Salute

L’attore, l’handicap e la lezione di Testori

Andrea Soffianti, uno degli interpreti preferiti da Testori, oggi mette in scena alcune pièce con malati psichici e disabili fisici. di Miriam D'Ambrosio

di Redazione

Il teatro, come ogni altra espressione artistica, è un grande atto d?amore». Esordisce così Andrea Soffiantini, quarantottenne attore di professione che assecondò la sua attrazione per il palcoscenico dai tempi del liceo, quando con un pugno di amici di Forlì mise su una piccola compagnia amatoriale, ?Il Teatro dell?Arca?. Compagine di autodidatti che incontrò un giorno un drammaturgo di fama: Giovanni Testori. «Ci trovammo davanti un maestro da ascoltare, da interrogare, che ci insegnò la potenza della parola teatrale. Diversamente da altri intellettuali, per lui il rapporto con la scrittura (e con l?arte in generale) era un autentico rapporto d?amore. Nell?81 mettemmo in scena il dramma ?Factum est?, scritto da lui. Dopo quell?interpretazione decisi di fare l?attore per il resto dei miei giorni». Oggi il ?Teatro dell?Arca? di Forlì si è fuso con altre due compagnie: l?Aster di Firenze e la Sala Fontana di Milano, dando vita ad Elsinor. Cinque anni fa per Soffiantini il teatro è diventato ancor più ?atto d?amore?. «Iniziai a lavorare a Sant?Arcangelo con i giovani ospiti di un centro residenziale per malati psichici. La difficoltà maggiore era distoglierli da sigarette e caffè e canalizzare la loro energia dispersa su una parola, una frase. Ad esempio, nel Caligola di Camus (che ho messo in scena con loro), l?imperatore dice: ?Io voglio la luna?. Su tale battuta si riusciva a orientare un?azione o un?intera scena. A volte tornavo a casa senza aver raccolto niente, ma anche lo smarrimento era produttivo. Per loro è facile imitare, allora una frase veniva detta prima da una coppia, poi da un?altra e un?altra ancora. Le battute non erano mai più lunghe di una riga e non era mai scritto il personaggio a cui appartenevano. Solo un trattino le introduceva, mai un nome perché li avrebbe confusi troppo. Mai dire ai ragazzi durante le prove ?tu sei questo, lui è quest?altro?. Io passavo loro un foglio con battute scritte, in modo che riuscissero a creare un luogo dove far vivere le parole». Da un paio d?anni Soffiantini ha coinvolto nell?esperienza teatrale il Centro socio educativo per disabili fisici ?Alecrim?di Maranello (Modena) e proprio all?Auditorium Ferrari della cittadina ha messo in scena il 6, 7 e 8 giugno di quest?anno lo spettacolo Supereroi, il mondo ha ancora bisogno di loro? I testi sono stati scritti dagli operatori del centro diurno e sistemati da Andrea che cura la regia. «La trama è molto divertente », racconta, «tutti i supereroi, ormai appesantiti dagli anni e dall?inattività, sono depressi, emarginati, e in cerca di lavoro. Il pericolo però è sempre in agguato. Infatti, il malvagio Perfectus decide di clonare Batman, Superman e l?Uomo ragno e ci riesce. I cloni, rappresentati da alcuni ragazzi palestrati di Maranello, saranno comunque sconfitti dai veri eroi (dell?Alecrim), con qualche chilo in più e qualche riflesso in meno, ma vincenti, capaci di infrangere un muro (presente in scena) più fragile di quello che credevano. Gli eroi sono più umani di quel che si pensa, con le loro quotidiane sconfitte e paure. Questo è il messaggio dei nostri ragazzi agli studenti delle medie e delle elementari che sono venuti a vederli». Il teatro come terapia funziona. I ragazzi vanno in scena con i loro handicap fisici, indifesi, ma senza doversi nascondere. La maschera, la finzione del gioco scenico li libera dalla paura. Possono restare se stessi perché diventano altro da sé. «L?attore deve provare vergogna e ansia entrando in scena: ecco, alle persone malate viene risparmiata una parte di questa vergogna», aggiunge Soffiantini, «anche il loro essere fuori ritmo diventa azione teatrale. Uno dei ragazzi non riesce a muovere la mano e c?è una scena in cui deve allungare il braccio e stendere il palmo. Per lui fare un gesto simile è la felicità. Impiega un tempo teatrale assurdo,ma è un tempo carico di significato». E nell?agenda di Soffiantini un?altra pièce speciale: una riduzione de La tempesta da mettere in scena con i ragazzi del Centro di igiene mentale di Palmanova (Udine). di Miriam D?Ambrosio


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA