Mondo

L’Africa in uno scaffale, però nessuno la vuole

Da cinque anni si cerca una struttura che possa ospitare una biblioteca dedicata alla cultura ed alle letterature africane.

di Selena Delfino

Baye Ndiaye, senegalese, è direttore del Centro di orientamento studi africani (Cosa). Da cinque anni Baye cerca una struttura che possa ospitare il suo progetto: una biblioteca dedicata interamente alle culture e alle letterature africane.
Per dirla tutta, un?ubicazione provvisoria c?è, ed è costituita dagli scaffali della biblioteca del Centro culturale francese di Milano. Il progetto, dunque, è da tempo ampiamente strutturato, ma per assumere davvero vita propria avrebbe bisogno di uno spazio apposito.
«Il Centro può ospitare solo 600 dei nostri volumi», spiega Ndiaye. «Si tratta di opere di narrativa, di saggistica, favole e pubblicazioni per bambini. Da qualche mese abbiamo aperto una seconda sede presso la biblioteca di Crescenzago, nella periferia di Milano, ma l?obiettivo sarebbe quello di poter camminare sulle nostre gambe anche dal punto di vista strutturale».
Purtroppo parlare di Africa, nel nostro Paese, sembra essere ancora difficile. «Abbiamo serie difficoltà a ottenere gli spazi. Forse perché il nostro è un argomento che viene ancora considerato ?di nicchia?», continua Ndiaye, «relegato agli studiosi del settore, agli antropologi e spesso associato solo a eventi negativi come la fame e la guerra. Ma l?Africa è anche letteratura, cinema, arte. è cultura».
E per rendersene conto, le occasioni non mancano. Uno dei modi, ma non l?unico, è quello di visitarla questa biblioteca, che è ancora piccola, ma, c?è da giurarlo, crescerà…

Info:
Centro Orientamento Studi Africani

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