Formazione

L’anno nero è nerissimo per i fondi etici

Tutti stanno sotto i rispettivi benchmark. E anche gli obbligazionari annaspano. Ma qualche caso d’eccellenza non manca...

di Ida Cappiello

Nonostante i rimbalzi degli ultimi giorni, il momento attuale per i mercati finanziari resta segnato da una grande incertezza, non solo economica ma anche politica. Gli anni dell?exploit della finanza etica sono stati anche gli anni neri dei mercati, gli anni degli scandali aziendali e della nuova corsa agli armamenti. Poteva essere, forse, l?occasione per il risparmio sostenibile in Italia di spiccare il volo verso quote di mercato meno risibili delle attuali (circa l?1%), ma questo non è ancora successo, nonostante le numerose novità italiane ed estere lanciate nel corso dell?ultimo anno.
La raccolta negativa dei fondi comuni d?investimento ha fatto soffrire i prodotti socially responsible in media come tutti gli altri. Inoltre, la corsa ai fondi obbligazionari a breve termine, cosiddetti di liquidità, penalizza ulteriormente l?approccio etico, poco compatibile con questo genere di prodotti finanziari, molto standardizzati e miranti solo a proteggere il capitale dal rischio. Da dove ripartire allora? «Secondo me è vero che la finanza etica può aiutare i risparmiatori a riconquistare la fiducia compromessa da una crisi troppo lunga», esordisce Fabrizio Carenini, responsabile commerciale di Aletti Gestielle (gruppo Banco Popolare di Verona/Novara), «proponendo modelli di gestione d?impresa responsabili e trasparenti sui quali scommettere in vista di un recupero. Ma è ancora presto per aspettarsi grandi successi, perché le banche distributrici di tali prodotti finanziari non sono abbastanza impegnate a informare adeguatamente le reti per proporli con forza ai risparmiatori». «In Gestielle», prosegue, «stiamo cercando in vari modi di colmare questa lacuna: ad esempio abbiamo realizzato un prospetto informativo distinto per i nostri tre nuovi fondi attivi da settembre, e dedichiamo ore ore di presentazione del nuovo sistema etico al personale dedicato alla consulenza nelle filiali. Inoltre la nostra offerta è diversificata, in modo da consentire a chi lo desidera di investire eticamente tutti i propri risparmi».

Obbligazionari kaput
La promozione dell?etica deve andare di pari passo con l?eccellenza gestionale per essere efficace. Oggi che la gamma prodotti è diventata sufficientemente ampia per consentire anche all?investitore responsabile di scegliere, il criterio è la capacità dei gestori, come in tutto il mercato, valutabile attraverso gli indici di performance. Sembra un?ovvietà, ma si tratta di un aspetto a lungo sottovalutato, forse per un retaggio culturale che vede la finanza etica come un soggetto ?diverso?, che può permettersi di rendere meno: un po? come i biscotti biologici della prima ora, che sembrava avessero il dovere morale di essere legnosi e insipidi per distinguersi da quelli industriali.
Sotto questo profilo, non si può dire che i gestori di fondi etici abbiano dato prove entusiasmanti. Un esempio: nella categoria obbligazionari, molto richiesta a seguito della crisi borsistica, numerosi fondi socially responsible hanno fatto peggio del benchmark. Il fondo leader italiano, SanPaolo-Imi obbligazionario etico, ha reso in un anno il 5,7% contro il 7,3 del benchmark, mentre l?obbligazionario estero ha addirittura il segno meno contro un benchmark positivo.

Una gestione cara
Il gestore del fondo, Andrea de Nardis, ammette la performance non brillante, ma spiega: «Scontiamo un livello di commissioni di gestione più alto della media, perché il processo di valutazione etica richiede risorse e consulenze. Inoltre, il fondo ha investito in una banca brasiliana di sviluppo, la Bnd, che ha pesantemente risentito delle note vicende del Brasile». Ci sono però nuovi strumenti in vista: «Stiamo lavorando a un nuovo benchmark etico tutto nostro», anticipa De Nardis, «insieme ai nostri partner, E-capital e Kld. Aumenteremo l?impegno finanziario in organismi di sviluppo e nelle imprese, affinando gli strumenti di selezione etica».

Ecco le eccellenze
I casi di eccellenza gestionale non mancano, anche nel risparmio sostenibile: E&F è andato a cercarli. Cominciamo con il fondo obbligazionario Roma Caput Mundi di Bipielle Fondicri (gruppo Banca Popolare di Lodi), che ha reso in un anno quasi il 50% in più dell?indice di riferimento. «Abbiamo raggiunto buoni risultati grazie a una politica di asset allocation molto equilibrata» spiega il direttore commerciale di Bipielle, Fabio Costa, «concentrata al 90% su obbligazioni a durata breve-media, con il restante 10% investito in azioni. In questo modo abbiamo difeso il capitale senza privarci del tutto dei benefici legati a rialzi borsistici». Per promuovere le sottoscrizioni,da gennaio 2003 cambierà il sistema di devoluzione a favore dell?associazione Roma Caput Mundi, che prevede attualmente il versamento di una commissione d?ingresso fissa di 250 euro. «Questa somma, che rappresenta per il risparmiatore un costo aggiuntivo rispetto ad altri fondi della stessa categoria, diventerà facoltativa, per renderlo più appetibile. A vantaggio dell?associazione andrà invece una percentuale delle commissioni di gestioni annue, garantendole così un flusso continuo di risorse».

Azionari, chi si salva
Nell?azionario si è distinto il fondo Ducato Ambiente di Mps Asset Management, per la capacità di contenere le perdite. Punto di forza della gestione è la selezione attiva dei titoli, come sottolinea il responsabile Federico Trabucco: «Siamo in due in azienda a dedicarci a Ducato Ambiente, e per la maggior parte del nostro tempo seguiamo i titoli in portafoglio e a cercarne di nuovi. Il nostro benchmark non è etico, dunque siamo di fatto obbligati a una gestione molto attiva. Per il futuro punteremo a selezionare con maggior rigore le aziende non solo in base all?etica, ma sulla qualità del prodotto e le prospettive di sviluppo».
Tra gli operatori esteri arrivati nel 2002 è da segnalare Banque Cortal (di Bnp-Paribas), attiva in Italia dalla fine di giugno. Le due linee di gestione patrimoniale in fondi etici, Finanza responsabile e Summit della solidarietà, hanno reso finora lo 0,93% e lo 0,17% a fronte di benchmark ampiamente sotto lo zero. «Soprattutto nell?azionario, la gestione attiva paga», afferma il responsabile gestioni patrimoniali di Banque Cortal, Davide Bulgarelli. «Siamo andati a caccia di novità, anche con investimenti di breve termine, cosiddetti speculativi. Non credo sia in conflitto con l?etica, anche perché noi devolviamo al non profit la metà delle commissioni di incentivo (un premio alle performance migliori del benchmark, ndr), per cui vale la pena di essere un po? più aggressivi. Oggi c?è troppo appiattimento nella gestione, troppa ripetitività».

Professionalità cercasi
A questo punto sorge una domanda: mancano forse professionalità adeguate?
La ristrettezza del mercato socially responsible certamente non incentiva l?impiego di professionalità al top, visto che le risorse destinate alle sgr dai gruppi bancari di controllo sono già scarse. «Siamo ancora lontani da una massa critica sufficiente, ad esempio, a finanziare sgr interamente dedicate al segmento etico, che darebbero impulso al mercato» dice Giovanni di Corato, responsabile dello sviluppo strategico e del settore immobiliare di Nextra sgr (gruppo IntesaBci), che si appresta a lanciare il suo primo prodotto etico.
«Noi stessi non lo facciamo nonostante le grandi dimensioni del gruppo, perché riteniamo che il vero salto si farà solo con gli investitori istituzionali» continua Di Corato. «Il prodotto con il quale esordiremo tra pochi giorni, un Etf (fondi quotati in Borsa, da poco usciti anche in Italia, ndr) sarà rivolto soprattutto a una clientela istituzionale, anche se aperto anche ai privati. Io personalmente considero l?investimento in azioni il più adatto alle scelte etiche, anche come forma di partecipazione attiva allo sviluppo della corporate responsibility».

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