Famiglia

L’azienda non vede rosa

Arrivano ai posti di comando solo dopo una lunga gavetta e diverse esperienze. La maggioranza di loro dirige l’impresa di famiglia e si dice soddisfatta del lavoro. Ma non hanno vita facile....

di M. E. Virga

Donna e impresa: un binomio impossibile? A dar retta alle cifre, sembrerebbe proprio di sì. Eppure, la presenza delle donne nel mondo dell?imprenditoria rappresenta uno dei processi che più ha segnato la società italiana degli ultimi due decenni. Una recente ricerca del Censis, commissionata dal gruppo ?Donne e Sviluppo? del Cnel (Consiglio Nazionale dell?Economia e del Lavoro) ha individuato l?identikit della donna imprenditrice. L?età media è intorno ai 30 anni, con due o tre figli (80%) e inizia a lavorare da giovane; l?approdo all?imprenditoria fa seguito a una solida esperienza di lavoro a tempo indeterminato e l?azienda che gestisce non è stata creata da lei (60%), ma si tratta per il 90% dei casi di aziende di famiglia. Il settore di lavoro in cui si è formata è lo stesso in cui in seguito è diventata imprenditrice; è molto soddisfatta del lavoro e, strano a dirsi, lo ritiene compatibile con la sua vita privata (33%). Questo a grandi linee è l?identikit della ?donna imprenditrice?. Scendendo però nel particolare dell?analisi, si scopre che la categoria delle imprenditrici non è un insieme omogeneo, ma comprende gruppi di donne molte diverse: la componente più consistente è certamente quella delle ?pioniere? (34,3%) cioè quelle che hanno iniziato il lavoro molto giovani. Il secondo gruppo individuabile comprende donne con oltre 50 anni, che sono diventate imprenditrici molto tardi, dopo varie esperienze di lavoro; altre si sono ?riconvertite? da un lavoro subordinato a uno autonomo, di solito per la necessità di occuparsi dell?azienda di famiglia. Il lavoro di imprenditrice, invece, come scelta di vita (e quindi come primo impiego) riguarda solo il 19,4% dei casi. Imprenditrici, dunque, si diventa e non si nasce. Ma quali sono i problemi reali con cui l?attuale tessuto imprenditoriale femminile si deve confrontare? Il primo fra tutti è la rigidità del sistema normativo fiscale, ma anche la scarsa possibilità di formazione e di aggiornamento. Le imprenditrici lamentano anche la mancanza di informazione su strumenti e metodi per accedere alle attività imprenditoriali e una scarsa visibilità delle loro imprese, che appaiono sempre poco credibili verso il mondo esterno. L?ultimo problema in ordine d?importanza, secondo la ricerca, è la difficoltà di accesso al credito. In generale si riscontra un alto tasso di mortalità di queste aziende, che risultano a volte essere molto fragili e carenti di una vera e propria cultura d?impresa. Esistono dunque politiche di incentivazione per questa nuova imprenditorialità? Da parte del ministro delle Pari Opportunità, per il vero, qualcosa è stato fatto: sono state create, infatti, un?apposita commissione di studio e un Osservatorio, in collaborazione con la società Ig (Imprenditorialità giovanile). L?Osservatorio, tra l?altro, rientra nel quadro delle iniziative assunte dal governo italiano per dare attuazione al ?Programma di azione? sottoscritto dai governi partecipanti alla IV Conferenza mondiale dell?Onu sulle donne che si è tenuta a Pechino nel settembre ?95. Per la prima volta, inoltre, è stata creata una campagna promozionale a livello multimediale sulla legge 215, che riguarda proprio i finanziamenti alle imprese ?al femminile?. Per quanto riguarda proprio la legge 215, inoltre, siamo già arrivati all?uscita del III bando di concorso. Sono oltre 6 mila le domande presentate lo scorso anno. Due regioni si sono particolarmente distinte per maggior numero di progetti: L?Emilia Romagna e la Puglia. Tra tutte le domande valide (circa 2.300), però, finora solo 518 progetti sono stati finanziati. A giorni sarà pubblicata una circolare del ministero dell?Industria sulla Gazzetta Ufficiale, una sorta di miniguida per evitare il più possibile errori nella compilazione delle domande. Sono stati proprio questi, infatti, che hanno portato all?esclusione addirittura del 60% dei progetti nel primo bando. Tra 6 mesi (1 gennaio 1999), infine, scatterà il nuovo regolamento per la 215. C?è ancora una chance, dunque, per la creatività di tutte le donne che hanno voglia di lanciarsi nel mondo dell?impresa. Domande e risposte Domande presentate (I e II bando)      6.218 Domande ammesse (al I bando)      2.679 Domande finanziate      518 Contributi concessi      43,6 miliardi Nuovi posti di lavoro creati      3.388 Nuove imprese giovanili gestite da donne     35%


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