Volontariato

L’impero dei poveri dove anche la vita è diventata più corta

Il crollo economico e la crisi sociale hanno fatto crescere una nuova cortina di ferro: la diseguaglianza. Con tassi di mortalità da Terzo mondo per donne e bambini

di Redazione

Il muro di Berlino è caduto nel 1989, ma la Cortina di ferro che separa l?Est europeo dall?Ovest non si è mai spezzata, almeno a livello sanitario. A leggere i dati raccolti dall?Oms negli anni ?90, si ricava un panorama agghiacciante sulla situazione della salute nei paesi dell?ex blocco sovietico. Qui è più facile ammalarsi e morire, arrivare all?età della pensione è un lusso e comunque si sopravvive in condizioni decisamente peggiori. Il dato più impressionante riguarda l?attesa di vita di un uomo adulto, inferiore di ben 7 anni a quella di un coetaneo occidentale; una differenza che arriva a 11 anni nel caso di un bambino. Quel che è peggio, la situazione continua ad aggravarsi. Il gap di salute tra Est e Ovest, scrive l?Oms, «si approfondisce», e sebbene l?ultima indagine a tappeto sia del 1997, si hanno ragioni per credere che negli ultimi due anni la situazione non sia migliorata proprio a causa del deterioramento dell?economia e della società dei Paesi dell?Est (un dato per tutti: il valore reale degli stipendi in Lituania, Russia e Ucraina è crollato del 40% rispetto al 1989). L?indagine Oms divide il continente in tre aree: i Paesi occidentali, i ?Ccee?, cioè i Paesi dell?Est che gravitavano nell?orbita sovietica (Polonia, Albania, Romania, Bulgaria, ex Jugoslavia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca), e i ?Nis?, cioè le nazioni che di recente si sono separate dall?Urss (Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Georgia, Moldavia, la stessa Russia e le repubbliche asiatiche come Armenia, Tajikistan, Kazakhistan, Azerbaijan ecc.). E sono proprio i ?Nis? a trovarsi nella situazione peggiore, mentre i ?Ccee? mantengono valori un po? più vicini a quelli occidentali. Qualche esempio? Le malattie cardiovascolari sono responsabili della metà dei decessi in Europa; ma nei Nis un uomo con meno di 65 anni rischia quattro volte di più di morire dopo un infarto o un ictus rispetto a un coetaneo occidentale. Anche nel caso dell?altro grande killer, il cancro, esiste una differenza di mortalità tra adulti (escludendo quindi gli ultra65enni) tra Est e Ovest: se nella Ue muoiono di cancro 84 persone su 100 mila, nei Nis sono 109 e 112 nei Ccee. Ma nella grande ex Urss non si muore solo per cause naturali. Le vittime di ?cause esterne? come incidenti o intossicazioni, ad esempio da fumo o da alcol, sono il doppio nei Ccee rispetto alla Ue, e nei Nis addirittura il quadruplo. La percentuale degli omicidi è venti volte superiore. Ma la differenza più socialmente rilevante riguarda i decessi per l?eccessivo consumo di alcol, che costituiscono il 12,5% dei morti in Russia. Un dato attribuibile in un certo senso alla tradizione dei paesi dell?Est, ma che potrebbe essere sconfitto se solo si adottassero le necessarie campagne di informazione: l?ultima, del 1985, aveva ridotto del 20% sia la mortalità diretta da alcol (come le malattie epatiche) sia la mortalità indiretta (incidenti mortali, suicidi e omicidi); ma dal 1991 in poi, con l?introduzione della libera vendita di alcolici, i livelli di mortalità sono raddoppiati. Per le donne dei Paesi ex sovietici è ancora possibile morire di parto (41 donne su 100 mila nel 1995) o per complicazioni della gravidanza, in una percentuale che supera di sette volte quella dei Paesi Ue. E i bambini? Per alcuni è un lusso arrivare all?età della scuola: a stare peggio sono i piccoli delle repubbliche asiatiche (il 5% di loro muore prima dei 5 anni), con punte del 6,9% in Tajikistan e del 6,7% in Turkmenistan, contro una media dei Paesi scandinavi dello 0,5% (in Italia siamo allo 0,9%). Di fronte a questo sfacelo, non c?è certo da stupirsi se alla domanda sulla qualità della salute, il classico «si sente bene?», rivolto dagli esperti dell?Oms, solo il 20% dei russi abbia risposto di sì. Un?emergenza che dovrebbe riguardarci molto di più degli archivi del Kgb.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA