Non profit

L’amara pedagogia della repressione a punti

Una riflessione di Franco Bomprezzi sulla nuova riforma del codice della strada.

di Franco Bomprezzi

Passata la fase dello stupore, fioccano le statistiche sull?improvvisa prudenza degli italiani alla guida, con un occhio al tachimetro, le mani rigorosamente sul volante, la testa sgombra da alcol e altre stranezze, il torace fasciato dalla cintura di sicurezza, i bambini protetti, sul loro seggiolino collocato nei sedili posteriori. A questo risultato hanno contribuito equamente le nuove norme sulla patente a punti, una maggior incisività delle pattuglie di vigili urbani, polizia stradale e carabinieri, ma soprattutto uno spiegamento mai visto dei media: giornali, radio e televisioni, pubbliche e private, nazionali e locali. Fantastico. Allora ho pensato: se tutto questo è vero ed è pure efficace (almeno nel breve periodo), che fine sta facendo la mia teoria sulla cultura positiva dei diritti per le persone con disabilità, che sarebbe preferibile a una bieca applicazione delle sanzioni (poche) previste dalle leggi vigenti? Ho dunque sbagliato quando ho ripetutamente sostenuto che le norme sulle barriere architettoniche, quelle sul lavoro, sull?integrazione scolastica, non si devono ?imporre? ma è preferibile ?incentivare? le coscienze individuali e collettive? Ebbene sì, temo di aver sbagliato. Non in linea di principio. Ma qui e oggi. In questo Paese di furbi e ipocriti: sì, forse è il momento di riproporre la dura legge delle multe, delle condanne esemplari. Le cronache minute di paesi e di città, da Sud a Nord, sono piene di piccoli e grandi soprusi, di inadempienze mascherate da mancanza di risorse economiche (ridicola copertura di sprechi in altri settori). Perché non provare ad applicare la ?patente a punti? per sindaci, assessori, presidenti di Regioni, sottosegretari e ministri? Perché non avere un?authority vera dei diritti delle persone con disabilità, dotata di poteri eccezionali, assolutamente bipartisan? Un anno di multe, di sanzioni, di tutela rigorosa dell?applicazione delle leggi. E chi perde tutti i punti per amministrare e governare potrà ricominciare solo dopo un corso di recupero (a pagamento) gestito dalle associazioni delle persone disabili. Già, non è una brutta idea…


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