Formazione

L’etica è una moda? Anche le mode servono

Alla vigilia del convegno di Santa Margherita Ligure, la leader degli imprenditori under 40 apre al non profit: "E' stato il motore principale per l'avvio al cambiamento".

di Francesco Maggio

Un anno fa, appena eletta presidente dei giovani imprenditori, Anna Maria Artoni fece il suo esordio al tradizionale appuntamento di Santa Margherita Ligure mettendo a tema della due giorni la questione immigrazione e la responsabilità sociale delle imprese chiamate a gestire un fenomeno “percepito diffusamente più come un?emergenza da affrontare” disse, “che non come un?opportunità per il nostro sistema produttivo da cogliere”.Stavolta, il dibattito ruota attorno al ruolo dell?Italia in Europa (Un mare d?Europa: nuove istituzioni, nuovi confini per un?Italia leader nel Mediterraneo, il titolo dell?evento). In particolare, alle modalità con cui affronterà il passaggio dal welfare state alla welfare society. Anche quest?anno, quindi, l?etica negli affari, la responsabilità sociale d?impresa, la collaborazione tra profit e non profit sono il denominatore comune delle tesi portate avanti dalla leader degli industriali junior di Confindustria. Ma con una differenza importante rispetto all?estate 2002: allora la corporate social responsability era per imprenditori e politici ancora una sorta di argomento tabù. A distanza di dodici mesi, tutto è cambiato. I convegni sulla csr sono (fin troppo) numerosi e lo stesso governo ha deciso di inserire tra le prime 5 priorità dell?agenda del semestre di presidenza europea, appunto, la responsabilità sociale d?impresa. Con Anna Maria Artoni, alla vigilia dell?apertura dei lavori di Santa Margherita, riflettiamo sulle ragioni della ?svolta?.
Vita: Presidente, lei è stata tra i primi in Italia a mettere in evidenza la necessità che le imprese diventino sempre più socialmente responsabili. Oggi sono in tanti a pensarla allo stesso modo. Che effetto le fa?
Anna Maria Artoni: Ovviamente mi fa molto piacere, ma non mi interessano i riconoscimenti personali. Piuttosto, ritengo importante sottolineare che noi giovani industriali siamo profondamente convinti del fatto che l?imprenditore abbia una ?missione? socially responsible da portare avanti ed è per questo che dell?etica ho fatto una bandiera del mio mandato. Ben vengano, quindi, iniziative come quelle del governo che mirano a dare un?ulteriore ?legittimazione? alla materia.
Vita: Ma concretamente, nella sua organizzazione, come si è manifestata questa accresciuta sensibilità per la csr?
Artoni: Per esempio è aumentato significativamente il numero di imprenditori che redigono un bilancio sociale.
Vita: E la sua azienda lo fa?
Artoni: Non ancora, ma abbiamo avviato le procedure. E comunque volevo aggiungere un?altra cosa.
Vita: Prego…
Artoni: Durante l?anno c?è stata una forte ?emersione dal sommerso?, tanti colleghi che prima, pur realizzando iniziative sociali di indubbia meritorietà, le tenevano quasi nascoste, oggi, invece, hanno capito l?importanza che assume comunicarle.
Vita: Non trova, però, che ci sia anche un po? di ?effetto moda?, che dirsi socialmente responsabili oggi sia trendy?
Artoni: Può darsi, ma se anche fosse, la cosa non potrebbe che far bene alla causa. A volte anche le mode servono per accrescere diffusamente un certo tipo di sensibilità.
Vita: Una delle sessioni dei lavori di quest?anno di Santa Margherita è stata organizzata insieme a San Patrignano e dedicata interamente al non profit. Qual è il ruolo che attribuisce al Terzo settore nel passaggio dal welfare state alla welfare society?
Artoni: Il non profit è stato, in proposito, il motore principale per l?avvio del cambiamento, ha svolto un ruolo da protagonista, riuscendo a mettere in evidenza aspetti della vita socio-economica a lungo sottovalutati.
Vita: Quindi i margini di collaborazione tra profit e non profit sono destinati a crescere?
Artoni: Assolutamente sì. Qui la ?moda? non c?entra nulla, qui si va radicando un comune sentire che nel giro di pochi anni diventerà il modo di vivere e di concepire lo sviluppo non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.