Non profit

L’attacco alle fondazioni? E’ solo mala sussidiarietà

L'intervento di Livia Turco sull'attacco alle Fondazioni

di Livia Turco

C?è un aspetto che è stato sottovalutato nel dibattito sull?emendamento del governo sulle fondazioni bancarie: la concezione della sussidiarietà e il welfare che ne deriva. Quella proposta è la sussidiarietà in cui lo Stato rinuncia alla sua funzione di promuovere la giustizia sociale e la delega, gradualmente, ai soggetti del non profit. Una concezione che disegna in prospettiva uno Stato molto, molto leggero per quanto concerne le responsabilità che assume nei confronti dei cittadini. L?emendamento elenca i ?settori di attività ammesse?, alcuni allusivamente misteriosi (si veda ?famiglia o valori connessi? o ?religione e sviluppo spirituale?). Inoltre, vincola la libertà di scelta a soli tre nell?arco di un triennio. È un?indicazione che può apparire utile per le piccole fondazioni con un patrimonio limitato e con un ambito territoriale di riferimento molto ristretto. Ma perché impedire a una fondazione che può permetterselo di agire in più campi e su un territorio più vasto? La risposta adeguata a questa domanda si trova nell?articolo 1 bis dell?emendamento, dove si dice che il ministro dell?Economia terrà conto dell?ammontare delle risorse erogate dalle fondazioni nei vari settori per ?rideterminare i fondi stanziati? in Finanziaria per le politiche sociali e per i beni e le attività culturali (e in prospettiva per la scuola e la ricerca scientifica). Ancora più esplicita è la relazione di accompagnamento dell?emendamento. «L?emendamento del governo può determinare effetti positivi anche ai fini della finanza pubblica. (?)Si potrà registrare un consistente incremento di disponibilità cui potrà far fronte un parziale ridimensionamento degli stanziamenti previsti per le stesse finalità a carico del bilancio dello Stato». Come si vede, le risorse delle fondazioni serviranno a sostituire quelle pubbliche stanziate a favore delle politiche sociali. Si tenga conto che già oggi le fondazioni agiscono in supplenza dei fondi pubblici gravemente mancanti. Se lo Stato si ritira ulteriormente la qualità degli interventi sociali non potrà che peggiorare. E tanto più dove, soprattutto nel Sud, il bisogno è grande, le risorse pubbliche scarse, ma anche le fondazioni non sono ancora presenti. Anche perché lo stesso emendamento vincola l?azione delle fondazioni al proprio ambito territoriale specifico. In conclusione, ha ragione Guzzetti, presidente dell?Acri che in un?intervista sul Corriere della sera afferma: «Sarebbe stato meglio presentare un emendamento composto da un solo articolo: ?I patrimoni delle fondazioni verranno utilizzati a fini della spesa pubblica?». Ciò che è in gioco è l?autonomia, la natura privata delle fondazioni e il loro divenire uno strumento sostitutivo della spesa pubblica statale.


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