Cultura

L’islam in chiesa? meglio che fuori

Il presidente di Pax Christi Tommaso Valentinetti è stato promosso alla diocesi abruzzese. Prima dell’insediamento ha confidato le sue idee e le sue attese a Vita

di Giuseppe Frangi

E’ il primo a dirsi sorpreso per questa secca promozione: dalla piccola diocesi di Termoli e Larino a quella di ben diverse dimensioni di Pescara. Tommaso Valentinetti con i suoi 53 anni è uno dei più giovani vescovi italiani, e ora diventa anche uno degli esponenti in ascesa. E questo nonostante le sue prese di posizioni pubbliche e la sua vicinanza al movimento di Pax Christi, di cui è anche presidente, lo collochino nell?ala più progressista dell?episcopato. Ma Valentinetti non è uomo da farsi facilmente incasellare. è un ottimista di natura, capace di cogliere il positivo dove altri troverebbero solo pretesti di conflitto. Insomma, è uomo che privilegia l?incontro allo scontro. Alla vigilia del suo ingresso nella nuova diocesi, il vescovo di Pescara ha confidato a Vita le sue speranze e i suoi progetti. Vita: Cosa significa essere vescovo in una Chiesa così presenzialista nel dibattito pubblico e così in affanno sul piano del consenso reale? Tommaso Valentinetti: Non condivido questa diagnosi negativa. Secondo me il tessuto sociale continua a essere segnato profondamente da alcuni contenuti ereditati dalla fede cristiana. E poi la Chiesa a livello mediatico è molto presente ma più nella forma di un?affermazione di valori che di imposizione. La realtà di oggi è fatta di uomini in attesa. Viviamo in un contesto molto frammentato, dove tutte le istituzioni tradizionali non hanno retto ai contraccolpi della modernità. E in quest?orizzonte confuso la persona, il singolo, chiede di costruire un quadro di riferimento. Questa è l?attesa a cui mi riferivo. Vita: Ma la Chiesa non dà di sé un?immagine troppo monolitica, un po? respingente? Valentinetti: No, non sarebbe realistico. Oggi bisogna fare i conti con una complessità inedita. Dobbiamo scoprirla e conoscerla per affrontarla. Comunque non bisogna pensare che la Chiesa sia quella che viene dipinta dai media. C?è una Chiesa concreta che si è guadagnata la sua fiducia sul campo. E che crea anche opinione. Prenda l?esempio della Caritas: oggi con il suo impegno quotidiano fa testo anche dal punto di vista morale ed etico senza dover esprimere prese di posizioni ma per semplice contatto quotidiano con migliaia di persone. È la Chiesa poco appariscente che io definisco «autorità morale sul campo». E che incide anche se i media non se ne accorgono. Almeno, alcuni media. Vita: Quali? Valentinetti: Mi riferisco alla carta stampata e ai quotidiani. Sono letti sempre meno perché a volte persistono dei filtri ideologici che risultano estranei alla cultura e alla sensibilità della gente. L?informazione che passa sulle radio, per esempio, è già molto diversa. Vita: Teatrino mediatico a parte, non si può però dire che oggi l?Italia sia un paese che pratica la morale cattolica? Valentinetti: In effetti in questo paese con il 90% di battezzati la verità evangelica si è un po? smarrita. Ma, le ripeto, conta l?attesa, il desiderio di ritrovare dei riferimenti reali e condivisibili. Vita: Concretamente che cosa significa? Valentinetti: Che dobbiamo essere capaci di ascolto e saper leggere i segni del Vangelo nelle grandi questioni che stanno a cuore alle persone come, per esempio, i temi della vita e della pace. Sono due questioni che toccano la verità dell?uomo e che portano al punto nodale, quello del futuro dell?umanità su questa terra. Tutto ciò che attenta alla vita umana è contrario a Dio. è il contrario della morale; è la non pace. Vita: Ma non si ricade in una dialettica tra diverse visioni etiche del mondo? Valentinetti: No, se i credenti puntano su un?azione di catechesi illuminante. Dove lo sforzo persuasivo è tutto contenuto nell?impegno in un contesto sociale. Dove parla l?evidenza di una vita ?altra?, una vita che si distingue non per presunzione ma per la semplicità con cui si afferma come nuova e diversa. Vita: Prendiamo un caso concreto: i volontari nei consultori. Valentinetti: Mi sembra che rispettino lo spirito della 194, nata innanzitutto per contenere la piaga dell?aborto clandestino. La loro non è un?azione di propaganda ma è un approccio umano. Le persone che scelgono di abortire non lo fanno certo a cuor leggero. Quello è un momento difficile e drammatico della loro vita. Offrire loro un momento o un?opportunità di riflessione è di per sé un fatto molto importante. Vita: Altro tema che divide è quello del rapporto tra la Chiesa e le comunità islamiche. Lei permetterebbe a un suo parroco di ospitare la preghiera di una comunità musulmana? A Como monsignor Maggiolini ha tirato le orecchie a chi l?ha fatto? Valentinetti: Perché dovrei impedirlo? Se tutto accade nel rispetto delle persone, se le si aiuta a vivere con più serietà la propria fede, non vedo problemi. L?importante è vivere seriamente la propria fede: allora anche l?offrire gli spazi diventa un gesto costruttivo, carico di positività. Vita: Nei paesi islamici non si registra questo spirito di accoglienza nei confronti dei cristiani? Valentinetti: Il modo migliore per mettere in difficoltà l?Islam cattivo è quello di dialogare con l?Islam buono. Non concepirsi come antagonisti e come nemici. Giovanni Paolo II ha ricordato più volte che in nome di Dio non si può mai uccidere. La logica dello scontro invece è funzionale alla crescita dell?Islam violento. Vita: Un?ultima domanda. Benedetto XVI è un papa meno presente sulla scena del mondo. Lo sente più lontano? Valentinetti: Per nulla. Ogni pontificato ha la sua storia. Sono convinto che questo sarà un pontificato molto utile per il cammino della fede. Basta rileggere il discorso di investitura per capirne la portata.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA