Economia

L’innovazione in sei mosse

Il bene comune viene riconosciuto come “core business” di un certo tipo di impresa. Così solidarietà e impresa non sono più termini antitetici. Di Sandro Giussani

di Redazione

Il primo elemento di innovazione contenuto nella legge sull?impresa sociale è il riconoscimento che esiste una azione economica che ha per ?core business? e per ?remunerazione del capitale? il bene comune. La legge delega costituisce da questo punto di vista il risultato di un processo di lunga maturazione, il compimento di un?evoluzione culturale innescatosi già negli anni 80 con l?esperienza della cooperazione sociale e di altre forme organizzative, che vedevano nell?interesse della collettività e nell?assenza dello scopo di lucro cardini della loro unione. Le cooperative sociali scelsero l?organizzazione economica più affine, ovvero il soggetto cooperativo, oltre che per l?interpretazione dei due cardini di cui sopra, anche per l?idea di partecipazione, advocacy, democrazia. L?affermarsi della cooperazione sociale ha ampliato e per certi versi legittimato il dibattito scientifico e politico intorno al superamento dell?idea di incompatibilità tra attività sociale e attività economica. La cooperazione sociale è, quindi, la prima forma di impresa sociale in Italia e l?archetipo della disciplina di cui stiamo parlando. Questa legge quindi riconosce ulteriormente (dopo la 381/91 sulla cooperazione sociale) che è possibile coniugare la funzione di solidarietà sociale con le caratteristiche che vengono richieste a un?impresa in termini di efficienza, trasparenza, affidabilità economico-finanziaria. Questa legge si inserisce in una delle crisi della modernità che ha a che fare con un?economia di mercato pensata sopra tutto e tutti, sicuramente sopra la politica, e ripropone invece la possibilità per il cittadino di essere attore della politica anche passando da una economia che tratta della patrimonializzazione delle comunità, con un effetto moltiplicatore e produttore di ?beni comuni?. 2. Il secondo elemento di innovazione è dato dalle prospettive che questa legge apre, dandoci ancora maggiori opportunità di ?immaginare il futuro?, di avere visioni, di impegnarci a prefigurare soluzioni nuove a problemi anche antichi. Ma se affronteremo questa ?novità? senza nuovi sforzi di prefigurazione, se ci faremo bastare la ?novità? in se stessa, l?opportunità non sfuggirebbe alla logica di diventare semplice ?opportunismo?, una sorta di involuzione, di ritorno sui propri passi. 3. Il terzo elemento di innovazione (nella tradizione della cooperativa sociale) è l?ampliamento dei settori di ?co-produzione? del benessere pubblico in forma privatistica intercettando risorse economiche e umane private e pregiate, interpretando fino in fondo la sussidiarietà, affiancando l?erogazione dei servizi da parte della pubblica amministrazione sorretti dalla fiscalità pubblica e dai trasferimenti. In questo modo si determina una maggiore possibilità di integrazione di servizi, di accessibilità ed equità degli stessi, di economie di scala più significative. Ma anche un maggiore stimolo ad uscire dalla erogazione di servizi, per passare ad una visione che vada oltre i nuovi scenari di welfare e si apra allo sviluppo di comunità. Tutto ciò richiederà nuove e più qualificate relazioni con le pubbliche amministrazioni, nuove forme di aggregazione tra imprese, nuovi strumenti al servizio delle imprese, un?armonizzazione di alcune leggi di settore. 4. Finalmente c?è una chiara distinzione tra chi (profit ma anche non profit) svolge attività puramente commerciale e chi intende dare voce, rappresentanza ed organizzazione ai diritti e alle responsabilità di cittadinanza. Tra chi tende a trasformare i beni relazionali in scambi economici o di potere e chi usa dell?economia e del potere perché questi beni relazionali si moltiplichino. 5. Si va verso un modello di governance che coinvolga lavoratori e fruitori; e verso una struttura proprietaria che esclude forme di controllo da parte di enti pubblici e società a scopo di lucro. 6. Si apre la possibilità di essere imprese sociali per enti sia del libro I che del libro V del codice civile. Questo diventa un richiamo alla necessità di pensare a forme innovative di integrazione tra organizzazioni (modello gruppo cooperativo) . Ed è una forte sottolineatura della possibilità di piegare l?economia all?interesse generale: una sfida e un rischio. Di Sandro Giussani presidente Federsolidarietà Lombardia


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