Formazione

L’uomo di ferro

Un viaggio nella zona meno turistica di cuba alla ricerca dell’uomo più vecchio del mondo.

di Redazione

Dice un vecchio detto cubano che «Cuba è L?Avana, tutto il resto è campagna». In una di queste aree verdi, nella zona orientale , a 650 chilometri dalla capitale, c?è la piccola provincia di Las Tunas che, per la sua collocazione geografica, non merita menzione nelle guide turistiche. Ma io, da buon cooperante, vado a visitare Sempremat Semprè, alias Timab, più noto come Juan Mulato Haitì. Un uomo dalla pelle mulatta e dai capelli crespi bianchi, quasi cieco e un po? sordo. Un vecchietto vivace e sorridente che fuma pipa e sigari e adora il pesce con le patate. La sua storia è quella di tanti uomini e donne che abitano il Terzo mondo, ma ha una particolarità: è l?uomo più vecchio del mondo, essendo nato il 12 agosto del 1885. Ma nessuno lo sa. Di lui non s?è accorto neppure il Guinness dei primati che sotto la voce ?Oldest Man Living? riporta un giapponese di 112 anni, Yukichi Chuganji. Il Mulato emigrò sull?isola nel 1924, quando lasciò moglie e figlio ad Haiti per cercar fortuna a Cuba. Allora non esisteva il Partito comunista, e presidente di Cuba era Gerardo Machado. Un trasloco a 101 anni Una vita travagliata, quella del Mulato, passata a tagliare la canna da zucchero a Camaguey, poi a raccogliere caffè, grano e ortaggi sulla Sierra Maestra, dove restò sino al 1986 quando, a101 anni, si trasferì a Bartle dove si sistemò in una casa, che per un incidente bruciò nel ?91, distruggendogli documenti e suppellettili. Da allora il Mulato vive in una baracca con pareti in lamiera, pavimento di terra, soffitto di sabbia e foglie di palma. È dura arrivare a casa sua: prima bisogna percorrere una strada asfaltata piena di buche, poi un sentiero che definire scosceso è poco. Il nostro fuoristrada fa fatica a inerpicarsi per avvallamenti che sembrano crateri; poi, lasciata l?auto, attraversiamo un campo di patate e finalmente arriviamo alla capanna. Ad accoglierci ci sono Jesus, il nipote del Mulato (78 anni…); Nelson, il proprietario del terreno dove sorge la baracca e Odalys, un?assistente sociale che si occupa degli ?haitiani?. Le condizioni igieniche sono spaventose: non c?è bagno né elettricità, l?acqua arriva da un misero pozzo, la cucina è un improvvisato barbecue all?aperto. Vivono come in campeggio per 365 giorni l?anno, portando sempre i soliti poveri vestiti, facendosi bastare la chequera (la pensione) e i viveri che gli spettano attraverso la libreta, il sistema di razionamento alimentare che distribuisce cibo in parti uguali agli 11 milioni di cubani. Parlare col Mulato è divertente, ma bisogna farsi aiutare da Jesus, che traduce dal dialetto haitiano allo spagnolo. Lui e Mulato sono inseparabili: quando il primo tarda a rincasare o non risponde alle sue chiamate, Mulato si dispera. Come quando, alcuni mesi fa, Jesus fu ricoverato per una settimana all?ospedale di Las Tunas. Odalys non sapeva più che scusa inventare per nascondergli quell?imbarazzante assenza. E il Mulato piangeva come se Jesus lo avesse abbandonato. Quell?errore sui documenti Canticchia, il Mulato, canzoni della zafra (la raccolta della canna da zucchero) per intrattenere gli ospiti, poi mi sfida a braccio di ferro, mi batte con la sua straordinaria forza, e sorride come un bimbo dopo una marachella. Sui suoi documenti, rifatti dopo l?incendio, si legge una data di nascita sbagliata: 12 agosto 1889. Nelson e Jesus s?arrabbiano ricordando quell?errore, colpa d?una distratta funzionaria del Comune: 117 sono i suoi anni, e me lo ripetono quasi a volermi far ricordare che, al momento della sua nascita, l?Italia era fresca d?unificazione. Gli domando cosa ricorda della Rivoluzione cubana ma è confuso. Non ricorda più molte cose. Mi chiede da dove vengo: Italia, gli rispondo, e lui, incredulo, mi dice: «Ma è lontana». Quando gli chiedi il segreto della longevità ti risponde: mangiare bene, fumare la pipa, vivere nella natura e avere tante fidanzate. Il problema di Mulato e di suo nipote è un?abitazione decente. Parlare con le autorità sollevando il problema è stato inutile. I cubani mal sopportano le ingerenze degli stranieri. E così speriamo che, anche solo da questo umile articolo su un grande personaggio, qualche lettore si possa interessare alla storia del Mulato Haitì. Così incredibile, eppure così vera. Michele Novaga


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA