Salute

L’Aids nel sacco. Una sfida alle multinazionali.

Sudafrica. La fantastica impresa di Zachie Achmat. che con Medici Senza Frontiere è volato in Brasile, per tornare con le valigie piene di farmaci antiretrovirali

di Carlotta Jesi

Bagaglio a mano, passaporto e una sacca in più a testa. Per i ricordi di viaggio. Cape Town, Sudafrica, 20 gennaio 2002: all?imbarco dei voli per il Brasile, Zachie Achmat, Matthew Damane, Joyce Pekane e Nomandla Yaho sembrano turisti qualunque. Ma la sacca in più che tengono ripiegata in valigia non è per i souvenir: da Brasilia e da Rio de Janeiro, mete del loro viaggio, sperano di tornare carichi di farmaci generici anti Hiv. Di Zidovudina, Amivudina e Nevirapina, i farmaci antiretrovirali che in Brasile costano 1,55 dollari al giorno e in Sudafrica 3,19 dollari. Un risparmio minimo, 1,54 dollari, che non sembra giustificare un viaggio di migliaia di chilometri e il rischio di finire in tribunale per aver importato in Sudafrica medicine protette da patente. Per capire Zachie, Matthew, Joyce e Nomandla, bisogna moltiplicare il risparmio di 1,54 dollari per 5 milioni, i malati di Aids sudafricani. E quindi paragonare la cifra ottenuta, 7 milioni e 750 mila dollari, a quella stanziata dal governo sudafricano per comprare i farmaci anti Hiv: zero. Il presidente Thabo Mbeki a quei farmaci non ci crede. Contro ogni evidenza, dichiara di non essere neppure sicuro che sia l?Aids a portarsi via uno dopo l?altro i sudafricani. Per Zachie Achmat, il 38enne portavoce della Treatment action campaign sull?accesso ai farmaci nei Paesi poveri, per Matthew e Nomandla, che come lui sono sieropositivi, e per la sindacalista Joyce che li accompagna, quello in Brasile è un viaggio della speranza. Finito bene: il 28 gennaio, i quattro sono tornati a Cape Town con le sacche piene di medicine. Acquistate da Medici senza frontiere che ha pagato anche le spese di viaggio e ha già distribuito gli antiretrovirali a 50 sieropositivi nella clinica che gestisce a Khayelitsh, periferia di Cape Town. Tra loro, anche Matthew e Nomandla, che ha un figlio di un anno, pure lui malato. Zachie i farmaci non li prende: «Almeno fino a quando non potranno permetterseli tutti gli altri malati del Sudafrica», spiega a Vita appena rientrato dal viaggio. Dall?altro capo del telefono, la sua voce giunge dolce, calda e lontana. La malattia, la linea?.. Vita: Come stai, Zachie? Zachie Achmat: Da sieropositivo, alti e bassi. Per fortuna non mi ammalo spesso, ma sono fiducioso che presto avremo i farmaci per tutti. Vita: È stato difficile trasportare gli antiretrovirali dal Brasile al Sudafrica? Achmat: No, li abbiamo messi nelle borse e trasportati insieme ai nostri bagagli. Vita: Avete avuto problemi alla dogana? Temevi di essere fermato? Achmat: Il trasporto dei farmaci era legale: prima di partire, abbiamo chiesto e ottenuto un permesso al South Africa medicine control council che autorizzava Medici senza frontiere a importare e usare le medicine. Abbiamo aperto le borse e dichiarato tutto in dogana. La mia paura, fino all?ultimo, è stata piuttosto che qualcuno ci rubasse le medicine. Che ce le sequestrasse, le desse ad altri. Insomma, che alla fine non riuscissimo a portarle a casa. L?unica cosa illegale che abbiamo fatto, è stata introdurre nel Paese dei farmaci coperti da patente: della GlaxoSmithKline per la Zidovudina e l?Amivudina e della Boehringer Ingelheim per la Nevirapina. Vita: Che ora potrebbero portarvi in tribunale?. Achmat: Sì, abbiamo violato la legge sulle patenti. Ma io mi rifaccio a una legge più importante, la nostra Costituzione, che protegge il diritto alla vita e alla dignità. Vita:Come hanno reagito le case farmaceutiche? Achmat: Per il momento non ci hanno citato in tribunale, ma sono convinto che stiano facendo pressione sul governo perché allontani Medici senza frontiere, Oxfam e le altre organizzazioni che ci appoggiano dal Paese. Vita: Come è nata l?idea di questo viaggio? Achmat: Non è la prima volta che volo in un altro Paese per portare in Sudafrica le medici ne: due anni fa sono andato in Thailandia a fare scorte di Biozolo, un farmaco generico anti Hiv che ho comprato a un prezzo 89 volte inferiore a quello africano. Ma questa volta è stato diverso: oltre a me, c?erano due persone con l?Aids che vivono prendendo i farmaci, e Joyce Pekane, presidente di Cosatu, il più grande sindacato del Sudafrica. E poi c?era Medici senza frontiere, che due anni fa è riuscita a fare un patto con il nostro governo: gestire tre cliniche appena fuori Capetown e dimostrare se i farmaci antiretrovirali sono davvero una soluzione per frenare l?Aids. Da maggio 2001, a Khayelitsh, le somministrano a 85 persone. Di cui 50 vivono delle medicine importate dal Brasile. Vita: Il Brasile, già. Cosa hai provato a entrare in un Paese dove i sieropositivi vengono curati gratuitamente dallo Stato che non ha avuto paura di sfidare le case farmaceutiche? Achmat: Caldo, era troppo umido (ride). A parte questo, mi ha impressionato come il governo brasiliano abbia investito sulla lotta all?Aids pur avendo molti malati in meno di noi: 600mila contro 5 milioni. Eppure non si è risparmiato: producendo farmaci generici e facendo prevenzione, dal 1997 al 2000 ha ridotto i decessi per Aids del 50% e anche risparmiato 677 milioni di dollari in ricoveri ospedalieri. Ho incontrato diversi esponenti del governo, sono stati molto disponibili. Vita: Cosa pensano della posizione del presidente Mbeki? Achmat: Ho fatto la stessa domanda, mi hanno risposto alzando gli occhi al cielo. È dal 2000 che offrono al Sudafrica il loro aiuto senza ottenere risposta. Eppure è la loro ricetta che il nostro governo dovrebbe importare: farmaci generici più prevenzione. Vita: Da chi hai comprato i farmaci, e a che cifra? Achmat: Non li ho acquistati io, il governo brasiliano non vuole esportare i farmaci generici. Li ha comprati Medici senza frontiere Brasile e li ha donati a Medici senza frontiere Sudafrica. A fornirli è stata la FarManghuinos, azienda farmaceutica dello Stato che produce la maggior parte dei generici del Paese e che investirà nella ricerca per nuovi farmaci anti Aids e per altre malattie del sonno, il denaro guadagnato. I prezzi sono quelli applicati in Brasile: 0,96 dollari per la versione generica Zidovudina e l?Amivudina, 0,59 dollari per quella della Nevirapina. Vita: Pensi che l?importazione di questi farmaci dal Brasile e dagli altri Paesi in via di sviluppo che li producono, sia la soluzione per fermare l?Aids in Sudafrica? Achmat: Assolutamente no: questa è una campagna di sensibilizzazione, non una soluzione. Serve a far capire che anche i sieropositivi sudafricani potrebbero essere curati se il governo lo volesse. Ma non vuole. Gli strumenti li avrebbe. Vita: Quali sono? Achmat: L?anno scorso, al processo di Pretoria, la Corte ha stabilire che il governo può importare e produrre farmaci generici in caso di emergenza nazionale. Basta che faccia ricorso alle ?compulsory licence?: delle licenze che obbligano le aziende farmaceutiche detentrici dei brevetti sui farmaci a farli produrre anche da altre organizzazioni o aziende creando concorrenza. Lo stesso vale per l?importazione dall?estero: senza licenza obbligatoria, non possiamo acquistare e portare in Sudafrica copie generiche dei farmaci protetti da patente. Vita: La GlaxcoSmithKline ha recentemente rilasciato all?azienda farmaceutica Aspen Pharmacare la licenza per produrre la Zidovudina e l?Amiduvina, non ti basta? Achmat: No, perché è comunque una licenza in esclusiva, non c?è concorrenza. Vita: Mentre tu tornavi in Sudafrica, la società civile di tutto il mondo volava in Brasile per il Forum di Porto Alegre dove si discute anche di brevetti. Qual è la tua posizione al riguardo? Achmat: Non sono contro i brevetti e la proprietà intellettuale, credo però che di essi non si debba abusare. E che la patente su un farmaco salvavita non debba essere trattata come quella su una macchina. Vita: Per la conferenza stampa, hai scelto una data particolare: il 29 gennaio, giorno della prima riunione operativa del Fondo globale per la lotta all?Aids, la malaria e la tubercolesi. Cosa ti aspetti dal Fondo? Achmat: Per il momento mi sembra che noi acquistiamo i farmaci e loro trattano con le aziende farmaceutiche. Vedremo. Vita: Quando prenderai i farmaci? Achmat: Quando gli altri 5 milioni di sudafricani potranno farlo. Chi è Zachie Età: 38 anni Segni particolari: sieropositivo, non prende i farmaci anti Hiv finché tutti i sudafricani malati di Aids non avranno accesso alle cure Professione: regista, ma soprattutto attivista. La sua carriera di difensore dei diritti dei deboli inizia a 14 anni quando, durante la rivolta di Soweto del 1976, cerca di dar fuoco alla sua scuola per sostenere il diritto all?educazione dei neri. Quando l?apartheid finisce, è la volta dell?Aids. Che ha scoperto di avere in corpo qualche anno fa Imprese: è volato in Thailandia per comprare il Biozole, un farmaco anti Hiv che in Sudafrica costa 89 volte in più Cos’è il Tac Nome: Treatment action campaign Data di nascita: 1 dicembre 1998, il giorno dei diritti umani Obiettivi: scopo della campagna è fare prevenzione e informazione sull?Hiv trasformando la salute in un diritto anche in Sudafrica Strumenti: i suoi volontari, di cui molti sieropositivi, oltre ai volantini di informazione fanno lobby presso il governo sudafricano perché distribuisca i farmaci ai malati Imprese: due grandi vittorie legali ottenute nell?ultimo anno: contro le 39 aziende farmaceutiche e contro il governo che non distribuiva la Nevirapina Contatto: http://www.tac.org.za


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA