, presente a Bruxelles con una propria struttura di consulenza e servizi nell?ambito di Cecop (ovvero la Confederazione europea delle cooperative di produzione), Cgm si sta infatti rendendo portavoce di quello che si presenta come un autentico progetto pilota. Un?iniziativa basata sulla partnership e che, nelle settimane scorse, ha vissuto un nuovo momento di approfondimento con la visita in Italia di una delegazione ai massimi livelli del Nauwc (il National auditing union of workers co-operatives), l?equivalente dell?italiana Lega delle cooperative. Vita ha intervistato Johnny Dotti, consigliere delegato del Cgm e anima del progetto.
Vita: Come si articolerà il programma per il quale vi state adoperando?
Johnny Dotti: Inizialmente nell?apertura di un tavolo bilaterale fra Italia e Polonia nell?ambito della cooperazione internazionale, il tutto con il placet della Comunità europea che, allo stato attuale, ha già finanziato lo start up del progetto. L?importanza del nostro partner polacco, il Nauwc del presidente Jakub Janiak, da l?idea dello spessore di un?iniziativa che porterà a dialogare due Paesi e due economie profondamente diverse: l?Italia che, nello specifico del tema, ha una forte dotazione socio assistenziale ma è povera di infermieri; la Polonia, con un welfare in profonda ristrutturazione e con un esubero quindi di queste figure professionali. Lo scambio, oltre ad essere culturale e formativo per entrambe le parti, vedrà come attori alcune cooperative sociali della Cgm tematicamente più coinvolte nell?ambito (come quelle del Nord-est) e cooperative sociali polacche aderenti al Nauwc. A progetto avviato le prime potrebbero beneficiare dell?ingresso di un primo flusso di 250 infermieri professionisti da impiegarsi in un tempo determinato di tre, quattro anni; le seconde, oltre a una ossigenazione finanziaria, otterrebbero un saldo formativo, culturale e propedeutico in vista delle nuove politiche comunitarie.
Vita: Quali sono i tempi di realizzazione di questo progetto pilota?
Dotti: Sei mesi. Dovrebbero bastarci per appianare quei problemi che tuttora esistono in sede squisitamente politica e che sono congeniti al diverso status comunitario di Italia e Polonia. Il primo ostacolo sta nell?equipollenza dei titoli di studio. Il secondo gap da abbattere sta nel problema della conoscenza della lingua italiana e, su questo versante, ci stiamo attrezzando per formare, direttamente in Polonia, questi infermieri ?figli della cooperazione?.
Vita: Qual è la peculiarità del progetto?
Dotti: Questo progetto, che non a caso trova come tutor la Comunità europea, sottovoce vuole affermare alcuni concetti: innanzitutto porre il ?soggetto cooperativo? e tutto il suo patrimonio sociale a confrontarsi con un ?fare impresa? etico e svincolato dalle regole di un mercato che diventa causa e fine di se stesso. Non secondario è poi quanto, anche in sede diplomatica vera e propria, una cooperazione matura possa ergersi a interlocutore di dinamiche non al traino della politica, ma di per sé trainanti.
Vita: Come vive questo progetto il vostro corrispettivo polacco del Nauwc?
Dotti: Ne sono entusiasti e non solo perché un infermiere in Polonia guadagna l?equivalente di 300mila lire e, spesso, deve ricorrere al lavoro nero o a lavori extra per sbarcare il lunario. In un Paese che, all?epoca del blocco sovietico, ha vissuto di una forte cooperazione ma essenzialmente in funzione parastatale, la Polonia di oggi guarda all?Occidente, all?Italia e a questo progetto, per assimilare basilari nozioni al fine di adeguare le sue strutture sociali. Oltre, quindi, al partecipare all?auspicata risoluzione della carenza infermieri in Italia, in Cgm siamo ragionevolmente fieri di potere rappresentare l?interlocutore e il referente di questo processo internazionale.

Come rimedia l’assistenza privata. Per convincerli anche i benefit
Il decreto legge del ministero della Salute sul reintegro volontario degli infermieri in pensione da non più di cinque anni, che ha avuto il via libera il 12 novembre scorso, ufficializza un?emergenza aperta ormai da anni: quella sull?endemica mancanza (il cosiddetto skill shortage) del personale infermieristico. Le aziende sanitarie (specie quelle del Nord, più penalizzate dalla crisi), che non possono assicurare incentivi nella retribuzione, si distinguono nell?offerta di benefit riguardanti il vitto, l?alloggio e talvolta sconti e convenzioni per cinema e attività ricreative: un trattamento di sicuro interesse, ma che non pare tradursi in copiosi, nuovi ingressi in corsia. Più munifiche e quindi più corrisposte le incentivazioni dell?assistenza privata: la Fondazione don Gnocchi assicura, ad esempio, bonus oscillanti dai due milioni e mezzo fino ai cinque per chi garantisce un impegno professionale di almeno un quinquennio. La galassia delle cooperative italiane poi, massicciamente introdotte nel settore dell?assistenza e della sanità, partecipa a questa singolare ?caccia all?infermiere? orientandosi su diversificate strategie: c?è chi, come la cooperativa frosinate Vita serena, oltre a offrire pacchetti monstre fra retribuzione, bonus, scatti, vitto e alloggio garantiti, non esclude poi il ricors ai ?cacciatori di teste?, retribuiti con 100mila lire al mese per ogni infermiere segnalato e poi introdotto, per almeno 36 mesi, nel circuito lavorativo. Diverso l?approccio di altre cooperative, specie dell?area romagnola e del Triveneto, che, per contrastare questa crisi, fanno riferimento al comunque non facile mercato degli infermieri extracomunitari: non facile per le restrizioni di legge in sede di equipollenza dei titoli di studio e, soprattutto, per quelle legate alla lingua.

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