Mondo

L’India del dopo terremoto abitata da migliaia di bambini orfani.

Sono rimasti senza genitori. Ma invece di farli frettolosamente adottare si punta a sostenere a distanza le loro famiglie.

di Redazione

«Sono stati accolti dai parenti o dai vicini di casa. Vivono in mezzo a un?apocalisse, con un caldo che sfiora già i quaranta gradi. Non si sa ancora, con precisione, quanti siano gli orfani del terremoto in Gujarath, ma il governo indiano teme che tra qualche mese possano essere abbandonati a loro stessi». Valeria Rossi Dragone, presidente del Ciai, uno degli enti autorizzati a svolgere pratiche di adozione internazionale in India, racconta a Vita l?esito del suo viaggio nei villaggi indiani che il 26 gennaio scorso sono stati devastati da un violento terremoto. L?organizzazione, che in India opera con l?associazione religiosa Immaculate Heart Service Society, sta cercando di allestire progetti di sostegno a distanza degli orfani, oltre a un censimento per l?eventuale ricongiungimento con i parenti sopravvissuti. «Abbiamo incontrato padre George Kunnath, un sacerdote indiano responsabile dei soccorsi e delle misure di prima accoglienza degli orfani» continua Rossi Dragone « Sarà lui a occuparsi, nei prossimi mesi, del censimento. Per adesso, i volontari sono impegnati a fronteggiare l?onda lunga dell?emergenza: le popolazioni hanno ripreso la loro vita quotidiana ma si trovano in una situazione di estrema povertà. Vivono nelle tende all?esterno delle loro case, tra le macerie, e hanno bisogno di assistenza quotidiana. Vicino all?epicentro del terremoto sono attivi i campi di accoglienza per gli sfollati. Secondo gli operatori, le vittime sarebbero circa 150 mila». Il Ciai intende dare sostegno ai bambini abbandonati attraverso il finanziamento delle attività degli operatori locali e appoggiare il più possibile il ricongiungimento familiare, anche per evitare adozioni internazionali frettolose e improprie. «Padre George gestisce da anni un Villaggio Sos per bambini orfani», continua la presidente. «Il governo indiano ora spinge per la costruzione di un secondo villaggio che possa ospitare i piccoli superstiti. Noi vorremmo attuare un sostegno a distanza per le famiglie ?spezzate?, composte da un genitore superstite e dai bambini e per quelle che si sono fatte carico di accogliere gli orfani. Quando avremo a disposizione dati più certi, cercheremo di predisporre gli aiuti più adeguati, senza escludere la possibilità di contribuire alla ricostruzione e a interventi di lungo periodo per il mantenimento e l?istruzione degli orfani». Info: www.ciai.it


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