Volontariato

L’(ex) anarchico a caccia di sogni

Quindici anni fa era un anarchico convinto, oggi fa il cooperatore sociale a tempo pieno. «È stato un salto nel buio,ma avevo voglia di passare dall’esclusione sociale all’inclusione»

di Redazione

Nome:Danilo Bertocchi Età:33 Cooperativa:Namasté Cooperatore dal:1996 Attività prevalente: Sono vicepresidente e direttore. La mia cooperativa si occupa di infanzia e di integrazione Aspettative per il futuro:Passare a lavorare sul livello consortile,ma sempre nell?ambito della cooperazione Quindici anni fa era un anarchico convinto, oggi fa il cooperatore sociale a tempo pieno. Danilo Bertocchi ci ha messo un po? a capire la sua strada, ma poi alla fine l?ha trovata. Filosofo mancato,dopo aver troncato con l?università è passato in fabbrica come operaio tessile in una ditta della bassa bergamasca. A 21 anni, poi, ha voltato pagina ancora una volta: dopo un anno di servizio civile con i disabili si è buttato a capofitto nel mondo della cooperazione. A dargli il ?la?, anche la vita da stamperia. «In fabbrica mi sentivo estraniato dalla realtà», racconta. Fuori, di sogni ne aveva già inseguiti tanti, su e giù da Bergamo a Milano, da un centro sociale all?altro,a cercare sempre qualcosa o qualcuno per cui lottare. Un via vai che per uno come lui, nato e vissuto «nelle chiuse valli bergamasche», era diventato quasi una finestra sul mondo. Fino a quando i «sogni di giustizia» li ha dirottati altrove. «Sì è vero, è stato un po? un salto nel buio, però avevo voglia di passare dall?esclusione sociale all?inclusione». Le tappe del percorso. La strada non è stata certo tutta in discesa, ma lui non si è più tirato indietro. Da educatore in una cooperativa sociale dell?hinterland bergamasco, L?Impronta, è diventato vice presidente e direttore della cooperativa Namasté, la neonata figlia de L?impronta, fondata proprio per avere un secondo braccio operativo nella provincia, questa volta a Pedrengo. Oggi la contestazione è lontana e l?impegno invece quotidiano. E a tempo pieno.Dieci, anche dodici ore di lavoro al giorno dietro le quinte. Eh sì, perché nelle nuove vesti di dirigente, volente o nolente, ha perso un po? il contatto con «i destinatari ultimi dei servizi», come ama chiamarli lui, «quelli per cui nasce e cresce il nostro lavoro». Che nel suo caso altri non sono se non minori, disabili, adolescenti italiani e stranieri.«Gestiamo asili nido,scuole materne,ludoteche, progetti territoriali di educazione giovanile, assistenza domiciliare ai disabili e mediazione culturale». Il volontariato? «Per quello proprio non c?è più tempo, purtroppo». Anche perché al di là di tutto Danilo ha anche una famiglia a cui pensare: una moglie e due figlie piccole, di uno e tre anni. L?unica cosa che ancora riesce a conciliare con la vita privata è l?accoglienza familiare. «Abbiamo fatto la scelta di aprire la nostra casa all?accoglienza», racconta, «soprattutto con i disabili adulti nei weekend, con una frequenza almeno mensile». Il poco tempo libero cerca di passarlo in montagna, tra passeggiate e animali. «Abbiamo di tutto, dall?orto ai cavalli, mi piace stare a contatto con la natura e soprattutto insegnarlo alle mie figlie». In effetti se la chance della cooperazione non fosse andata in porto, Danilo avrebbe optato sicuramente peruna vita da agricoltore. «È l?unico altro lavoro che forse avrei potuto fare, ma sono contento così». Obiettivo ricambio generazionale. Imprevedibile per quanto sia, infatti non ci pensa proprio a voltare pagina un?altra volta. Che il suo futuro sia ancora all?insegna della cooperazione è certo, quello che potrebbe cambiare è solo il livello operativo. «Mi piacerebbe iniziare a lavorare in consorzio, come in parte sto già facendo per il nostro locale Solco città ideale», spiega. «Chi siede sulle poltrone deve avere ben chiara la questione del ricambio generazionale. E noi in cooperativa già oggi ci stiamo ponendo il problema della crescita dei nostri futuri dirigenti».Chi vuole intendere, intenda.


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