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L’8 per mille che frana

A a chi è andata la quota dell’8 per mille gestita dallo Stato, pari a poco meno di 12 milioni di euro? Il contributo più sostanzioso è finito a Cerzeto, un micro comune del Cosentino

di Chiara Brusini

A a chi è andata la quota dell?8 per mille gestita dallo Stato, pari a poco meno di 12 milioni di euro? Il contributo più sostanzioso è finito a Cerzeto, un micro comune del Cosentino, appena 1.467 anime, a cui sono stati recapitati 2,5 milioni di euro (il 21% del totale) per la messa in sicurezza della popolazione dopo la frana del marzo 2005. Il finanziamento rientra negli Interventi stra-ordinari per calamità naturali, una delle quattro categorie previste dalla legge. Le altre sono: Interventi straordinari per fame nel mondo, Assistenza ai rifugiati e Conservazione dei beni culturali. Questi ultimi sono risultati i più meritevoli agli occhi della Presidenza del Consiglio che, in mancanza di criteri oggettivi a parte quello di un?equa distribuzione sul territorio, gode di totale discrezionalità nella scelta dei progetti da finanziare.

Al restauro di chiese, seminari, parrocchie, monasteri e biblioteche sono andati infatti quasi 8 milioni relativi a 50 progetti sui 58 prescelti. In questo settore il ministero della Cultura ha ottenuto la tranche più sostanziosa: 810mila euro per la musealizzazione dell?Abbazia della SS. Trinità di Cava de? Tirreni. Di interventi straordinari per fame nel mondo ne sono stati finanziati tre, per un totale di 470mila euro: il Centro orientamento educativo di Barzio (LC) ne ha ottenuti 150mila a favore di un polo altrinutrizionale in Congo, mentre 230mila euro se li è aggiudicati la Fondazione Sant?Egidio per combattere la malnutrizione infantile in Mozambico. L?Organismo sardo di volontariato internazionale ne ha ricevuti 90mila per sostenere gli orfani dell?Hiv in Kenya. Tre anche gli interventi di assistenza ai rifugiati, per i quali sono stati assegnati 490.967 euro al ministero dell?Interno, 80mila al Comune di Grottammare e 50mila all?onlus San Rocco di Ravenna, che gestisce una mensa da 30 pasti al giorno e un dormitorio per 16 persone a cui accedono ?anche? extracomunitari.

Le iniziative che hanno ricevuto un finanziamento sono state scelte tra 1.512 per cui era stata presentata domanda (un centinaio erano inammissibili perché pervenute oltre il termine del 15 marzo o presentate da soggetti privi dei necessari requisiti). Quelle non accolte erano «in parte meritevoli di interesse», recita il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, ma sono state sacrificate «vista la drastica riduzione delle risorse». Nel 2005, in effetti, la quota statale destinata a finalità sociali ha toccato il minimo storico: 11,8 milioni di euro. Solo tre anni fa la cifra era di 101.458.441 euro, quasi dieci volte tanto.

La Finanziaria 2003 ha stabilito per i successivi tre bilanci che 80 milioni di euro della quota statale venissero destinati ogni anno al finanziamento delle missioni internazionali (già in precedenza somme ingenti erano state stornate con decreti legge per le missioni in Kosovo, Macedonia, Albania). A conti fatti quel che rimane sul piatto ammonta a meno del 20% del totale che i cittadini hanno scelto di devolvere allo Stato «per scopi di interesse sociale e di carattere umanitario».

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